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Dichiarazione di Luciano VIOLANTE


 

«Basta coi sindaci fai da te, Veltroni si faccia sentire» - INTERVISTA

  • (07 gennaio 2009) - fonte: La Stampa - Federico Geremicca - inserita il 07 gennaio 2009 da 31

    Certo, Napoli è una realtà difficile da gestire, ma non è impossibile farlo. Le sindacature di Bassolino furono straordinarie. Poi c’è stata una degenerazione complessiva... Il problema è che fare oggi, perchè i cittadini capiscono che degli errori si possono commettere: quello che non capiscono è perchè non li correggi e non cambi». E per Luciano Violante, non c’è dubbio, a Napoli si sia cambiato troppo poco. E così, preso atto delle dimissioni di Nicolais e riconosciuto ai sindaci il diritto alla più ampia autonomia, l’ex presidente della Camera chiede uguale libertà per i partiti. Per il Pd, in questo caso.
    Che dovrebbe dire a chiare lettere di non esser d’accordo con le ultime mosse del sindaco Iervolino?
    «Ci arriviamo. Prima vorrei dire che, al di là delle differenze tra la Sardegna, la città di Pescara e una metropoli come Napoli, il terzo commissariamento di vertici locali del Pd in poche settimane rivela un problema sul quale occorre interrogarsi: intendo il tipo di forma partito che si è dato il Pd».
    Qual è l’obiezione?
    «L’impressione è che il governo-ombra ci stia privando di un forte strumento di raccordo tra centro e periferia. Il tradizionale responsabile di dipartimento - che si occupasse di lavori pubblici, piuttosto che di appalti o di sanità - era una figura fondamentale in questo senso. Se c’era un problema, dalle città facevano riferimento a lui: e il centro era informato di quel che accadeva e a sua volta dava indicazioni. Oggi, invece, ci sono i ministri-ombra, eccellenti personalità politiche. Ma che fa un ministro ombra? Parlamentarizza l’azione del partito, svolgendo il suo ruolo in rapporto con il governo. Questo, oltre a rischiare di intralciare l’attività dei gruppi, priva il Pd di un essenziale veicolo di informazione su quel che accade in periferia e di conseguente direzione politica».
    Un meccanismo inceppato, insomma...
    «In più, senza raccordo, crescono forme di separatismo. E la cosa peggiore è quando qualcuno intende questo come parte di uno scambio: io ti dò il consenso e tu mi lasci fare quel che voglio».
    E’ per questo che il Pd a Napoli non è riuscito a imporre l’azzeramento della giunta?
    «Non è che a un governatore puoi dire “tu fai questo” e a un sindaco “tu fai quell’altro”. Puoi provare politicamente a convincerli, come appunto nel caso in questione, che occorrono soluzioni che abbiano il segno di un profondo cambiamento».
    A Napoli non è accaduto.
    «Io ritenevo giusto l’azzeramento, il cambio radicale della giunta. Quella mi pareva una via».
    Però non è andata così, e Nicolais si è dimesso. Che deve fare in questi casi il Pd? Può solo abbozzare?
    «Per niente. Il Pd può dire: “Non sono d’accordo. Il sindaco ha fatto questa scelta, la rispetto ma non sono d’accordo».
    E’ quel che ha fatto Nicolais, in verità...
    «Sì, ma credo che anche da Roma debba venire un segno di non condivisione. Non parlo dei nuovi assessori, tutti stimabili: parlo di come si innesca davvero un’altra marcia, dandosi tempi e obiettivi certi, ed evitando il semplice galleggiamento».
    A che segno pensa?
    «Oggi a Roma si riunisce il coordinamento del Pd. Valuteranno loro, ma credo occorrerebbe una posizione che, ferma restando la libertà dei sindaci di agire in autonomia, affermi reciprocamente che anche il Partito è libero di dire come la pensa. Altrimenti finisce che chi non è libero di agire è proprio il Pd».
    E come dovrebbe manifestarsi questo disaccordo? Con un voto contrario alla giunta da parte dei consiglieri comunali del Pd?
    «Prima c’è bisogno che il Pd faccia capire chiaramente che la scelta non è condivisa. Poi decideranno i consiglieri comunali che fare, confrontandosi localmente con il partito, perchè non è che da Roma si danno ordini. Ma se il vertice del Pd non è d’accordo con la decisione presa, ritiene i cambi insufficienti e crede che vadano indicati metodi e obiettivi totalmente nuovi, deve dirlo con chiarezza. Così il cittadino può pensare “hanno fatto errori, ma li stanno correggendo”. Non è possibile che i sindaci siano autonomi del partito e il partito non lo sia dai sindaci...».
    E poi?
    «E poi se il Pd napoletano è d’accordo su questo, ne trarranno le conclusioni i consiglieri comunali».
    Un’ultima domanda, presidente: anche queste vicende - secondo molti - dimostrerebbero l’attuale debolezza del Pd. Condivide?
    «Questo è evidente. Ma ricordo come era messa la Cdl dopo la sconfitta del ‘96... Noi di sconfitte ne abbiamo subite due: alle politiche e poi quella, inattesa, di Roma. La crisi, insomma, ci può stare. Quel che ora serve è uno scatto di reni significativo. I milioni di cittadini che votarono alle primarie per Veltroni hanno diritto ad un Pd che, superate le sconfitte, riprendenda la corsa. Non è il momento di piccoli cabotaggi. E se pensiamo di uscirne con una toppa qua e un commissario là, mi pare difficile riuscire a farcela...».

    Fonte: La Stampa - Federico Geremicca | vai alla pagina
    Argomenti: bassolino, napoli, veltroni, giunta comunale, pd, governo ombra, sindaci | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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Commenti (1)

  • Inserito il 07 gennaio 2009 da 31
    Si è spezzata la corda...

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