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Dichiarazione di Emma BONINO

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD)  - Vicepres. Senato  


 

«Pensioni, nessun tabù. Giusto alzare l’età per le donne»

  • (05 marzo 2009) - fonte: Il Messaggero - Claudio Rizza - inserita il 05 marzo 2009 da 31

    «Servono parità di accesso al lavoro e l’equiparazione dei salari»

    Emma Bonino sta per presentare il suo nuovo libro che, guarda caso, si chiama: «Pensionata: a chi?». E di fronte alla sollevazione del sindacato, con i no che piovono sia dalla Cgil che dalla Cisl, nota: «C’è poco da dire no. Quando ero ministro ho provato ad avvertire, avvisando che la sentenza sarebbe arrivata. Si doveva agire prima. Preparai una nota aggiuntiva sulla situazione delle donne e del mercato del lavoro in Italia...».
    E che diceva?
    «Che la nostra situazione è patetica. Siamo gli ultimi nelle classifiche europee, sia per l’accesso delle donne al lavoro, sia per il loro livello salariale, sia per quanto riguarda gli sviluppi di carriera. Da noi solo l’8% dei bambini va all’asilo nido, rispetto al 50% dei danesi e al 45% dei francesi. Le media stabilita dal programma di Lisbona dovrebbe essere del 30%. Da noi la donna fa, oltre alla baby sitter anche assistenza agli anziani, ai malati, ai suoceri, agli zii».
    L’unica cosa è che va in pensione prima dell’uomo.
    «Lo Stato non dà niente ma ci fa questa carità pelosa. Una cosa inaccettabile e patetica. La verità è che le donne andrebbero sostenute non a 60 anni ma quando sono giovani e hanno i figli, aiutate quando i bambini sono piccoli».
    Lei è stata tra i primi a sostenere l’innalzamento dell’età pensionabile.
    «Certo, ma avendo in cambio tutto il resto. C’è un emendamento del Pd che accoglie la sentenza europea e contestualmente chiede l’attuazione della direttiva 54. Cioé che vi sia parità nell’accesso al lavoro e che quei soldi risparmiati vengano usati per ottenere l’equiparazione, salari uguali agli uomini e possibilità uguali di carriera. L’innalzamento dell’età che riguarda solo la pubblica amministrazione è stato calcolato in 2377 milioni di euro. Non sono pochi».
    E se la sentenza Ue non venisse applicata?
    «Se non ci sbrighiamo tra un anno saremo condannati ad una multa salatissima. Cornuti e mazziati».
    Sacconi ha detto che ancora non c’è una decisione.
    «Io appoggio il piano Brunetta. La legge comunitaria andrà in aula al Senato la settimana prossima. E’ l’occasione per voltare pagina e far sì che le donne non siano sostitutive dei servizi sociali. Al Nord il 60% delle donne ha accesso al mercato del lavoro, ed è in media europea. Al Sud solo il 30%. Ma se confrontiamo quante sono le donne in carriera o nei consigli di amministrazione la percentuale precipita allo zero virgola. Insomma, le donne non hanno servizi sociali, guadagnano meno, ma vengono mandate in pensione prima, naturalmente con un pensione inferiore agli uomini. Un successone».
    Cremaschi sostiene che l’innalzamento sarebbe un "crimine sociale".
    «Il vero crimine è costringere le donne a fare le baby sitter e le badanti, senza avere alcun aiuto dallo Stato. Oggi il mondo è cambiato, l’aspettativa di vita per la donna è di 80 anni, a 60 sei ancora giovanissima. E’ inutile arroccarsi su posizioni non più adeguate ai nostri tempi».
    E una riforma più generale delle pensioni per finanziare gli ammortizzatori sociali?
    «Per me non è un tabù. Con la crisi che avanza e la cassa integrazione che si dilata, rischiamo di non poter dare niente a chi resta senza lavoro, ai co.co.co...certo sarebbe stato meglio non buttare i soldi su Alitalia o sull’Ici. Va benissimo la lotta all'evasione, come dice Franceschini. Ma le pensioni non possono essere un tabù».

    Fonte: Il Messaggero - Claudio Rizza | vai alla pagina
    Argomenti: Donne, pensioni, UE, europa, radicali al Governo, sindacato, cassa integrazione, crisi economica, età pensionabile, mercato del lavoro, Sacconi Maurizio, ammortizzatori sociali, crisi sociale, riforma pensioni | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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Commenti (1)

  • Inserito il 05 marzo 2009 da 31
    Cremaschi? Sindacati? Ma hanno ancora il coraggio di parlare? L'unica cosa che difendono da vent'anni a questa parte sono i loro diritti, i pensionati provenienti dall'impiego pubblico, o meglio, le loro deleghe per succhiar soldi,(la CGIL non esisterebbe senza SPI)e i lavoratori. Sì, i lavoratori. Ma quelli sempre del pubblico impiego, che di sindacati non ne hanno bisogno. La flessibilità costruita a tavolino dai politici, diventò subito precarietà e i sindacati dove stavano? A fare la triplice...Ovvero a triplicare i privilegi loro e quelli di certi politici, molti dei quali stanno ancora scrivendo leggi, hanno doppi o tripli incarichi (più qualche "lavoretto da consulente") e si dicono di centro sinistra. Per ulteriori, accurate informazioni, leggere "L'Altra Casta" di Livadiotti.

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