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Dichiarazione di Rosy BINDI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD)  - Vicepres. Camera  


 

«Non è finito un bel niente. Anzi. La storia del Pd è solo all’inizio».

  • (25 gennaio 2009) - fonte: Il Gazzettino - Giulia Quaggio - inserita il 26 gennaio 2009 da 31

    «Non è finito un bel niente. Anzi. La storia del Pd è solo all’inizio. Basta con questo clima di sfiducia e scoraggiamento generale. Bisogna riscoprire la nostra forza e toccare, ancora una volta, le corde del Paese. Solo così vinceremo». Per Rosy Bindi, una dei leader nazionali del Pd, quella di ieri, è stata una giornata impegnativa a Mestre. Prima con la Fondazione Gianni Pellicani ha ripercorso l’esperienza di Aldo Moro e, poi, sotto una pioggerellina, più reale che metaforica, ha incontrato al Laurentianum i circoli locali del Pd. Dei circoli scoraggiatissimi.

    «Finalmente un leader del Pd che ci viene a trovare – commenta Paolo Cuman – Nelle primarie per scegliere i candidati del Pd c’era orgoglio. Tutto questo è sparito: siamo ritornati ai vecchi metodi, con in più la perdita di serietà che personaggi come Bassolino e Iervolino danno al Pd». «Abbiamo iniziato bene – prosegue Livio Amelio – tuttavia, man mano che andiamo avanti perdiamo la strada maestra. I giovani si stanno allontanando sempre più dal partito».

    «Che fine ha fatto il referendum contro le misure del Ministro Gelmini? E che dice il Pd sulla questione lavoro?» Si chiede qualcun’altro. «In questo modo Berlusconi ha la strada spianata» sottolinea Amelio. E alla Bindi, ora, spetta il difficile compito di ridare coraggio all’avvilito popolo delle primarie. «Bisogna mandare dei messaggi diversi. Basta con questo sconforto. Altrimenti, non ne usciamo – sottolinea Bindi – Ci si mette con pazienza. E l’impresa va avanti. Il nostro è un progetto innovativo e, anche se complicato, ancora validissimo. Chi pensa che il Pd è l’ennesimo partito di sinistra si sbaglia. Ci dobbiamo porre il problema di allargare i nostri confini».

    E l’ex ministro della Famiglia si rivolge a Davide Zoggia in sala «Pensi di vincere da solo?». Per Bindi più che alle lettiane proposte di unione con l’Udc di Casini, bisogna guardare a sinistra e alla scissione all’interno di Rifondazione Comunista e al nuovo percorso di Vendola.
    «Bisogna cercare gli alleati. E gli alleati non si cannibalizzano, perché ci servono – aggiunge Bindi – l’ambizione di Aldo Moro era mettere assieme i popoli. La sfida del Pd è quella di mettere assieme le diverse anime riformiste del Paese». Per Bindi, poi, «non è reale che un partito appena nato non discuta un po’, soprattutto in questioni che non si tagliano con il coltello».
    E, quindi, l’ex-ministro parla a ruota libera sui grandi temi del Paese. «Sono solidale con la Cgil e al fatto che non abbia firmato l’accordo sulla riforma contrattuale – aggiunge Bindi – il Pd ha presentato a Tremonti una manovra finanziaria di 16 miliardi di euro contro la crisi economica. Ma questo Governo non ci ascolta va dritto come un treno. Non tocca a Veltroni dire cosa fare con la Englaro. Invece bisogna elaborare una legge condivisa sul testamento biologico.

    E sulle Università, la situazione è complicata: nemmeno possono proliferare i corsi di laurea come oggi». Il vero “mea culpa” del Pd è per la Bindi in materia di comunicazione. «Bisogna prendere esempio da Obama – conclude Bindi - fare volantinaggi, incontri come un tempo. I ministri ombra devono girare il Paese ed incontrare la gente, per far conoscere cosa vuole fare il Pd. Ma in alcun caso buttarsi giù di morale. Mai dare messaggi allarmistici. Così potremo risalire la china».

    Fonte: Il Gazzettino - Giulia Quaggio | vai alla pagina

    Argomenti: sinistra, università, alleanze, testamento biologico, pd, Rifondazione, comunicazione, Cgil, crisi economica, dirigenti capaci | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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