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Dichiarazione di Giovanni ALEMANNO

Alla data della dichiarazione: Sindaco  Comune Roma (RM) (Partito: PdL)  - Consigliere  Consiglio Comunale Roma (RM) (Lista di elezione: PdL) 


 

«Silvio non può fare tutto da solo» - INTERVISTA

  • (20 gennaio 2009) - fonte: Libero ed. Milano - Enrico Paoli - inserita il 20 gennaio 2009 da 31

    «Al PdL un leader non basta. Sul patto di stabilità il Carroccio ha ragione»

    «Paura? No, nessuna paura. C`è soltanto la preoccupazione che nasca un soggetto politico di grandi dimensioni, quale sarà il PdL, senza regole interne e privo di meccanismi chiari per le scelta dei candidati. Dobbiamo poter scegliere i migliori, a prescindere dalla loro provenienza». A 66 giorni dalla nascita del PdL c`è chi vede in Gianni Alemanno, sindaco di Roma, il centravanti del partito guidato da Gianfranco Fini, anche se lui si definisce «un risolutore dei problemi».
    Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha detto che il premier « dialoga con gli alleati, ma esistono le grandi decisioni che un leader prende da solo». Lei è d`accordo?
    «Sì, se parliamo di eccezioni, ma non può essere la regola. Detto questo nessuno di noi, tantomeno io, mette in discussione la leadership di Berlusconi, ma occorrono regole e partecipazione per far funzionare un partito».
    Fra le regole, ci sono anche le primarie per la scelta dei candidati?
    «Diciamo che sono il mezzo migliore per selezionare i candidati, penso in particolare ai sindaci, presidenti di Provincia e Regione, rifacendosi al principio della meritocrazia. Solo così possiamo superare la logica delle quote di partito».
    Questa selezione deve avvenire all`interno o all`esterno?
    «Il PdL deve essere un partito aperto, e se i candidati migliori arrivano dalla cosiddetta società civile non è un problema. L`importante è rispettare le regole dettate dallo statuto del partito».
    Non solo gazebo dunque...
    «Vanno bene anche quelli, ma non possiamo prescindere dalle regole interne. Corriamo il rischio di creare un grande partito senza la struttura adeguata».
    All`interno di questo quadro, Gianfranco Fini che ruolo deve avere?
    «Credo che la storia sin qui scritta gli affidi di diritto il ruolo di numero due, dato che nessuno può negare. Ovviamente il leader è Berlusconi, e questo nessuno lo mette in discussione. Accanto a loro vi è anche una leadership programmatica e culturale».
    E chi è il terzo leader?
    «Giulio Tremonti, e a dirlo è la storia di questi anni».
    Eppure c`è chi va sostenendo che il ministro dell`Economia rappresenti un problema più che una risorsa...
    «La sua è una grande leadership programmatica e culturale che va rispettata. Non credo che esista un "problema Tremonti", piuttosto penso che Tremonti sconti la mancanza di un partito alle spalle, capace di gestire le mediazioni. Occorre una cassa di compensazione».
    E Alemanno?
    «Alemanno per i prossimi quattro anni è "seppellito" a Roma».
    Impegnato? «Sì, impegnato...».
    La Lega non perde occasione per attaccarla. Non si sente un bersaglio?
    «No, non mi sento minimamente attaccato. In molte occasioni, soprattutto con il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, c`è stata una grandissima collaborazione».
    Il problema allora sono i soldi?
    «L`equivoco di fondo è che si è voluto far passare l`immagine che Roma accaparrasse risorse particolari».
    Invece?
    «Invece sulla Capitale è stata fatta una operazione necessaria e ridotta all`osso. Nonostante ciò stiamo per approvare un bilancio comunale con pesantissimi tagli alle spese. A Roma non è stato regalato nulla. Senza questo intervento, dopo lo scandalo della spazzatura a Napoli, avremmo avuto il primo caso di capitale europea al dissesto finanziario».
    La Lega, alla fine, ha invitato i suoi sindaci a non rispettare il patto di stabilità.
    «Ha ragione. Questo patto va assolutamente rivisto, dato che impedisce ai Comuni di fare investimenti. Per questa ragione appoggio la battaglia della Lega, a patto che nessuno usi Roma come alibi».
    La Lega è molto forte sul territorio, e continua a guadagnare consensi....
    «Infatti noi vogliamo trasferire nel PdL la nostra esperienza di realtà territoriale. I successi ottenuti dalla Lega al nord non sono il frutto di una ideologia anti sud, ma l`effetto di un capillare lavoro sul territorio che non vogliamo regalare a nessuno».
    Ma lei che PdL sogna?
    «Io sogno un PdL con la leadership di Berlusconi e con attorno una serie di organi che permettano a questa leadership di volare alto, avendo alle spalle un corpo compatto e partecipato».
    In An molti temono che non sia così.
    «Ma no, sono convito che una volta stabilite le regole, nel giro di pochi mesi ci saremo scordati di tutte queste polemiche. Anzi ci saremo scordati di chi viene da An e chi da Forza Italia.... Mi scusi un attimo, sto votando per la cittadinanza onoraria al Dalai Lama».
    A marzo riceverà il Papa. Una bella vittoria?
    «No, direi un grande evento. Erano 11 anni che il Santo Padre non veniva in Campidoglio».

    Fonte: Libero ed. Milano - Enrico Paoli | vai alla pagina
    Argomenti: Berlusconi, pdl, roma, sindaco di Roma, regole, lega, dirigenti, patto di stabilità | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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