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Dichiarazione di Beatrice DRAGHETTI

Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Provincia Bologna (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE))  - Pres. Giunta Provincia Bologna


 

Il discorso alla presentazione dei candidati del PD del 13 marzo

  • (14 marzo 2009) - fonte: official web site - Beatrice Draghetti - inserita il 23 marzo 2009 da 21

    E’ stato opportuno, addirittura necessario promuovere questo appuntamento: abbiamo bisogno di ritrovarci in tanti, per guardare nella stessa direzione e insieme assumere e rinnovare una grande responsabilità collettiva sia per le prossime elezioni amministrative ed europee sia per dare un generoso e robusto contributo alla faticosa stagione che stiamo vivendo.

    Siamo cittadine e cittadini, amministratori e amministratrici, idealmente con la Costituzione in mano, che intendiamo esprimere l’impegno e la scelta di volere il bene di questo nostro Paese, quello tratteggiato così sapientemente dai Padri costituenti, e per questo vogliamo investire tutte le potenzialità della nostra cittadinanza.
    E’ una nuova resistenza quella a cui siamo sollecitati, non solo perché la resistenza è il profilo che caratterizza ogni cittadino responsabile, sempre, ma anche perché non ci sfugge che sono in pericolo alcuni fondamenti del nostro convivere democratico.

    Noi tutti siamo consapevoli della gravità dell’attuale momento, siamo preoccupati e anche infastiditi e offesi dalla leggerezza con cui chi ci governa affronta il momento, siamo preoccupati ma non abbiamo paura, perché la paura annebbia le prospettive e annichilisce la resistenza, anzi vogliamo essere coraggiosi per noi e per i più giovani di noi.
    Noi vediamo e soprattutto sentiamo la crisi economica, che tocca ormai inequivocabilmente anche i nostri territori. E’ una crisi, difficile per molti da analizzare e capire in tutti i suoi risvolti, ma per tutti ormai chiara nella pesantezza degli effetti, resi ancora più gravosi perché inseriti in uno spettacolo di azioni di governo incoscienti e irresponsabili, come se si continuasse a giocare ad un’economia di castelli di sabbia.

    E’ gravemente ferita e intaccata ormai la dimensione costitutiva e fondamentale della cittadinanza: il lavoro. Quello che ora si perde o non si ritrova a 30, 40, 50 anni. Quello che non trovano i giovani al termine degli studi. Intaccato anche quel prezioso patrimonio produttivo fatto di piccole e medie industrie, frutto e vanto di una laboriosità e di una genialità di intrapresa che non ha uguali nel nostro Paese. Non voglio citare numeri, ma certo siamo in presenza di ferite profonde che vogliamo non diventino mortali per le aziende in crisi.
    Noi non abbiamo dubbi su quali siano le prime e fondamentali cose da mettere in sicurezza, ad ogni costo: il lavoro e le condizioni strutturali perché le realtà che investono e producono non si fermino.

    Nella scelta irrinunciabile che le persone, i cittadini, i lavoratori sono la risorsa più preziosa di un Paese, non accetteremo mai che per effetto di chi gioca sporco con le più irresponsabili dinamiche del mercato, i lavoratori siano considerati scarti o esuberi. Se il mercato è selettivo, la politica e chi governa non può rinunciare a stare dalla parte dell’universalità dei diritti.

    Quando la crisi morde ed è messa a rischio la qualità del vivere, se vogliamo essere davvero responsabili, non ci si può esimere, oltre a tutti i provvedimenti concreti e materiali per dare risposte, dall’interrogarsi anche sul fatto che la crescita del benessere per tutti diventa più facilmente un fatto strutturale se è accompagnato da una schietta valutazione anche dei limiti. Sulle macerie di un sogno consumistico che si è trasformato in un incubo per molti Paesi del mondo, credo che sia da raccogliere il grido lanciato poco tempo fa dal Presidente dell’Irlanda, signora Mc Aleese “Consumati dal consumismo”.

    Non solo il presente e il futuro delle persone ci preoccupa, ma anche la compattezza e il buon volto delle nostre comunità, che chi adesso governa vorrebbe gestire e trattare come un campo di battaglia, dove si usa una lingua nuova che parla di nemici, difesa, sicurezza, delazioni e denunce.
    Noi amiamo le nostre comunità e le vogliamo difendere da questa destra miope e populista: le comunità sono il soggetto e il vanto della cura degli amministratori, che se ne occupano per renderle belle da guardare e accoglienti per servizi e opportunità per tutti.
    E come amministratori rivendichiamo il diritto di poter svolgere le nostre funzioni, oggi avvilite e frustrate da regole insipienti che bloccano le nostre possibilità di interventi vantaggiosi per l’occupazione e lo sviluppo.
    Noi vogliamo percorrere una strada sola, quella della convivenza, che si prende cura di persone, luoghi e spazi.
    Non sono solo parole queste.
    Il ricco tessuto di relazioni, le reti di collaborazione, le associazioni che favoriscono l’azione collettiva, il senso di solidarietà civile e dell’appartenenza sono una caratteristica del nostro territorio, che ha avuto un ruolo determinante per il suo benessere e il suo sviluppo.

    Di fronte a provvedimenti del governo che sono segno di grave degrado culturale, civile e morale noi dobbiamo riscoprire una nuova capacità di indignazione, di essere reattivi, di svegliare chi dorme. Di fronte alla progressiva erosione di diritti fondamentali non possiamo abituarci, non possiamo permettere che in maniera sonnolenta si scivoli in dinamiche discriminatorie di non troppo lontana memoria. Non voglio svegliarmi un mattino e trovare attaccato alla vetrina del fruttivendolo la nuova edizione dell’avviso “Vietato l’ingresso ai cani e agli ebrei”.

    Quando si ha paura dell’altro in quanto altro si è ad un bivio preoccupante . Certo il tessuto sociale non è più lo stesso di alcuni decine di anni fa, ma la politica non può permettersi di assecondare o cavalcare le paure, ma ha il dovere di affrontarne anche le cause strutturali.
    Questa crisi ha evidentemente conseguenze non solo materiali: quando in una famiglia entrano uno o più licenziamenti o provvedimenti di cassa integrazione si verifica uno sconquasso in termini di stili di vita, relazioni, salute. E’ quando si fa più fatica che la comunità deve mettere in moto meccanismi che permettano di tenersi stretti – e questo i nostri amministratori lo sanno e lo fanno – perché sia possibile trovare anche risposte nuove a problemi inediti. E noi sappiamo di poter contare su quel ricco capitale fatto di associazionismo e volontariato presente in tutti i Comuni, che guai se va smantellato.

    Le prossime elezioni sono una grande opportunità. Ce la possiamo, ce la vogliamo fare, tutti. Insieme. Ripartiamo da qui, cittadini e amministratori, con un impegno fresco e coraggioso, perché noi abbiamo idee, esperienze, risorse per promuovere e sostenere uno sviluppo che non perda nessuno, che distribuisca secondo pari opportunità, che faccia crescere insieme, che coniughi competitività e giustizia, che faccia della coesione la verifica del suo successo.

    Penso spesso a un’immagine un po’ lontana nel tempo, immediatamente dopo la guerra, con i padri costituenti che hanno messo nelle nostre mani quella carta preziosa dei diritti e doveri fondamentali, poi penso ai nostri nonni e ai nostri genitori che su quei valori e su quelle prospettive si sono schienati lavorando sodo per il bene comune, per la crescita collettiva. Non si può lasciar andare tutto questo in malora… non si può permettere che avventurieri e parolai scippino o saccheggino questo patrimonio di civiltà, cultura e risorse comunitarie. Adesso ci siamo noi, non abbiamo alibi, per noi e per i nostri figli.

    Mentre si compie questo scempio, non possiamo permetterci di perdere tempo in beghe.
    Dobbiamo ritrovare e consolidare motivazioni, passione, entusiasmo di costruttori, come allora.

    E non basta che ci rialziamo in piedi noi, prendiamoci vicino altre persone, strappiamole all’acquiescenza, dialoghiamo, convinciamo, facciamo crescere, condividiamo esperienze. Se abbiamo questa cultura, questa sensibilità è perché qualcuno si è dedicato a noi, proponendoci esperienze arricchenti. Abbiamo un debito, di consegnare ad altri queste esperienze.
    Il voto di giugno ha una valenza eccezionale, non solo per eleggere qua, ma per affermare che non siamo disponibili ad alcun furto di diritti e doveri. Non si può svendere questo patrimonio, perché eventualmente delusi da qualche dirigente di partito, da qualche scelta sbagliata, da qualche regola inopportuna, per farla pagare a qualcuno. E’ in gioco qualcosa di troppo importante, attorno a cui anche il PD deve ritrovare e definire coesione.
    Le prossime elezioni sono un passaggio cruciale per il PD e per tutto quel centro-sinistra che sostiene la necessità di un’alternativa di governo e non solo di piazza. Come PD abbiamo fatto un percorso dal quale non è possibile tornare al punto zero. Abbiamo vissuto passaggi convincenti assieme ad altri, onestamente, di grande disorientamento. Dobbiamo avere con noi stessi l’onestà di una riflessione che guardi avanti, a ciò che insieme possiamo costruire. Noi con i nostri valori che racchiudono la fatica della sintesi e non solo l’orgoglio, di per sé a volte sterile, dell’ affermazione ideologicamente precostituita. Noi con la necessità di ritrovare quella capacità di costruire alleanze che è propria di una laedership politica, evitando la deriva di una vocazione maggioritaria falsamente interpretata come imposizione a chi si unisce a noi. Non c’è nulla di ineluttabile e la ripresa del partito democratico parte da Bologna con le prossime elezioni amministrative. Per questo noi tutti stasera ci schieriamo coesi e volonterosi, perché è in gioco ciò che fa del nostro Paese una realtà libera, democratica, solidale.

    Fonte: official web site - Beatrice Draghetti | vai alla pagina
    Argomenti: elezioni, democrazia, pd, elezioni europee, candidati, elezioni amministrative, bologna | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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