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Dichiarazione di Luciano VIOLANTE


 

«Siamo ai limiti dell’eversione intrecci allarmanti con alcuni pm» - INTERVISTA

  • (29 gennaio 2009) - fonte: Il Messaggero - Fabrizio Nicotra - inserita il 29 gennaio 2009 da 31

    «Per il Pd Tonino è un compagno di strada imbarazzante e dannoso»

    «Posizioni al limite dell’eversione». L’ex presidente della Camera Luciano Violante usa toni molto duri per commentare l’attacco di Antonio Di Pietro al Quirinale. Esiste un sistema di relazioni, secondo l’ex parlamentare dei Ds, tra il leader dell’Italia dei valori, il comico Beppe Grillo, il giornalista Marco Travaglio e alcuni pubblici ministeri. Tutti intrecci, insiste Violante, che hanno «l’obiettivo di scatenare un populismo giustizialista».
    Presidente Violante, un altro "caso Di Pietro". Cosa ne pensa?
    «Il leader di un partito politico che offende volgarmente la massima autorità della Repubblica, dovrebbe chiedere scusa e interrogarsi sulle conseguenze politiche delle sue posizioni, al limite della eversione. Inoltre colpiscono alcuni intrecci: l’onorevole Di Pietro ha un sodalizio politico con l’attore Beppe Grillo, che si è distinto anche lui per volgari insulti al capo dello Stato. Altro sodalizio è con un bravo giornalista come Travaglio, leader della letteratura giudiziaria che si fonda sulla trascrizione di sentenze o atti giudiziari. In "Annozero", con Di Pietro ha assai rispettosamente interloquito lo stesso Travaglio. Al centro di questo sistema di relazioni c’è una campagna politica che sostiene una concezione vendicativa della giustizia e inquisitoria della politica. Alcuni magistrati, che hanno inquisito, non si sa se in modo giusto o sbagliato, autorità politiche, diventano eroi. Di Pietro e i suoi sodali difendono con manifestazioni di piazza il capo di una procura che ha assunto decisioni assai discusse come la perquisizione a Catanzaro. Difendono un privato cittadino, il dottor Genchi, che possiede un archivio di numeri di telefono, anche riservati, e di conversazioni, che sembra incompatibile con la tutela della riservatezza in uno stato democratico. Questi intrecci devono preoccupare anche i magistrati che sono usati per sostenere la campagna».
    Secondo lei Di Pietro non ha cominciato in anticipo la campagna elettorale per le europee, si tratta di altro.
    «Non c’è solo la volontà di acquisire consenso in vista delle europee. C’è anche l’obiettivo di scatenare un populismo giustizialista, diverso ma simile per alcuni aspetti al populismo della lega. Di Pietro solletica atteggiamenti e convincimenti certamente presenti nella società, che una politica responsabile dovrebbe correggere, non eccitare. Se si aggiungesse un disegno politico di screditamento di tutte le istituzioni della Repubblica, saremmo, come ho detto, ai limiti della eversione».
    La politica ha preso le distanze in blocco dal leader dell’Idv.
    «Ineccepibili le parole del Quirinale. E mi sembra che la quasi totalità del Parlamento si sia schierata contro Di Pietro. Anche nell’Idv non tutti hanno difeso il leader».
    Che rapporto pensa debba avere il Partito democratico con l’Idv. Walter Veltroni è stato duro con Di Pietro. Però già in passato il segretario del Pd aveva annunciato la fine dell’alleanza, che nei fatti non c’è stata.
    «Saranno gli organismi del Pd a decidere. E’ una compagnia di strada imbarazzante e dannosa per un partito riformista. ma non bisogna lasciare a lui la rappresentanza di una volontà popolare che vuole più sicurezza e più giustizia. E’ nostro compito aprire un fronte politico nel Paese su questi temi, in modo corretto e riformatore»
    Pd e Udc cercano un dialogo con la maggioranza sulla Giustizia. Lei parla della necessità di una riforma e della necessità di cambiare il Consiglio superiore della magistratura per tutelare i singoli magistrati dalle correnti dell’Anm.
    «Le correnti sono state uno strumento di dibattito ideale enormemente importante. Poi sono diventate strumento di potere. Io ho avanzato la mia proposta, i magistrati e gli avvocati ne formulino altre e cerchiamo insieme la soluzione migliore. La questione si pone ormai con urgenza».
    C’è la possibilità di arrivare ad una riforma condivisa della giustizia?
    «Spero di sì. Ma si può riformare il Csm anche spostando fuori dal Consiglio superiore l’organo di disciplina, con una "corte esterna" per tutte le magistrature, solo all’interno dell’intera riforma costituzionale. Riformare la Costituzione solo per ciò che riguarda la magistratura sarebbe veramente un abuso».
    Come si stanno muovendo governo e maggioranza sulla questione delle intercettazioni?
    «C’è stata una positiva correzione rispetto alle proposte originarie. Prima di pronunciarmi voglio vedere il testo definitivo. Trovo discutibile che si possa intercettare solo in presenza di gravi indizi di colpevolezza e non di gravi indizi dì reato. Ma se ci sono già gravi indizi di colpevolezza a che serve più l’intercettazione? E anche la questione dei limiti temporali va studiata meglio. Aspettiamo di vedere il testo».

    Fonte: Il Messaggero - Fabrizio Nicotra | vai alla pagina
    Argomenti: di pietro, magistratura, magistrati, riforma giustizia, presidente Napolitano, annozero, Travaglio Marco, Csm, correnti, ANM, Grillo Beppe | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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Commenti (1)

  • Inserito il 29 gennaio 2009 da 31
    "Di Pietro è un compagno(?) di strada imbarazzante e dannoso per il Pd" dice Violante. Senza entrare nel merito di questa ennesima polemica, c'è un fatto politico facilmente constatabile dai cittadini. Di Pietro la sua strada l'ha scelta. Veltroni invece, sembra costruisca la sua solo conseguente a quella altrui.

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