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Dichiarazione di Valter VELTRONI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

«Troppi scontri interni, basta demolire il Pd» - INTERVISTA

  • (17 gennaio 2009) - fonte: Il Gazzettino - Roberto Papetti - inserita il 18 gennaio 2009 da 861

    «Follia tornare a Ds e Margherita». E sul Veneto: «Allibito dalla violenza dell'attacco della Lega a Galan»

    «L'idea di tornare a Ds e Margherita è semplicemente pazzesca. Noi in questi anni abbiamo costruito una grande forza riformista che è giunta ad avere il 34% dei voti e che se la smettesse di essere demolita ogni giorno dalle dichiarazioni di una parte dei suoi gruppi dirigenti sarebbe ancora al 34%. Interrompere questo cammino per ricominciare da capo è pura follia».
    È un Walter Veltroni determinato quello che sbarca a Venezia, per una serie di incontri. Una missione a Nordest che è anche l'occasione per un ampio giro d'orizzonte con il Gazzettino sui temi della politica. Nazionale e locale.

    Lei ha visto Cacciari a pranzo. Vuol convincerlo a ricandidarsi alla guida di Venezia?
    «No, lo vedo perchè è una persona a cui mi lega un antico rapporto di stima e di affeftto. E' un uomo libero, colto e intelligente tre cose che tutte insieme non sono facili da trovare. A me piacciono anche le sue bizzosità. Certo lui, per formazione culturale, ha la tendenza a vedere sempre il bicchiere mezzo vuoto, ma è una di quelle persone che ha fatto bene alla politica. Naturalmente fosse per me sarei contento se si ricandidasse, ma è una scelta che deve fare lui, in base a quello che si sente».
    Ma se non si ricandidasse c'è spazio per lui nel Pd?
    «Assolutamente. La sua vita politica non può concludersi con l'esperienza di sindaco di Venezia. Ha detto che vuole usare gli ultimi anni di lucidità per fare il professore e studiare. Credo si possa fare l'una e l'altra cosa e, nel contempo, continuare a dare una mano al Pd. Per parte mia, se non continuerà a fare il sindaco, gli chiederò di impegnarsi a livello nazionale per il Pd».
    Parliamo di alleanze. I rapporti in Veneto tra Lega e Pdl sono molto tesi. In caso di rottura, il Pd sarebbe disponibile a valutare alleanze regionali diverse? Per esempio un accordo con Galan in funzione anti-Lega?
    «No, non siamo interessati a queste forme di moderno trasformismo. Noi siamo interessati agli elettori, a quegli elettori che come noi ieri sono rimasti allibiti nell'ascoltare la violenza dell'attacco della Lega a Galan. Un attacco non solo politico ma anche personale. Mi chiedo, dopo un fatto del genere, come si possa il giorno dopo stare seduti allo stesso tavolo di governo a livello nazionale e anche regionale. In realtà stanno venendo a galla una serie di problemi con i quali la Lega innanzitutto deve fare i conti».
    A cosa si riferisce in particolare?
    «La Lega non può pensare di poter dire ai propri elettori va tutto male, ma noi continuiamo ad usare le macchine blu. Se va tutto male, se Malpensa è nelle condizioni che sappiamo, se solo a Roma e non agli altri comuni viene concesso di sforare il patto di stabilità, se sulle misure anti-crisi e su altri temi, come hanno detto gli stessi leghisti l'altro ieri in Parlamento, il governo è "lontano", beh, alla fine un elettore della Lega dirà: bene, allora rompete. Anzi, posso aggiungere una cosa?...»
    Prego.
    «Quando venni a Nordest in campagna elettorale dovevo difendermi dal fatto che Prodi e Visco avevano aumentato troppo le tasse. Ebbene, dati alla mano, il governo Berlusconi-Tremonti ha peggiorato la situazione. Proprio recentemente la Cgia di Mestre ha reso noto che quest'anno il tax freedom day, cioè il giorno in cui un cittadino finisce di lavorare per pagare il fisco, si è spostato in là di due giorni.
    Cosa vuol dire questo? Che le tasse sono cresciute ancora. E questo in un contesto di debito pubblico record e di un pil che calerà del 2%. Con Tremonti che di fronte a un dato così negativo fa spallucce e dà risposte del tutto impresentabili».
    Se la coalizione di maggioranza e il governo hanno i loro problemi, anche voi non scherzate. Un recente sondaggio vi dà sotto il 25%. Un dato da far tremare i polsi in vista delle prossime elezioni amministrative.
    «Sì, ma io rimango assolutamente ottimista perchè sono convinto che il paese sia sta accorgendo della differenza tra la realtà e le promesse elettorali e credo si stia aprendo lo spazio per una forza che non riproponga lo schema anti-Berlusconi che ha caratterizzato altre fasi del centrosinistra, ma consenta al paese di fare un'esperienza veramente riformista. Se si esclude il primo governo di centrosinistra e la prima esperienza del governo Prodi, l'Italia non ha mai conosciuto quel bagno riformista che invece tutti gli altri paesi europei, in fasi diverse, hanno vissuto».
    No allo schema anti-Berlusconi. Allora come mai siete alleati di Di Pietro?
    «Ma noi non stiamo nè con Di Pietro nè con l'Udc. Noi stiamo con il Pd...».
    Ma con Di Pietro avete fatto un'alleanza
    «Sì, ma nel momento in cui Di Pietro ha deciso di costituire un suo gruppo parlamentare, a quel punto si è costituito un sistema in cui ci sono diverse opposizioni. Di Pietro e Udc per noi stanno sullo stesso piano».
    Che futuro immagina nei rapporti fra Udc e Pd?
    «Se devo giudicare dai toni che Pierferdinando Casini usa nei confronti del governo in parlamento, direi che potrebbero preludere a un'alleanza con il centrosinistra, che io mi auguro e spero si realizzi. Devo però dire che considero una contraddizione il fatto che in tante realtà locali l'Udc sia alleata con la destra. E' un'ambiguita evidente, che Casini dovrebbe sciogliere».
    Fra cinque mesi si vota. Se il risultato elettorale non sarà all'altezza delle attese che ne sarà di Veltroni?
    «Dò una risposta divisa in due parti. Uno dei difetti del centronistra è la bulimia di leadership. Noi abbiamo mangiato sei leadership in 10 anni. Nello stesso periodo Berlusconi, che vincesse o perdesse le elezioni, è rimasto li. La mia opinione, a livello generale, è che un leadedr deve avere il tempo necessario per affermare il suo progetto. Tony Blair ha perduto delle elezioni poi ha vinto quelle successive, Mitterand ha perso due volte, Lula si è candidato tre volte prima di riuscire a vincere... Ciò detto, per quel che mi riguarda ho ragione di credere che il risultato elettorale sarà positivo. Dopodichè numeri alla mano valuteremo insieme e da parte mia ogni decisione vedrà comunque prevalere l'interesse del Pd su quello personale.
    Veltroni comunque punta ad avere una seconda chance come candidato premier?
    «Sì, fisiolologicamente l'obbiettivo è questo. Ma ciò che mi sta più a cuore è che il Pd si rafforzi. Se questo accadrà grazie al nostro lavoro sarà un bene per tutti, se non accadrà vedremo il da farsi. Il Pd è nato con 10 anni di ritardo, dovevamo già farlo nel 1996. Oggi c'è e bisogna lavorare per rafforzarlo. Rimetterlo in discussione è una follia».
    Intanto un candidato alla leadership del Pd si è già fatto avanti.
    «A chi si riferisce?»
    A Soru, ovviamente
    «No, non attribuiamo a Soru intenzioni che non ha. Soru è impegnato in una sfida di innovazione. Io lo sostengo con la massima determinazione. Soru si propone come candidato alla presidenza della Regione sarda e per questo ha tutto il sostegno del Pd e anche mio personale».
    Soru o no, il Pd ha comunque un problema di ricambio di classe dirigente. Anche il dibattito di questi giorni vede gli stessi protagonisti di sempre: Veltroni, D'Alema, Bersani, Marini... Un partito del cambiamento dovrebbe dimostrare di essere capace di cambiare almeno sè stesso.
    «Si sa che il centrosinistra ha molte personalità: ex premier, ex vicepremier, ex ministri, tante voci autorevoli...Ma a parte questo, quel che lei dice è vero: dobbiamo favorire un processo di forte innovazione. Ma soprattutto al Nord ci sono già tantissimi giovani dirigenti capaci, di primo livello. Penso ad esempio per quanto riguarda al Veneto, ad Andrea Martella, che ritengo una delle risorse del Pd per il futuro. C'è una nuova classe dirigente che bisogna far avanzare e questo sarà il tema del prossimo congresso.
    Se Martella è una risorsa, perchè non lo candidate a sindaco di Venezia?
    «Beh, abbiamo detto che vogliamo capire cosa vuol fare Cacciari...Vedremo»
    Da Venezia a Padova. Flavio Zanonato a quanto pare si presenterà candidato sindaco e anche per un posto all'Europarlamento. Le sembra un modo corretto di proporsi agli elettori?
    «Talvolta è un modo per rafforzare la candidatura, ma non c'è una regola generale. Io sono stato sindaco e europarlamentare e credo di avere fatto in modo onorevole l'una e l'altra cosa. Dipende dalle circostanze».
    Pd e questione settentrionale: proprio nulla di cui pentirvi?
    «No. Anche se su questo gli osservatori sono stati un po' disattenti, noi al Nord, anche nelle scorse elezioni, abbiamo avuto un ottimo risultato. Come peraltro in tutte le aree urbane.
    Il nostro problema è stato il Mezzogiorno e le zone più periferiche. Per questo partiremo con un altro viaggio e andremo in giro per tutte le province italiane. Ma non visiterò i capoluoghi, bensì i centri minori. I comuni sono il cuore dell'Italia.
    Noi sul federalismo abbiamo sempre avuto un attegiamento positivo, per la semplice ragione che siamo da sempre federalisti. Ma ritengo che il federalismo non sia il punto d'approdo. Il vero punto d'arrivo è avvicinare il potere ai cittadini e dunque fare leva sui comuni, sulla loro capacità di rispondere alle esigenze dei cittadini. Per ovvie ragioni non possiamo chiamarlo "comunismo", ma la strada da seguire è questa».

    Fonte: Il Gazzettino - Roberto Papetti | vai alla pagina

    Argomenti: partito democratico, di pietro, promesse, tasse, alleanze, udc, questione settentrionale, Politica locale, veneto, comune venezia mestre, Politica Nazionale, lega, Soro Antonello, dirigenti, elezioni amministrative, sondaggi | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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Commenti (2)

  • Inserito il 18 gennaio 2009 da 31
    Trovo discordante il titolo dell'intervista da quello che poi è il contenuto. Se vi sono "troppi scontri interni, basta demolire il Pd", cosa dice Veltroni? Rispetto al titolo, nulla. E tutta l'intervista mi pare una chiaccherata incongruente. Viene detta una cosa per poi essere subito smentita o lasciata nel limbo... Niente di appassionante per chi invece voleva risposte e proposte.
  • Inserito il 18 gennaio 2009 da 861
    Non un cenno alla politica estera nè al gruppo dei Radicali nelle liste del Pd. Dimenticanze dell'intervistatore o intervista pilotata?

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