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Dichiarazione di Silvio BERLUSCONI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI)  -  Pres. del Consiglio   (Partito: PdL) 


 

«Quel Fini mi mette in difficoltà».

  • (16 marzo 2009) - fonte: La Repubblica - Rodolfo Sala - inserita il 16 marzo 2009 da 31

    "Rimpiango il tempo in cui facevo solo l'imprenditore"

    Lesa - L'elicottero ha appena lasciato Cernobbio e l'ultimo rito a cui, sempre più suo malgrado, lui si sottopone. Stavolta Silvio Berlusconi doveva rassicurare i commercianti sfiancati dalla crisi.

    È andata, lui ha garantito "l'assonanza assoluta" del governo con le loro richieste, la platea ha applaudito. Ma solo adesso, in volo verso il buen ritiro del lago Maggiore, si distende davvero. Allunga le gambe sul sedile di fronte, guarda il mondo dall'alto e gli viene un sorriso triste. L'ha detto già a Villa d'Este, "rimpiango il tempo in cui facevo solo l'imprenditore", ma è il caso di ribadire: "Il modus operandi dei politici è molto diverso dal nostro". Tutti i politici, mica solo quelli dell'opposizione. Fini, per esempio, messo in croce due ore prima da Formigoni per problemi di successione: "Ora che riveste un ruolo istituzionale - pensa a voce alta il premier - deve dimostrare di essere sempre sopra le parti; su quel ruolo ha investito tutto". Che poi faccia bene a comportarsi così, è un altro discorso: "Posso anche capirlo, ma questo a volte fa emergere momenti di difficoltà".

    Poi c'è Bossi, pure lui con i suoi smarcamenti e con quel suo "desiderio" di portare un leghista (e non l'azzurro Romele) alla guida della Provincia di Brescia. Un "desiderio" che impedisce di chiudere in fretta l'accordo nel centrodestra per le amministrative di giugno: "Qualcuno fa problemi perché anche a Milano c'è un candidato del Pdl, ma è solo per avere altro". Per esempio una poltronissima alla Fiera di Milano.

    Insomma: anche i leghisti hanno imparato bene i trucchi della politique politicienne, ma almeno "loro sanno stare sul territorio". Per non dire di Tremonti, che costringe il Cavaliere (parole sue) "a farmi concavo per evitare le curve". Il superministro a Cernobbio ha dato forfait, per evitare nuove polemiche. Anche questo fa parte del rito, del teatrino.

    E in questa domenica trascorsa tra due laghi, dopo una telefonata con Emma Marcegaglia ("è stata male interpretata, abbiamo anche scherzato") Berlusconi si concede il lusso di arrivare a Cernobbio con la faccia scura, quasi tirata. Il corpo parla e lui, seduto e silente a fianco di Carluccio Sangalli, dice abbastanza: si agita sulla sedia, sistema la cravatta, si tocca il naso, fa qualche impercettibile sbuffo, picchetta il tavolo con la penna. E, mai visto prima, prende appunti prima di intervenire.

    "Si è stufato", confida un sodale della prima cerchia. Un po' si sente. La nostalgia dichiarata per il mestiere dell'imprenditore fa il paio con i lamenti per lo stato in cui versa la pubblica amministrazione: "Quando voglio una lettera in fretta, la faccio fare alla mia Marinella". Meglio la segretaria privata degli uffici dominati da una "burocrazia costosa e inefficiente".

    Ma lui si tira fuori: "Utilizzo i soldi pubblici come se fossero miei, scrivo gli appunti sul retro bianco di fogli già usati". Ma "il sistema è bloccato", e anche nella sua metà campo politica le cose non marciano al meglio. Troppi sgomitatori con il peccato originale della politica vissuta come professione. Largo ai giovani della sua squadra, loro sì che sono bravi. Su tutti Angelino Alfano, in odore di delfinato, poi la "determinatissima" Gelmini, la Brambilla che tra un mese sarà ministro, Fitto e la Prestigiacomo. Qualcuno di buono ci sarebbe pure a sinistra. Non Franceschini: "Rispetto a Veltroni non è cambiato niente". Però "di là ho molti amici, che invito sempre a venire con noi". Magari non Prodi, omaggiato di un inusuale "poverino": "È per colpa dei Verdi che il suo governo non ha fatto le infrastrutture".

    Meno male che c'è la politica estera, che impegna "il 60 per cento della mia attività". A parte i commissari Ue che si permettono di criticarlo, rendono quindi necessario "riorganizzare" il governo comunitario, fuori dal cortile italiano sì che lo apprezzano. Gheddafi, per dire, gli ha regalato "tre cammelli, il maschio è alto tre metri e l'unico posto dove lo posso mettere è l'anticamera".

    L'elicottero atterra su Villa Campari, sponda piemontese del lago Maggiore. Quanto gli piace questo posto, eppure è solo la seconda volta che ci viene, dopo il compleanno in famiglia del 29 settembre. Allora c'era Veronica, c'è anche adesso. Era all'indomani del derby vinto dal Milan, e va bene ancora: cinque pappine al Siena. Queste sono vere soddisfazioni, altro che la gabbia dorata del potere. E si può perfino essere generosi: "Contro il Manchester tifavo Inter, a cui invidio tantissimo un campione come Maicòn".


    Fonte: La Repubblica - Rodolfo Sala | vai alla pagina

    Argomenti: centrodestra, burocrazia, crisi governo prodi, Marcegaglia, Governo Berlusconi, Fini Gianfranco, elezioni amministrative 2009, presidente della Camera, crisi politica | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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