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Dichiarazione di Ignazio LA RUSSA

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI)  -  Ministro  Difesa (Partito: PdL) 


 

«Rischiamo di fare la fine del Pd»

  • (15 gennaio 2009) - fonte: La Stampa - Amedeo La Mattina - inserita il 15 gennaio 2009 da 31

    Malgrado tutto quello che gli succede attorno, Silvio Berlusconi vuol far vedere che è di buon umore. Ieri invece ha dovuto registrare un’altra giornata di tensione che si è conclusa con il suo appello a 72 deputati sudisti che gli hanno scritto per protestare contro le continue penalizzazioni subite dalle Regioni meridionali. «Già ho le preoccupazioni della Lega - ha spiegato ad alcuni di loro nella sala del governo a Montecitorio - che cerca di intestarsi ogni vittoria per conquistare i nostri voti. Poi ci sono i problemi per la nascita del Pdl e si sta complicando tutto. Per favore, non vi ci mettete pure voi...».
    Dopo il voto di fiducia al decreto anti-crisi, il premier però sfoggia un sorriso dei suoi. Fibrillazioni nella maggioranza? Macché, «tra noi abbiamo riso e scherzato su tutto. D’altronde, scusatemi,vedendo le condizioni in cui si trova l’opposizione non dovremmo essere allegri?».

    Sono allegri tutti, anche Tremonti e Bossi alla buvette si fanno un po’ di risate: il leader della Lega, che ha appena incontrato il premier, annuncia che la liberalizzazione delle rotte per Malpensa è cosa fatta e portata a casa. Pazienza se l’Alitalia ha fatto l’accordo con Air-France. «Dobbiamo arrenderci all’evidenza», dice Bossi. Ma intanto scatena la guerriglia dei suoi sindaci per sforare il patto di stabilità. Un calcio negli stinchi al sindaco di Roma Alemanno che ha appena ottenuto in esclusiva nazionale questa possibilità. Bossi si permette anche di invadere il campo alleato e dire che la fusione del Pdl non funziona.

    «Si impicci dei suoi affari e della sua base», replica Ignazio La Russa, che chiede a Bossi «un po’ di decenza e di non esagerare nella competizione». Ecco, mentre Berlusconi dice di essere allegro, i dirigenti di An seduti nei divanetti di Montecitorio hanno i musi lunghi. «Tutti - precisa La Russa - devono abituarsi al fatto che Fini è anche il leader di An e che ogni offesa a Fini è un’offesa ad An». Il problema di An è la concorrenza del Carroccio e la nascita del Pdl “modello predellino” dentro il quale rischia di essere inghiottito. Berlusconi convoca il congresso del Pdl per il 27 marzo e La Russa si affretta a dire che la data non è stata ancora decisa. Non c’è un accordo sulle regole, sul potere di decisione interna, sulla selezione della classe dirigente. A evidenziare il clima di tensione l’assenza anche di una sola stretta di mano tra Fini e Berlusconi alla Camera, dove era arrivato per votare la fiducia.

    Infatti il premier infastidito ha confidato ai dirigenti di Fi convocati a Palazzo Grazioli che questi «continui scontri» danneggiano l’immagine del governo: «Il nostro vero capitale non è solo il lavoro che stiamo facendo, ma anche l’unità che riusciamo a esprimere. E invece questi signori stanno ancora a ragionare sul bilancino delle regole». «E’ evidente - dicono gli uomini di Fini - che qui si scontrano due modi di vedere». La Russa è stizzito. Spiega che il modello di Fi ha funzionato, ma anche quello di An ha avuto successo. «Allora nessuno deve pretendere di portare l’altro al proprio capolinea. Bisogna rendersi conto che nel Pdl ci sono due presidenti, non un solo uomo al comando. Dobbiamo incontrarci in un punto intermedio, altrimenti non è detto che questo congresso si faccia. E’ meglio che queste cose vengano chiarite, che i due presidenti si parlino prima di fare un partito insieme.

    Se rimangono gli equivoci, facciamo la fine del Pd». E invece Fini e Berlusconi non si parlano, nemmeno in questi giorni di caos: l’ultima volta si sono sentiti a Natale, per farsi gli auguri. E’ Gianni Letta l’”ufficiale di collegamento”, ma una schiarita non c’è stata nella telefonata di ieri. Il premier dice che sarebbe da «pazzi» non fare il congresso e dissimula la sua rabbia: «Fini svolge bene il ruolo istituzionale. Bravo, chapeau». Ma Berlusconi non ha affatto gradito che il presidente della Camera sia salito al Quirinale, su invito di Napolitano, e abbia ricevuto dal capo dello Stato l’apprezzamento sincero per come si è comportato sulla fiducia. La presidenza di Montecitorio rimanda al discorso che Napolitano ha fatto alle alte cariche dello Stato (Berlusconi era assente per mal di schiena) in difesa delle prerogative del Parlamento: definì la decretazione d’urgenza «un punto dolente». «Le dichiarazioni Berlusconi, insieme a quelle di apprezzamento dell’opposizione - ha concluso ieri Fini - mi incoraggiano a proseguire su questa strada».

    Fonte: La Stampa - Amedeo La Mattina | vai alla pagina

    Argomenti: centrodestra, an, fini, fiducia governo berlusconi IV, presidente della Camera, decreto salvacrisi, crisi politica | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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