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Dichiarazione di Gioacchino GENCHI


 

«Un archivio? Leggenda. Sono contatti incrociati tra cellulari di servizio» - INTERVISTA

  • (27 gennaio 2009) - fonte: l'Unità - Claudia Fusani - inserita il 27 gennaio 2009 da 31

    L’archivio Genchi? «Una mistificazione». I milioni di dati in suo possesso? «Leggende. Tanto per cominciare non esistono intercettazioni ma solo tabulati, cioè i contatti di una utenza telefonica con altre utenze». Gioacchino Genchi, il perito informatico custode «del più grande scandalo nella storia della Repubblica» (Berlusconi) e « un pericolo per la sicurezza del Paese» (magistrati di Catanzaro), trova pace un’oretta intorno alle sei di pomeriggio in una giornata dedicata a interviste radio e tivù. È in un albergo nel centro di Roma. L’uomo è di stazza robusta («ciò che temo di più è la dieta a cui cerca di costringermi il mio dietologo»), ha occhi chiari e indossa un gessato scuro, beve un caffè ristretto e molta acqua.
    Chi è Gioacchino Genchi?
    «Ho 48 anni, sono palermitano e laureato in Giurisprudenza, sono cresciuto in polizia avendo come punti di riferimento uomini che si chiamavano Parisi, Masone e La Barbera. Sono sempre stato un esperto di tecnologie e nel 2000, per evitare conflitti di interesse, ho preso una aspettativa sindacale (difende i poliziotti, ndr) e ho aperto un ufficio per le consulenze alle procure».
    Secondo un rapporto del Ros dei carabinieri trasmesso al Copasir lei ha archiviato 578 mila dati record anagrafici (telefonate), 1.042 tabulati relativi a 392 mila persone fisiche. Non sembra «una mistificazione».
    «Qualcuno si diverte a dare i numeri. Nell’ambito dell’inchiesta “Why not” di cui era titolare il pm De Magistris, su sua delega, ho acquisito 792 tabulati relativi a 641 utenze e 151 apparati Imei (il numero del telefono senza la scheda, ndr)».
    Come è possibile questa differenza di cifre?
    «Perchè sviluppando tabulati e singole utenze, cioè lavorando e cercando di capire cosa si è mosso intorno a un numero di telefono in un certo periodo in cerca di indizi e prove, i numeri sono aumentati».
    Si spieghi meglio.
    «Il magistrato mi incarica con un quesito di acquisire, elaborare e analizzare i dati relativi a una persona utile alle indagini. Nell’inchiesta Poseidon (fondi per l’ambiente in Calabria, ndr) e Why not (truffa alle Ue, ndr) parliamo di imprenditori in contatto con politici locali e nazionali e magistrati e uomini delle forze dell’ordine. Non è colpa mia se queste persone utilizzano centinaia di volte per fini personali e impropri il cellulare di servizio».
    Quindi lei, nel suo ufficio di Palermo, dispone di queste migliaia di dati?
    «Ne dispone la procura. E io in quanto perito, oppure testimone o, anche, parte offesa».
    9 anni di attività e decine di processi. Quanto materiale ha archiviato?
    «Quando cessano le esigenze processuali butto tutto via. Conservo solo le mie relazioni che sono mia proprietà intellettuale».
    Perchè tra i tabulati ci sono anche quelli di persone estranee alle indagini come l’ex capo del Sismi Pollari, l’ex capo della polizia De Gennaro, politici come Prodi e Mastella, Cesa o Minniti? La lista è lunga.
    «E comprende anche magistrati. Ma di questi non si parla. Comunque, arriviamo a Pollari, quando non è più capo del Sismi, perché analizziamo l’utenza del generale della Finanza Cretella che fu perquisito in Poseidon. De Gennaro non c’è. Indagavamo su una grave fuga di notizie su Fortugno e strage di Duisburg».
    Prodi e Mastella e altri politici sì. E non ha chiesto l’autorizzazione.
    «Se fossero state utenze con prefissi riconducibili a Camera, Senato, Palazzo Chigi, ancora di più alla nostra intelligence, lo avrei fatto. Invece i parlamentari usano anche decine di utenze tramite società esterne. Insomma, non posso sapere a priori chi vado a vedere».
    Nei tabulati è andato indietro anche di due anni. Grave, non crede?
    «Se avessimo potuto saremmo andati ancora più indietro. I fatti reato cominciano nel 2000, quando in Calabria c’è il passaggio delle consegne tra il presidente Chiaravalloti (Fi) e Loiero (centrosinistra) e quest’ultimo fa fuori l’imprenditore Saladino. Noi cominciamo ad acquisire nel 2005...».

    Fonte: l'Unità - Claudia Fusani | vai alla pagina
    Argomenti: intercettazioni, de magistris, servizi segreti, polizia, indagini, calabria, magistrati, inchieste, Procura, telefonia | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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