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Energia pura dalle alghe. «Un intervento che inseriremo certamente nel piano energetico comunale»
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(24 marzo 2009) - fonte: La Nuova di Venezia e Mestre - Roberta De Rossi - inserita il 24 marzo 2009 da 31
Rivoluzionario progetto per realizzare una centrale a biomasse.
Dieci ettari di terreno tra le ciminiere e i silos di Porto Marghera, trafitti da centinaia di tubi di plastica trasparente alti 8 metri, ripieni di alghe: diatomee monocellulari che grazie alla fotosintesi crescono un milione di volte in più di quanto accade in natura. 120 mila tonnellate l’anno di biomassa che i 4 mila gradi di calore sprigionato da torce al plasma create dalla Nasa per testare gli Shuttle, riporta allo stato di molecole d’idrogeno e monossido di carbonio, carburante verde al 100% per alimentare una particolare turbina General Electric, mentre lo scarto di anidride carbonica servirà ad alimentare nuove alghe. Ciclo chiuso.Queste le caratteristiche della prima centrale elettrica verde del mondo, capace di produrre 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, ad emissioni zero, 50 Mw di purissima energia, utilizzandone un quinto per alimentarsi: Venezia ne consuma 80-100, il porto veneziano una decina. Ed è proprio il porto uno dei protagonisti di un’avventura che promette «L’incredibile, ma vero»: produrre energia senza danneggiare l’ambiente, anzi, arrivando a liberare ossigeno. A firmare il progetto sarà la nuova società eNave (Energia dalle alghe per Venezia): 51% Autorità portuale, 49% Enalg, la società che si è assicurata la commercializzazione in Italia del brevetto di Solena Group, che in Spagna si sta applicando alla produzione di biokerosene per l’aviazione.
A «mettersi in società», due ex ministri del centro sinistra: Paolo Costa, presidente dell’Autorità portuale, e Willer Bordon, Ad di Enalg, che ha creato con l’amico imprenditore Giancarlo Gigli.
La prima centrale elettrica pulita e senza le rotture di carico giorno-notte del fotovoltaico, potrebbe essere operativa in due anni. E qui iniziano i condizionali, perché tra il sogno e la realtà c’è da mettere nel conto l’iter delle autorizzazioni (compresa la Via nazionale) e i finanziatori per i 200 milioni di investimento. «Da Venezia può partire una rivoluzione energetica mondiale nell’ambito delle fonti rinnovabili: sono sicuro che gli investitori faranno al coda», dice Paolo Costa, «come porto abbiamo due obiettivi: l’autosufficienza energetica e la riduzione delle emissioni di Co2, comprese quelle prodotte dalle navi agli ormeggi.
In futuro, il fine è il cold ironing, il collegamento elettrico delle navi, senza più emissioni in atmosfera, ma stiamo lavorando anche ad un progetto di fotovoltaico per 32 Mw». «Per un paio di settimane ho cercato di scoprire quale fosse il “trucco” perché mi sembrava un progetto incredibile, alla fine mi sono arreso», sottolinea Bordon, «è una tecnologia rivoluzionaria: non ha l’instabilità delle altre fonti rinnovabili come sole e vento, cattura l’anidride carbonica e rilascia ossigeno, è un impianto a filiera cortissima, che non incide sul traffico».
«Un intervento che inseriremo certamente nel piano energetico comunale», sottolinea l’assessore Pierantonio Belcaro, «i rilievi di Comune e Arpav sulla qualità dell’aria testimoniano che il porto produce Pm10 più di tutto il traffico automobilistico urbano ed extraurbano».
Per alimentare a bioenergia tutte le navi dello scalo - che consumano 85 Mw - di centrali ne servirebbero addirittura due, ma già far partire la prima sarebbe una vera rivoluzione: «Sono ottimista: chi può dirci di no?», conclude Costa.
Fonte: La Nuova di Venezia e Mestre - Roberta De Rossi | vai alla pagina » Segnala errori / abusi
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Inserito il 24 marzo 2009 da 31
Le tecnologie per le energie del futuro prossimo ci sono. E anche gli amministratori attenti all'ambiente e rivolti alla vera fonte rinnovabile: l'innovazione. Da Venezia, intesa come area metropolitana, un'indicazione di buona politica.
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