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Dichiarazione di Massimo CALEARO CIMAN

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PT già IR) 


 

Lavoro gratis per lo Stato: «Sì, ma solo dopo la crisi» - INTERVISTA [Link all'interno. Dichiarazione di Tomat, Confindustria]

  • (28 dicembre 2008) - fonte: Il Gazzettino - Ario Gervasutti - inserita il 28 dicembre 2008 da 31

    Raccolgo la proposta di Tomat: «Ottima idea, ma oggi poche imprese potrebbero aderire»

    Vicenza - A volte per capire molte cose basta un caffè con un amico che vive da anni in una regione lontana come la Sicilia. Per capire ad esempio che c’è sempre qualcuno che se la passa peggio. Massimo Calearo quel caffè l’ha bevuto nella sua Vicenza pochi giorni fa in compagnia di un collega imprenditore che opera da tempo nel Sud: «Gli ho chiesto come stanno vivendo la crisi economica da quelle parti, e lui mi ha dato una risposta molto pragmatica. "In Sicilia ci sono cento problemi, la crisi economica è il centounesimo"». Calearo, parlamentare del Pd ed ex presidente di Finmeccanica e di Confindustria Vicenza, vuole essere altrettanto pragmatico nel commentare la proposta-provocazione lanciata la vigilia di Natale da Andrea Tomat in un’intervista al Gazzettino: «Altro che settimana corta - aveva detto il presidente della Fondazione Nord Est e futuro leader di Confindustria veneto - questo è semmai il momento di lavorare di più, e magari di regalare qualche giorno al Paese per risanare il debito pubblico».
    Calearo raccoglie la provocazione ma, pragmaticamente, la rinvia a tempi migliori: «È sicuramente una proposta da prendere in considerazione ma temo che possa e debba essere attuata solo quando la crisi avrà superato la sua fase più acuta, e ci sarà la ripresa».
    Quindi non ritiene che sia una proposta irrealizzabile?
    «Tomat è una persona che conosco e che stimo moltissimo, e mi auguro con tutto il cuore che la sua provocazione possa realizzarsi. Perché vorrebbe dire che i mercati hanno ripreso a funzionare. È giusto che da imprenditore in questo momento veda il bicchiere mezzo pieno; ma la situazione reale dice che la crisi c’è, e che soprattutto le piccole e medie imprese non hanno lavoro perché non hanno ordini. Se non ci sono ordini, cosa si produce a fare?».
    Il governatore del Veneto Giancarlo Galan ha dato alla proposta di Tomat un significato "etico", che prescinde dal suo valore economico: un rilancio proprio per "sfidare" la crisi.
    «Lavorare di più e dare quella parte allo Stato per sanare i suoi, i nostri, debiti è sicuramente etico; ma in un momento così difficile, con un 2009 che si annuncia molto nero e un rapido aumento del numero di lavoratori che andranno in cassa integrazione, le imprese che vanno bene e che potrebbero aderire a una simile proposta sono poche. La maggioranza va male, e per queste vanno cercate altre soluzioni».
    Come la "settimana corta"?
    «La proposta del ministro Sacconi dimostra che finalmente tutti, anche nel Governo, si sono resi conto che la crisi è globale: dobbiamo essere più vicini a chi è in difficoltà, ai terzisti, a chi perde il lavoro. La proposta di "lavorare meno ma lavorare tutti" ha un senso di fronte a una crisi profonda, a patto però che sia transitoria e concordata situazione per situazione».
    Quindi, adesso la "settimana corta" e quando ci sarà la ripresa "lavorare di più"?
    «La settimana corta è una cura palliativa in una situazione di crisi che ha molte analogie con quella devastante del 1929. All’epoca durò cinque anni, stavolta la velocità dei cambiamenti farà sì che duri al massimo un anno o due. Rafforzerà i più forti e indebolirà i più deboli, e la politica deve fungere da punto di equilibrio per evitare disparità. Poi, quando si potrà ricominciare a parlare di competitività è ovvio che dovremo puntare sulla produttività e quindi diventerà di attualità la proposta di Tomat. Ma ripeto, finché non ci sono gli ordini, c’è poco da competere: dobbiamo difenderci, cercando soprattutto di evitare che si inaspriscano gli animi e che non si ripetano qui situazioni preoccupanti come quelle che abbiamo visto accadere in Grecia».
    Anche lei, come Tomat e un mese fa Riello, teme che l’acuirsi della crisi possa determinare tensioni sociali pericolose?
    «È un dato di fatto. Così come è evidente che chi nel Nordest subirà gli effetti della crisi non potrà più accettare situazioni come quelle di Alitalia o sprechi nelle amministrazioni pubbliche.
    Queste sono terre solidali, fortemente impegnate nel volontariato: siamo vicini agli ultimi, la pace sociale creata in questi anni anche con gli immigrati è stata resa possibile dalla forte presenza del lavoro. Ma se viene a mancare si può acuire un malessere in particolare nelle fasce più deboli e negli immigrati».
    Le reazioni di molti lettori alla proposta di Tomat denunciano una sfiducia totale nello Stato.
    «È una la reazione comprensibile di una società che ha paura. Proprio in questi giorni sto leggendo un libro sulla vita di Kennedy, e condivido ciò che ha detto Galan riportando le parole del presidente americano: "Non chiederti ciò che il tuo Paese può fare per te, ma ciò che tu puoi fare per il tuo Paese". Dobbiamo ritornare a ciò che avevamo una volta, il senso civico dello Stato. Stiamo vivendo in un clima di caccia alle streghe, e si riflette nella critica al sistema.
    È evidente che ci sono distorsioni, ma è sbagliato fare di tutta l’erba un fascio. Perciò, ricominciamo dai fondamentali: ad esempio, chi paga le tasse sia considerato un cittadino di serie A invece che uno stupido. Questa parte del Paese è fatta di gente onesta che è stanca di fare la figura dello stupido.
    È necessario un colpo di reni, una botta di orgoglio per dimostrare quanto siamo bravi e onesti: oggi vince l’esempio più che la critica, e in questo senso noi abbiamo tante carte da giocare».
    Ma tra i commenti ce n’è anche per voi imprenditori: quando l’economia tirava avete delocalizzato per guadagnare ancora di più, e adesso chiedete sacrifici comuni.
    «Ricordo che la delocalizzazione ha avuto inizio negli anni in cui non si trovava manodopera. Ma è anche vero che la delocalizzazione intesa come semplice ricerca di operai a costo più basso non ha avuto senso; infatti ben presto le aziende sono andate all’estero solo per aprire basi produttive destinate a nuovi mercati.
    Anche in questo caso, dobbiamo ritornare ai fondamentali, all’impresa, alla produzione: è finito il tempo in cui ci si vergognava di dire "faccio il metalmeccanico", è il momento dell’orgoglio».
    Non crede che la ripresa debba anche passare attraverso la fine della speculazione sui prezzi al consumo? La gente non compra perché non ce la fa, non perché non ha voglia.
    «È palese che il passaggio all’euro ha scatenato una speculazione molto superiore ai dati dell’inflazione ufficiale. La mia azienda ha un ufficio a Parigi, e ho rappresentanze in Spagna e Slovacchia: i nostri ingegneri hanno registrato in Francia un aumento dovuto al passaggio dal franco all’euro del 5-6%, in Spagna del 15-18%, in Slovacchia si prevedono aumenti del 6%. In Italia è stato del 100%.
    Altrove si sono preparati al cambio rendendo obbligatoria l’esposizione per un anno dei prezzi con la doppia valuta: sarebbero bastate cose semplici, di buon senso».
    Sarà possibile tornare indietro, o rimediare?
    «In alcuni Paesi come l’Inghilterra i prezzi al dettaglio sono crollati. Lo scorso 8 dicembre sono andato a Londra, e ho acquistato lo stesso modello di scarpe che due anni fa in quello stesso negozio avevo pagato 300 sterline: stavolta erano in vendita a 160 sterline, con uno sconto ulteriore del 50%. Ho speso 80 sterline. Era pieno di italiani. Se vogliamo rilanciare i consumi anche qui, è chiaro da dove cominciare...».

    Fonte: Il Gazzettino - Ario Gervasutti | vai alla pagina
    Argomenti: nord est, economia, lavoro, tasse, europa, veneto, confindustria, PMI, prezzi, galan, globalizzazione, produttività, imprenditori, Inghilterra, crisi economica, delocalizzazione, settimana corta lavorativa | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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Commenti (1)

  • Inserito il 28 dicembre 2008 da 861
    Oltre ad avere un salario da fame che si aggira sui 1000 euro per 10 ore di lavoro al giorno, ci propongono pure di lavorare gratis, per garantire gli stipendi ad una classe dirigente corrotta e servile. Servono soldi? Cominciate a pagare le tasse, tutte e non in parte. In questi giorni la Guardia di Finanza di Vicenza, tanto cara al Sig.Calearo , tira le somme. 101, dico cento-uno EVASORI TOTALI. Ecco queste sono le cose che gridano vendetta! Magari tra le persone che ci chiedono di lavorare gratis ci sono anche questi.!! I troppi brindisi di questi giorni fanno male a qualcuno.

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