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Dichiarazione di Massimo CALEARO CIMAN

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PT già IR) 


 

Partite Iva in terra leghista. Il Pd riparta da qui - INTERVISTA

  • (19 febbraio 2009) - fonte: l'Unità - Bianca Di Giovanni - inserita il 19 febbraio 2009 da 31

    Forse si può ripartire proprio da qui, dalla roccaforte della destra, della Lega «padana» e anti-romana, terra di «piccoli» e di Partite Iva. Almeno così la pensa Massimo Calearo. «Proviamoci», dice il deputato Democratico nel giorno più nero del suo partito, lasciando intendere che lì, sul territorio, lontano dal veleno dei Palazzi romani, il partito oggi è più vitale che mai. «Sa che proprio ora ricominciano a telefonarmi, a contattarmi i rappresentanti delle categorie economiche?» rivela, confessando involontariamente il deserto dei mesi scorsi.
    «Come dicono gli arabi, la differenza tra il deserto e il giardino non la fa l’acqua, ma l’uomo», prosegue. Si può ricominciare da qui perché «questa è gente abituata alle cose concrete, che si è fatta da sola». E nelle cose concrete, meglio l’opposizione di un «governo delle favole e delle paure».
    Onorevole, che aria si respira nel suo Veneto? Si può dire con Obama: è l’inizio della fine della crisi?
    «Purtroppo no. Io condivido perfettamente l’opinione di Montezemolo, che dice che la crisi sarà più dura nei prossimi mesi».
    Siamo solo all’inizio?
    «Sì. Abbiamo segnali difficilissimi, con settori che stanno andando in crisi per la prima volta, come l’edilizia. Nel Nord est l’edilizia sta aumentando la cassa integrazione del 500%. Poi il problema è che la maggior parte delle piccole e medie imprese del Nord est sono terziste, quindi non lavorando con un marchio proprio soffrono di più. Anche qui ci sono delle eccellenze, ma in questo momento di mancanza di fiducia, di paura globale, si stanno fermando tutti i consumi. L’unico comparto che resiste è l’alimentare, perché si deve pur mangiare. Ma tutto il resto è fermo. Il vicepresidente di Federmeccanica del Veneto dice che non c’è mai stata una crisi così».
    Questo significa anche un fallimento del modello di sviluppo del Nord est?
    «No, non è un fallimento del modello. Mentre questo governo dà aiuti a dei settori, dimentica invece le filiere. Va bene aiutare l’auto, ma serve attenzione anche per gli altri settori».
    Come hanno vissuto dalla sue parti la rottamazione auto?
    «Certamente non l’hanno vista bene, nonostante l’inclusione degli elettrodomestici. Il motivo è semplice: le piccole imprese servono i fornitori della grande azienda. Sono l’ultimo anello di una lunga filiera. Anche se gli effetti alla fine a cascata potranno ricadere anche su di loro, il processo è troppo lungo: la “pancia” delle imprese non reagisce bene».
    Il governo li sta deludendo, ma anche l’opposizione appare molto debole.
    «Ecco, io penso che in questo momento noi dobbiamo essere vicini ai più deboli, a quelli che non hanno ammortizzatori sociali, alle aziende sotto i 15 dipendenti, gli artigiani, i commercianti. Un consulente del lavoro mi ha detto che da 25 anni non ha mai visto tante aziende chiudere. Questa è la realtà. A questi soggetti dobbiamod are una risposta seria. Ci vuole un’operazione di salute pubblica nazionale. Di fronte a un dramma, o si decide che stanno prima gli interessi del Paese e poi quelli di parte, oppure non ne verremo fuori. L’interesse del paese in questo momento è essere vicini a quelli che soffrono di più».
    Il governo ha varato delle misure.
    «Sì, ma non basta. Lo dicono gli stessi industriali».
    L’opposizione cosa può fare?
    «A livello locale è più facile che a livello nazionale. Le dico solo che oggi il presidente di confindustria di Vicenza ha dichiarato alla stampa: le misure del governo sono ancora insufficienti, le aziende hanno bisogno di altro. L’opposizione si fa proponendo un’alternativa praticabile. Veltroni ha incontrato le aprti sociali e tutti gli hanno dato ragione. Noi dobbiamo battere il governo con le proposte,concrete, invece che con il fumo di Londra in cui è maestro. Questo è il governo delle favole e degli annunci. Noi dobbiamo essere non i dipietristi, ma i propositori».
    La Lega resta però molto radicata.
    «Sicuramente è così. Ma è un partito di protesta e di governo, noi dobbiamo diventare di proposta e di governo».

    Fonte: l'Unità - Bianca Di Giovanni | vai alla pagina
    Argomenti: nord est, veneto, PMI, Governo Berlusconi, lega, cassa integrazione, crisi economica | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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Commenti (1)

  • Inserito il 19 febbraio 2009 da 31
    Bisogna proprio morir di fame prima che qualcuno parli di "pancia"! E chi lo fa? Calearo, ex industriale, che sa bene che se non si mangia, non si lavora e viceversa. Ma un Calearo non fa primavera. Adesso basta parole di politici. Come ha anticipato Ignazio Marino, ora servono i tecnici. Gente che sa cosa serve e quando serve. Gli altri a casa. In pensione, visto che ormai ce l'hanno.

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