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Fini. Attacco al Governo sulla fiducia. «Vieta ai deputati di pronunciarsi»
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(14 gennaio 2009) - fonte: Corriere della Sera - Paola Di Caro - inserita il 14 gennaio 2009 da 31
Lo sfogo del presidente della Camera: quanno ce vò ce vò. Scelta indispensabile? Sì ma per problemi interni al Pdl
Sta in una frase che magari voleva essere conciliante, quella del ministro Elio Vito che in Aula giustifica la richiesta di fiducia sul disegno di legge anticrisi come «un omaggio alla centralità del Parlamento», la miccia che innesca la durissima protesta di Gianfranco Fini, l`applauso e il plauso dell`opposizione al presidente della Camera, l`arrabbiatura di forzisti e leghisti, e soprattutto l`ennesimo scontro tra il leader di An e Silvio Berlusconi, suggello ad un rapporto che si fa ogni giorno più difficile.Succede infatti che Fini, che già nei giorni scorsi aveva fatto sapere ai suoi interlocutori nella maggioranza che era meglio non abusare della fiducia su provvedimenti delicati, dopo le parole di Vito sbotti con evidente fastidio: «Negli anni scandisce in Aula - ho ascoltato molteplici ragioni per giustificare la fiducia, ma è la prima volta che sento che essa venga posta in onore del lavoro della commissione e, così, in omaggio alla centralità del Parlamento».
Perché non c`è alcun omaggio se si impedisce «ai deputati di pronunciarsi in Aula su un testo».Parole durissime, ancora di censura al governo per l`abuso della fiducia, che fanno esultare il Pd, che sono «ineccepibili» per il leader udc Casini, e che lo stesso Fini più tardi commenterà con un «quanno ce vò, ce vò...», anche se a Tremonti incontrato alla buvette ha voluto spiegare che «non c`è nulla di personale contro di te».
Ma il «quanno ce vò» lo sostiene in pratica anche Berlusconi, che interpellato sul tema è lapidario: «Abbiamo giudicato che la fiducia fosse indispensabile», e che si tappa la bocca per non parlare quando gli chiedono se a spingere Fini sia stato il suo ruolo istituzionale.
Insomma, nel centrodestra più che lo sconcerto prevale l`irritazione.Ma da Fini, tutto arriva tranne una marcia indietro: anzi, la replica ufficiosa è che sì, la fiducia è «certamente indispensabile», ma «per problemi connessi al dibattito interno nella maggioranza», perché il presidente della Camera ha colto tutte le preoccupazioni di parecchi parlamentari per lo «sbilanciamento» del dl a favore del Nord e a detrimento del Sud, rilievo che al ministro dell`Economia sarebbe stato mosso anche da Gianni Letta.
Lo scontro è tale da non potersi giustificare solo con il fastidio per parole di Vito (che chiude l`incidente considerando «normale» che il presidente della Camera si lamenti del ricorso alla fiducia). E infatti, se da una parte raccontano dell`arrabbiatura di Berlusconi per «le mosse veramente incomprensibili di Fini, ma perché creare problemi alla maggioranza adesso che la sinistra è messa così male...», dall`altra spiegano che Fini - che da tempo non ha contatti col premier - non condivide una certa gestione della maggioranza da parte di Berlusconi, con il ruolo predominante della Lega, le decisioni sempre più in autonomia di Tremonti, e la forma che sta prendendo il Pdl.
Si perché in An il malumore per una presenza che si fa sempre più sbiadita è palpabile, e Fini sente la necessità di riprendere a svolgere un ruolo politico, come dimostra anche l`uscita dura sulla tassa sui permessi di soggiorno, che un ministro suo fedelissimo come Andrea Ronchi non voterà ritenendo che «della questione di debba occupare il Consiglio dei ministri...».
Mosse che dall`entourage di Fini smentiscono abbiano a che fare con ipotetiche scalate al Quirinale o alla successione a Berlusconi, ma che scuotono il centrodestra: Fini esercita «un ruolo politico» dice il pri Nucara - il premier dovrebbe convocare «una riunione di maggioranza dove vengono chiariti i rispettivi ruoli istituzionali».
Fonte: Corriere della Sera - Paola Di Caro | vai alla pagina » Segnala errori / abusi