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Dichiarazione di Luciano VIOLANTE


 

Sulla crisi Pdl e Pd parlino il linguaggio della responsabilità

  • (08 gennaio 2009) - fonte: Il Riformista - Luciano Violante - inserita il 08 gennaio 2009 da 31

    Il Capo dello Stato ci ha invitato a fare della crisi l’occasione per cambiare in meglio il nostro Paese. Non è stato e non deve essere considerato un invito retorico. Una classe dirigente oculata non aspetta, rannicchiata sotto il tavolo, che la crisi sia passata, ma la usa per preparare il Paese alla ripresa, quando, dopo la crisi, tutti vorranno approfittare dei nuovi venti favorevoli. L’Italia tra l’altro ha una sua spiccata attitudine a dare il meglio di sé in periodi di emergenza. Quando abbiamo l’acqua alla gola, ci rimbocchiamo le maniche e superiamo gli ostacoli più temibili. È accaduto per la Ricostruzione dopo la sfacelo della Seconda guerra mondiale. È accaduto per la lotta al terrorismo e per la lotta contro la mafia dopo le stragi del 1992. E’ accaduto per il risanamento del bilancio pubblico e l’ingresso nell’euro, sorto la guida di Carlo Azeglio Ciampi e molte altre volte.

    Così può essere anche questa volta, ma a una condizione: che, come le altre volte, i partiti maggiori e le altre classi dirigenti sappiano parlare il linguaggio della responsabilità nazionale. Il prolungarsi dell’uggioso dibattito sulla opportunità del dialogo tra maggioranza e opposizione, come si trattasse di due diversi e lontani Paesi, è la prova che questo senso di responsabilità fatica a farsi avanti. Tuttavia bisogna insistere. Gli altri Paesi non stanno perdendo tempo. Ferme le distinzioni sulle politiche ordinarie, trovano il modo di costruire azioni comuni tra le maggiori forze politiche per reggere la crisi ed essere preparati al dopo.

    Avraham Burg, già presidente della Knesset, dell’Agenzia ebraica e del Movimento sionista mondiale. ha scritto un libro. "Sconfiggere Hitler", di critica dolorosa e ferma alla politica del suo Paese. Sarebbe particolarmente importante che, specie in questi giorni, lo leggessimo tutti, non necessariamente per condividerlo parola per parola, ma almeno per avere un punto di vista diverso sulla questione israeliana. In una delle prime pagine del libro, Burg racconta di una visita con il figlio allo zoo di Berlino. Guardano lo spazio delle scimmie e notano che tutte saltano con energia da un ramo all’altro. Una zampa stretta a un ramo e l’altra protesa verso un ramo diverso. Mollano il ramo basso e si proiettano verso quello più in alto. Sempre più su. Tutte meno una che resta ferma in un angolo. Il custode spiega ai due visitatori che quella scimmia è ferma perché ha paura di mollare il ramo, «Se tiene un ramo con tutte e due le mani, non è in grado di muoversi. È il suo destino», conclude saggiamente il custode.

    Burg riflette sul proprio Paese; io credo che molte volte il nostro somiglia a quella scimmia, che ha paura di rischiare e sta ferma mentre gli altri vanno avanti.

    Tre studiosi italiani, Angelo Maria Petroni, Luigi Fiorentino e Alberto Vannucci, elaborando i dati del rapporto Doing Business (World Bank, 2008) hanno ricavato un quadro preoccupante della ossificazione del nostro sistema pubblico.

    Guardando all’ammontare complessivo della media delle procedure per avviare un’impresa, ottenere una licenza, risolvere una controversia su un contratto, registrare una proprietà, l’Italia è sest’ultima tra i trentuno paesi Ocse. Se si guarda al tempo medio in giorni per completare una procedura (nei quattro casi considerati) l’Italia si colloca all’ultimo posto, con ampio distacco, tra i paesi dell’Ocse. Il tempo medio di ciascuna procedura è quattro volte superiore a quello dei paesi più virtuosi (Finlandia, Corea e Stati Uniti).

    La relazione sulla semplificazione e sul riassetto normativo presentata dal governo in Parlamento nel dicembre 2007 ci ha informato che nel periodo compreso tra il 1997 e il 2006 in Italia sono state approvate più leggi rispetto agli altri princi- pali Paesi europei, il triplo della Gran Bretagna e della Spagna, più del doppio della Francia.

    Se poi si considera che secondo i dati di Transparency International siamo considerati tra i paesi con il più alto livello di corruzione al mondo, è evidente che questa selva di regole e di procedure penalizza i cittadini per bene e favorisce i mascalzoni.

    La parabola scimmia dello zoo di Berlino dovrebbe indurci a fare un uso virtuoso della crisi tagliando i legami che ci impediscono di correre. È vero che la crisi potrebbe aprire una nuova stagione protezionistica; ma a quel punto dovremmo scegliere tra la consegna di altri poteri di vigilanza a occhiuti consoli della Repubblica e la costruzione di un percorso riformatore per la competitività futura.

    Fonte: Il Riformista - Luciano Violante | vai alla pagina

    Argomenti: corruzione, partiti, crisi, dirigenti, responsabilità | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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