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Dichiarazione di Luca ZAIA

Alla data della dichiarazione:  Ministro  Politiche Agricole e Forestali (Partito: Lega) 


 

«Si chiude la guerra del latte» - INTERVISTA

  • (25 marzo 2009) - fonte: Il Gazzettino - Ario Gervasutti - inserita il 25 marzo 2009 da 31

    «Non sarà una sanatoria».

    Luca Zaia sta per entrare in aula alla Camera e scioglie i muscoli come un corridore. La "gara" cominciata lunedì pomeriggio e che si concluderà probabilmente stasera o domani mattina è in effetti una maratona. Una sfida partita (male) nel 1984 quando l’Italia contrattò con il resto d’Europa quote di produzione di latte assurdamente basse, dando vita a una "guerra tra poveri" allevatori con corredo di multe, blocchi autostradali, scontri, proteste, fallimenti. Finché è arrivato il ministro leghista veneto, che ora vede il traguardo della nuova regolamentazione delle quote latte. Ma sempre con l’accompagnamento di polemiche.
    Teme sgambetti all’ultimo metro?
    «Sono sereno, perché il provvedimento che la Camera si appresta a votare dopo il "via libera" del Senato recepisce le tre istanze più importanti».
    E quali sono?
    «La prima: non aumentare la produzione complessiva di latte, perché il prezzo è precipitato e a fronte di costi di produzione in Italia di 34-35 centesimi al litro, il mercato è invaso da latte straniero che costa 18-22 centesimi. E purtroppo l’Italia compra la metà dei 20 milioni di litri consumati. Quindi le nuove quote che ho ottenuto in sede di trattativa con Bruxelles saranno distribuite a alllevatori che devono legittimare produzioni già in essere».
    Seconda istanza?
    «Questa non sarà una sanatoria. A differenza del 2003, la rateizzazione del pagamento delle multe prevede l’applicazione di interessi fino al 6%. Lo Stato incasserà un miliardo e 671 milioni di euro da 8.404 aziende, delle quali 4.264 ancora in produzione. Chi non pagasse anche una sola rata, perderebbe la titolarità delle quote. E per "scoraggiare" i produttori illegali abbiamo introdotto due clausole: se si produce senza quota, la multa è aumentata del 150% e le quote non si potranno vendere».
    Ultima istanza?
    «Dare una mano a chi si è indebitato, e per questo abbiamo stanziato un fondo di 500 milioni».
    C’è un’alternativa a questa soluzione?
    «Le quote "ricevute" da Bruxelles sarebbero distribuite alle Regioni che le cederanno a produttori per aumentare ancora le quantità di latte facendo precipitare ulteriormente il prezzo. Ciò significherebbe per molte aziende finire a gambe all’aria. E le aziende che devono pagare le multe fallirebbero, con un doppio risultato: lo Stato non recupererebbe 1 miliardo e 600 milioni dovuti e si perderebbe il 25% della produzione, che è la quota oggi rappresentata dalle aziende coinvolte dal provvedimento».
    C’è chi l’ha definita una "guerra tra poveri": chi in passato non ha sforato le quote o chi ha già pagato le multe non capisce perché oggi si agevolino coloro che comunque hanno "splafonato". Confagricoltura e Cia rimangono contrarie.
    «Capisco chi invoca la legalità: conosco padri in lotta contro i figli. Nel decreto però c'è scritto che la distribuzione delle quote avverrà al netto di quelle vendute: ovvero, se uno produce 100 e ha venduto 100 riceverà zero. Ma sentir gridare alla sanatoria chi ha rateizzato (a interessi zero) nel 2003 mi fa cadere le braccia. È ovvio che a qualcuno crea imbarazzo vedere uno che arriva e in 9 mesi fa una legge che risolve una situazione aperta da 10 anni: ma non è mica colpa mia se ho portato a casa dall’Unione europea nuove quote da mettere sul tavolo della trattativa. E non accetto di essere usato come un capro espiatorio per un mercato asfittico. Il problema dei prezzi è legato al fatto che la Lituania produce a 18 centesimi di euro al litro, l’Ungheria a 20: il Parmigiano oggi è a 7,20 euro al chilo, mentre 22 mesi fa è stato messo a stagionare a 8.80. Il decreto non c’entra nulla».
    Com’è che siamo invasi da tutto questo latte "straniero"? Non si può far niente per riequilibrare la situazione?
    «Nel 1984 quando si fece il negoziato sulle quote da assegnare a ogni Paese, l’Italia fu l’unico Paese che si portò a casa una quota pari alla metà del fabbisogno nazionale. Così siamo diventati terra di conquista. Ma è vero che c’è il rischio che importando molto latte straniero "per magia" diventi italiano: perciò anche in queste ore stiamo facendo molti controlli. Vogliamo capire se davvero i conti tornano...».
    Ma è vero o no che è un decreto "per pochi amici"?
    «In Veneto ci sono 4.900 stalle, e 2.770 sono quelle coinvolte dal provvedimento. In Italia su 40mila aziende, saranno interessate 17.214. Che, ripeto, rappresentano il 25% della produzione nazionale. Che facciamo, le distruggiamo?».
    E i produttori corretti che in passato si sono indebitati per acquistare le quote?
    «C’è un Fondo che si alimenta con 25 milioni di euro e che da subito ci permette di ristrutturare 330 milioni di debiti contratti dagli allevatori. E nei Piani di Sviluppo rurale delle Regioni ci sarà la possibilità di investire nelle produzioni lattiere, con una dotazione di 420 milioni di euro».

    Fonte: Il Gazzettino - Ario Gervasutti | vai alla pagina
    Argomenti: UE, europa, agricoltura, quote latte, unione europea, allevamenti, produzione agricola | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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