Ti trovi in Home  » Politici  » Giovanni Saverio Furio PITTELLA  » Sul discorso del presidente di turno dell'UE

Chiudi blocco

Altre dichiarazioni nel periodo per gli stessi argomenti



Dichiarazione di Giovanni Saverio Furio PITTELLA

Alla data della dichiarazione: Deputato Parlamento EU  (Gruppo: Gruppo socialista al Parlamento europeo) 


 

Sul discorso del presidente di turno dell'UE

  • (19 febbraio 2009) - fonte: giannipittella.org - inserita il 24 febbraio 2009 da 31

    Esprimo il mio apprezzamento e ringraziamento al presidente del Parlamento europeo, Hans-Gert Poettering, per le parole cortesi ma ferme che ha rivolto al presidente ceco Vaclav Klaus al termine del suo discorso davanti al Parlamento europeo riunito a Bruxelles. Abbiamo accolto il capo di stato del paese presidente di turno dell'Unione e abbiamo ascoltato con attenzione il suo ragionamento, sostanzialmente contrario a ogni passo in avanti nell'integrazione europea, compresa quella politica. Ha fatto bene il presidente Poettering, seppure con un gesto irrituale, a ricordare a Klaus che nella famiglia europea vi sono già opinioni diverse e libertà di esprimerle ma, come in tutte le democrazie, vige il principio del rispetto delle decisioni della maggioranza.
    Klaus è preoccupato dal fatto che noi possiamo considerare un dogma una maggiore integrazione politica e si è detto sicuro che "i possessori delle chiavi dell'integrazione europea cerchino di imporre queste nozioni".
    L'integrazione europea, non certo senza difficoltà, procede da 50 anni e ha ancora una lunga strada davanti a sé. Nonostante vi siano opinione pubbliche refrattarie alle aperture internazionali e gelose della propria autonomia, la storia degli ultimi decenni ha mostrato che molte spesso proprio le politiche concordate e integrate in una dimensione sovranazionale sono state in grado di rispondere alle sfide di oggi, che sono quasi sempre globali.

    (dalla dichiarazione stampa di Gianni Pittella, del 19 febbraio 2009, dopo il discorso, in seduta solenne, del presidente ceco Vaclav Klaus dinanzi il Parlamento europeo)

    MA COS'È SUCCESSO NEL DETTAGLIO...

    Ascoltato l'inno europeo, il Presidente PÖTTERING ha dato il benvenuto al Presidente ceco Vaclav Klaus, rilevando che il Parlamento europeo è la rappresentanza democratica dei cittadini dell'Europa unificata. Ha poi osservato che la Repubblica ceca è sempre stata al cuore dell'Europa e ha contribuito alla sua storia. Ha quindi detto di apprezzare il ruolo della Repubblica ceca nell'UE, accentuato ora dalla Presidenza di turno. In proposito, ha evidenziato che la ratifica, a grande maggioranza, del trattato di Lisbona da parte del Parlamento ceco, sottolinea la disponibilità della Presidenza a contribuire a un iter positivo delle ratifica del trattato, che «è indispensabile per affrontare le grandi sfide del XXI secolo».

    Il Presidente si è poi detto preoccupato per le attuali tendenze protezionistiche, rilevando invece i benefici di un mercato unico libero e aperto. Ha quindi concluso sottoscrivendo l'appello del Presidente Klaus ai suoi cittadini di partecipare numerosi alle prossime elezioni europee, poiché sono «estremamente importanti».

    Dopo aver ringraziato per l'invito, Vaclav KLAUS ha sottolineato come il Parlamento europeo sia una delle istituzioni chiave dell'UE, che riunisce rappresentanti di 27 paese appartenenti a un'Unione europea che, da cinquanta anni, è «un'esperienza unica e, in principio, rivoluzionaria». Ricordando poi che tra meno di tre mesi il suo paese celebrerà i cinque anni dell'adesione all'UE, ha affermato che lo farà «con dignità» e, a differenza di altri nuovi Stati membri, senza dimostrare delusione per le aspettative non realizzate. Ha infatti spiegato che le attese ceche «erano realiste» e che era noto che non si trattava di un'adesione «a un'utopia». La possibilità di partecipare all'integrazione europea, ha proseguito, è stata presa come un'occasione per beneficiare dei vantaggi offerti dall'Europa e per contribuire al processo: «ci assumiamo la nostra parte di responsabilità nello sviluppo dell'Unione europea».

    Il Presidente ha poi spiegato che «non vi sono alternative all'adesione» all'UE e che nessuna forza politica del suo paese la mette in dubbio. Per questa ragione si è detto «sgradevolmente imbarazzato» per gli attacchi «infondati» verso la Repubblica ceca circa la sua presunta volontà di trovare un altro gruppo d'integrazione cui aderire. L'integrazione europea, ha proseguito, ha per missione di eliminare «le barriere inutili e controproducenti per la libertà umana e la prosperità» riguardo alla circolazione di persone, beni, servizi, idee e filosofie politiche. Deve inoltre gestire progetti comuni che non possono essere raggiunti dai singoli Stati.

    Il Presidente ha tuttavia affermato che le decisioni prese a Bruxelles «sono sicuramente più numerose di quanto sarebbe ottimale». In proposito ha posto una domanda retorica ai deputati: «siete sicuri, quando votate su una questione, che questa debba essere risolta in questa sala e non invece in un posto più vicino ai cittadini e, dunque, all'interno degli Stati membri?». L'attuale retorica «politicamente corretta», ha insistito, evidenzia altri effetti possibili dell'integrazione che sono «piuttosto secondari» e che «rappresentano le ambizioni di uomini politici professionisti e delle persone a loro legate anziché gli interessi dei cittadini comuni».

    D'altra parte, ha ammesso che, benché l'adesione fosse l'unica alternativa, «i metodi e le forme d'integrazione europea offrono molte varianti possibili e legittime». A suo parere «è quindi sbagliato considerare lo stato attuale dell'organizzazione istituzionale dell'UE come un dogma» ed è altrettanto sbagliato «supporre che il solo futuro possibile dell'integrazione europea, postulato a priori e non criticabile, debba essere "un'Unione sempre più stretta" o l'integrazione sempre più profonda degli Stati membri». E l'imposizione di questo approccio «è inaccettabile». Inoltre, ha proseguito, «è chiaro che qualsiasi modifica istituzionale dell'UE non è un obiettivo in sé ma il mezzo per raggiungere dei veri obiettivi», tra i quali figura «un'organizzazione economica che possa garantire la prosperità, come l'economia di mercato». A suo parere, è questo quanto chiedono coloro «che hanno vissuto sotto l'oppressione del comunismo e che hanno combattuto contro un'economia pianificata organizzata dallo Stato».

    Il sistema decisionale attuale dell'UE, ha aggiunto il Presidente, «è diverso da quello che è stato confermato dalla storia della democrazia parlamentare classica ... dove vi è una parte che sostiene il governo e l'altra all'opposizione». A suo parere, «ciò non esiste nel Parlamento europeo ... dove è imposta una sola alternativa mentre chi la pensa diversamente è considerato un avversario dell'integrazione europea». Riferendosi alla distanza tra i cittadini e l'Europa, ossia il deficit democratico, il Presidente ha affermato che i progetti di modifica dell'assetto istituzionale, come la Costituzione europea o il trattato di Lisbona, «aumenterebbero ulteriormente questo difetto». Inoltre, «essendo assente un popolo europeo la soluzione non consiste nemmeno nel rafforzare i poteri del Parlamento europeo». Ciò, ha insistito, «potrebbe aumentare il problema alienando ancora di più i cittadini dalle istituzioni europee».

    A questo punto, diversi deputati si sono alzati e hanno lasciato l'Aula.

    La soluzione, ha proseguito il Presidente, non consiste neanche nel «melting pot dell'integrazione europea, né nella riduzione del ruolo degli Stati membri sotto il motto di una società europea multiculturale e multinazionale». Ha quindi affermato di temere che «il tentativo di accelerare e approfondire l'integrazione e di trasferire a livello europeo ulteriori decisioni che riguardano i cittadini degli Stati membri possa minacciare tutti i risultati positivi ottenuti dall'Europa negli ultimi cinquanta anni». Il successo dell'UE, ha proseguito, sta anche nel fatto che «l'opinione e la voce di ogni Stato membro hanno avuto finora la stessa importanza, al momento del voto, e sono state ascoltate». Ha quindi ammonito che se i cittadini non si riconoscessero più nel progetto europeo «ci potremmo ritrovare molto facilmente e rapidamente ai tempi di cui abbiamo l'abitudine di dire che appartengono a un passato lontano».

    Ciò, ha proseguito, è legato anche alla questione della prosperità: «il sistema economico attuale dell'UE è quello dell'oppressione del mercato e del rafforzamento continuo della gestione centrale dell'economia». Ha quindi osservato che «nonostante la Storia abbia dimostrato che non si tratta della giusta direzione, la stiamo riprendendo di nuovo». Il Presidente ha poi affermato che la crisi finanziaria ed economica «non è stata una crisi del mercato .... ma è stata causata dalla manipolazione politica del mercato» e, in proposito, ha ricordato nuovamente «l'esperienza storica della nostra parte dell'Europa e le lezioni che ne abbiamo tratto». La soluzione, ha insistito, consiste unicamente «nella liberalizzazione e la deregolamentazione dell'economia europea».

    Il Presidente ha quindi concluso sottolineando l'esigenza che «una discussione libera su tali questioni non sia considerata come un attacco all'idea stessa dell'integrazione europea». Abbiamo sempre creduto, ha proseguito, «che la democrazia autentica, che ci è stata negata per quaranta anni, è giustamente fondata sul diritto di dibattere apertamente sulle questioni gravi, di essere ascoltati e di difendere la possibilità di ciascuno di presentare il proprio parere anche se è diverso». Lo scambio libero delle idee e delle opinioni, ha aggiunto, «è una condizione essenziale della democrazia ... e costituisce il solo modo per rendere l'Unione europea più libera, più democratica e più prospera».

    Il Presidente PÖTTERING, rivolgendosi a Vaclav Klaus, ha rilevato che egli ha parlato al Parlamento europeo come aveva auspicato e che «in un parlamento del passato non avrebbe potuto tenere questo discorso». «Grazie a Dio - ha aggiunto - viviamo in una democrazia europea in cui ognuno può esprimere la propria opinione». Il Presidente ha poi affermato che «siamo una famiglia europea dove, come in tutte le famiglie, ci sono punti di vista diversi». Ha in seguito sottolineato che se il Parlamento europeo non avesse tutta l'influenza che ha e non fosse co-legislatore sul 75% delle decisioni - che salirebbe a quasi il 100% con il trattato di Lisbona - sarebbe la burocrazia a decidere in Europa». «La sua visita - ha concluso - è espressione della molteplicità delle visioni in Europa .... e, come in ogni democrazia, vince la maggioranza».

    Molti deputati hanno applaudito calorosamente il Presidente Pöttering.


    Fonte: giannipittella.org | vai alla pagina

    Argomenti: parlamento europeo, burocrazia, UE, europa, democrazia, trattato di Lisbona | aggiungi argomento | rimuovi argomento
    » Segnala errori / abusi
    Pubblica su: share on twitter

 
Esporta Esporta RSS Chiudi blocco

Commenti (0)


Per scrivere il tuo commento devi essere loggato