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Dichiarazione di Giovanni Saverio Furio PITTELLA

Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU  (Gruppo: Gruppo socialista al Parlamento europeo) 


 

Con Obama inizia l'era della responsabilità

  • (30 gennaio 2009) - fonte: web site - Gianni Pittella - inserita il 30 gennaio 2009 da 31

    L'elezione di un presidente USA è sempre un evento carico di significati, sia sotto il profilo simbolico, per il ruolo di superpotenza globale che gli Stati Uniti hanno assunto con la fine della guerra fredda, sia sotto il profilo sostanziale, per l'enorme potere che il "capo del mondo libero" si ritrova a dovere gestire. Nel caso di Barack Obama il significato più immediato è naturalmente quello della fine definitiva della segregazione razziale. Per la prima volta un nero, o quanto meno un non – bianco, ottiene la fiducia della maggioranza dei cittadini americani di ogni razza, colore e credo religioso. Questo è un risultato straordinario, se pensiamo alla considerazione e al rispetto che gli americani hanno per le loro istituzioni in generale e per il loro Presidente in particolare.

    Ma l'elezione di Obama ha in sé anche una serie di altri significati, meno appariscenti ma altrettanto importanti. Essa conferma la capacità del popolo americano di percepire il momento in cui imprimere la svolta. I valori di solidarietà, multilateralismo, pari opportunità, ecologia di cui Obama è portatore sono stati recepiti dagli americani non già come astratti sentimenti buonisti, ma come l'unica strada per uscire dalla crisi in un mondo in cui ci si salva tutti o nessuno! Nella sua proverbiale pragmaticità il popolo americano ha ancora una volta dimostrato di sapere individuare e scegliere nel proprio interesse, in un momento storico in cui il sistema di valori di George W. Bush, che qualcuno qui da noi ha riassunto nella formula "Dio, Patria e Famiglia" si è mostrato fallimentare. Oltre a questo, l'elezione di Obama afferma definitivamente un nuovo modo di fare politica, legato più alle battaglie di libertà civile e all'impegno concreto, radicato nel mondo del volontariato e dell'associazionismo che non all'establishment precostituito e all'apparato di partito.

    La mobilitazione dei giovani militanti, la cospicua raccolta di denaro in milioni di piccoli contributi, il tam tam di internet, l'utilizzo dei social network, Facebook in testa, l'ondata emotiva che ha investito buona parte dell'America, sono tutti segnali dell'affermazione e del consolidamento di nuove forme di partecipazione, più capillari e certamente più rispondenti ai modi e alle forme della società contemporanea. Quest'ultimo aspetto, ha consentito ad Obama di sconfiggere anzitutto Hillary Clinton, quella che probabilmente è stata la sua rivale più pericolosa, ancora più di Mc Cain. Ma più di tutto, la vittoria di Obama è la vittoria del sistema democratico americano, agile e aperto al cambiamento. La guerra in Irak prima e la crisi finanziaria poi, hanno procurato agli Stati Uniti una caduta d'immagine senza precedenti, che ha rinfocolato ovunque il sempre diffuso antiamericanismo.

    E invece con l'elezione di un presidente che è di per sé simbolo di multiculturalità e multilateralismo, gli USA hanno oggi tutte le carte in regola per recuperare il proprio prestigio nell'opinione pubblica mondiale. Naturalmente tutto questo ci porta a riflettere una volta di più sulle cose di casa nostra, dove le maglie del sistema sono talmente strette da asfissiare sul nascere qualunque istanza di cambiamento. Quali chance avrebbe un Obama in un paese che si è dato un sistema elettorale dove la scelta del cittadino è ridotta al lumicino, e dove i parlamentari vengono nominati d'ufficio dai partiti? Quali possibilità di affermazione nel paese delle Carfagna e dei Villari? Con ottime possibilità di successo, potremmo prevedere per lui un futuro da perenne giovane promessa.

    Fonte: web site - Gianni Pittella | vai alla pagina

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