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Dichiarazione di Mario BARBI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

«Veltroni ha fallito, si deve dimettere» - INTERVISTA

  • (22 gennaio 2009) - fonte: Lab il Socialista - Gaetano Amatruda - inserita il 22 gennaio 2009 da 31

    L’onorevole Mario Barbi, parlamentare del Pd ed ulivista convinto, è uno che le cose non le manda a dire e che ama sfidare gli avversari politici sul piano delle idee. C’è nel suo dna la politica del confronto e delle scelte.
    Onorevole Barbi, voi ulivisti nel Pd da tempo chiedete la convocazione del Congresso. Pare che adesso su questa linea ci sia anche il senatore dalemiano Nicola Latorre.
    Nulla di nuovo però. Nicola La Torre propone, con poche differenze, quello che il gruppo dirigente del Partito Democratico con Veltroni sostiene da tempo. Il sentore propone di fare il Congresso ma dopo le europee. Il massimo organismo del partito, per rispetto ai nostri elettori e militanti, andava convocato dopo la sconfitta elettorale.
    Restate dunque voi su questa linea. Non rinunciate alla possibilità di aprire un confronto all’interno del partito?
    Non c’è dubbio che il Pd avrebbe bisogno di un confronto vero e non scontato. E’ urgente, ogni giorno che passa Veltroni ed il gruppo dirigente si mostrano sempre più inadeguati rispetto alle sfide da affrontare ed alle esigenze del Paese. Ci contestano le difficoltà per la convocazione di un congresso, si potrebbe procedere allora alla convocazione della platea dell’assemblea costituente eletta dal congresso, sarebbe un luogo adeguato per discutere e scegliere. L’assemblea non è stai mai convocata per discutere di Politica. Ci sono delle ferite e degli errori che ci lasciano sconsolati. C’è un atto grave da sanare. L’assemblea Costituente convocata il 20 Giugno, all’indomani della sconfitta elettorale, ha rappresentato un punto di rottura delle legalità e della democrazia interna. In quella sede si votò una direzione già decisa nel caminetto dei capicorrente, si votarono norme di effettivo auto scioglimento e soprattutto si votarono modifiche statutarie contro le regole dello stesso statuto, in assenza del numero legale.
    Lei, con il sostegno di altri, porta avanti una battaglia all’interno del partito. Contestate Veltroni per chiedere più democrazia. Lo fate alla luce del sole, altri pare lo facciano con un metodo diverso. D’Alema dice no alla legge elettorale, Letta chiede cambi di rotta, Rutelli firma documenti con Casini.
    Il metodo che molti portano avanti è quello dello scontro sotterraneo ed opaco, è il metodo di chi nasconde le differenze che ci sono.
    Quali i motivi della crisi del Pd
    La ragione della crisi attuale del Pd nasce da due fattori in particolare. Il primo è che il nostro partito è nato da primarie finte. I vertici dei Ds e di gran parte della Margherita hanno deciso e gestito una fusione. Abbiamo perso una straordinaria occasione: alle primarie parteciparono più di tre milioni di persone, il problema è che questa comunità fu chiamata a scegliere una cosa già decisa. Il secondo problema è rappresentato dal carattere avventuriero del segretario e dalla sconfitta senza appello della sua linea politica.
    Quali gli errori che contesta al segretario e cosa immagina si possa fare?
    Veltroni avrebbe dovuto dimettersi dopo la sconfitta elettorale per permettere una discussione vera all’interno del partito. I suoi errori nascono dall’aver pensato che il Pd potesse nascere in alternativa a Prodi ed al suo Governo e dall’abbandono della vocazione maggioritaria che era proprio dell’Ulivo. Bisognerebbe partire da questi punti per decidere, se non di tornare indietro almeno di iniziare a scegliere. Per quanto mi riguarda partirei dalle scelte che hanno caratterizzato il periodo 93-2005. E’ necessario creare le regole perché ci sia un bipartitismo sano e lavorare alla strutturazione di un progetto realmente maggioritario. Per fare questo bisogna iniziare a scegliere all’interno Pd. Ad oggi siamo semplicemente un partito allargato, un partito allargato è il contrario di un partito identitario e non è un partito coalizione. Ebbene, noi non siamo ne il primo, perché non è dato capire cosa siamo, ne il secondo perché il processo è ancora incompiuto.
    Le difficoltà del Pd rischiano di essere anche quelle del Pdl. Sono di questi giorni le tensioni fra Fi e An. A suo giudizio perché il sistema politico italiano, che è in evoluzione, si scontra con queste difficoltà?
    Le difficoltà nascono da alcune contraddizioni di fondo che non sono state risolte. Gli elettori hanno scelto il bipolarismo e scelgono direttamente il capo del Governo in un sistema costituzionale che non si è saputo innovare. Un sistema di regole vecchie per un bipolarismo scelto principalmente politicamente: questo genera dei problemi. Istituzioni vecchie, mancanza di regole e pratiche politiche nuove, che nascono dalle esigenze degli elettori, generano un meccanismo di avanzata e ritirata. Si va vanti con un progetto ma c’è sempre la tentazione a retrocedere.

    Fonte: Lab il Socialista - Gaetano Amatruda | vai alla pagina
    Argomenti: partito democratico, dimissioni, veltroni, democrazia, regole, congresso pd, Ds, dirigenti, Margherita, Ulivo, crisi politica | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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