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«Marghera, Galan convochi un tavolo»
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(01 aprile 2009) - fonte: La Nuova di Venezia e Mestre - Gianni Favarato - inserita il 01 aprile 2009 da 31
Sono pronto a collaborare su bonifiche e riutilizzo delle aree. Commissario o agenzia? «L’importante è rilanciare la zona industriale»
Un commissario straordinaro come quelli che hanno permesso la realizzazione del Passante e lo scavo dei canali portuali? Oppure una «agenzia» o la «società mista» capace di coordinare e realizzare i progetti di riutilizzo delle aree di Porto Marghera? Negli ultimi giorni, sulla scia delle notizie di nuove chiusure di attività produttive, il problema delle mancate bonifiche e delle aree inutilizzate a Porto Marghera, è tornato d'attualità.Un’area «ideale». Ai bordi della laguna esiste il più grande area portuale e industriale d’Italia, al primo posto della lista dei «siti d’interesse nazionale da bonificare» riconosciuti da un’apposita legge dello Stato che sta garantendo un afflusso, seppure insufficiente, di finanziamenti. Oltre 2 mila ettari di terreni - lambiti da canali banchinati con centinaia di capannoni, strade e binari ferroviari - in buona parte abbandonati dalle industrie chimiche e siderurgiche e ora inutilizzato e da bonificare. Un sito già infrastrutturato e decisamente concorrenziale rispetto il Quadrante di Tessera o Veneto City a Dolo, tutti da realizzare. Un luogo «ideale» per far logistica, insediare nuove attività industriali avanzate e sostenibili, centri di servizio e ricerca e, volendo, grandi centri commerciali specializzati, fiere, poli per la moda e nuovi distretti economici da aggiungere a quelli già avviati al parco tecnologico e scientifico Vega di Marghera.
Le cose da fare. Il fatto è che, Vega a parte, gran parte delle aree - in maggioranza di proprietà dell’Eni - dismesse dalle industrie chiuse nel corso degli ultimi vent’anni non sono ancor state bonificate e restano inutilizzate. Eppure, già da dieci anni è stato messo a punto in Regione il «Master plan» che fotografa, metro per metro, tutto il «sito di interessa nazionale» di Porto Marghera - con migliaia di carotaggi del sottosuolo per stabilirne il grado di contaminazione da inquinati di origine industriale - e delinea le procedure da adottare nelle aree da bonificare (con interventi più o meno radicali, a seconda del nuovo utilizzo) e quella da metterle semplicemente in sicurezza.
Caos di leggi e competenze. Sul riutilizzo di aree industriali dismesse e pesantemente inquinate da oltre 600 diverse sostanze tossiche decreti, leggi e norme non mancano di certo, anzi - come denunciano sia le istituzioni locali veneziane che le associazione imprenditoriali - ce ne sono fin troppe e tra loro spesso e volentieri molto contraddittorie. Oltre tutto, i «soggetti» istituzionali preposti a intervenire - ministeri, Regione, Comune, Provincia, Autorità Portuale, Magistrato alle Acque, Salvaguardia, Arpav, ecc. - e le rispettive competenze spesso si accavallano, creando un labirinto di autorizzazioni che oltre a frenare anche i più entusiastici progetti, aumentano tempi e costi di riutilizzo delle le aree.
Chi deve fare cosa. La richiesta di un commissario straordinario o di un’agenzia con poteri altrettanto straordinari - invocata un po’ da tutti a Venezia - deriva proprio dal caos legislativo e dalle «infinite» competenze del ministero dell’Ambiente che nella persona del direttore Giancarlo Mascazzini, sta continuando a chiedere ai proprietari, vecchi o nuovo, delle aree da bonificare, risarcimenti e contributi per mettere in sicurezza i suoi inquinati, la laguna e le falde sotterranee. Secondo l’assessore regionale, Renato Chisso «bisogna creare una struttura che abbia al suo vertice un personaggio di spessore internazionale con l’autorità necessaria a reperire le aree dell’Eni e di altri soggetti, per bonificarle e collocarle sul mercato».
«Per fare ciò - aggiunge Chisso - non può bastare un tecnico dell’amministrazione pubblica, come si è fatto per la realizzazione del Passante autostradale e per lo scavo dei canali portuali e la sitemazione dei fanghi. Ci vuole, invece, un personaggio di spessore internazionale, capace di mobilitare l’interesse di grandi investitori, a capo di una società o agenzia dotata degli strumenti e delle risorse necessari per intervenire su una questione così complessa». Dal canto suo, l’Eni di Paolo Scaroni fa sapere attraverso l’ufficio stampa veneziano, di «non essere contraria a qualsiasi iniziativa che possa accelerare i processi di autorizzazione degli interventi nelle aree». E a proposito di chi o quale struttura debba gestire il riutilizzo delle aree, Eni aggiunge che ciò «è di esclusiva competenza e scelta delle istituzioni pubbliche». L’assessore comunale, Laura Fincato, fa notare che «bisogna fare i conti con i proprietari delle aree e in particolare con i più importanti, cioè Eni e Autorità Portuale».
«Quel che si deve assolutamente fare e presto - precisa l’assessore - riguarda innanzitutto la struttura da creare, chiamiamola società o agenzia ma quel che importa è che abbia poteri e le sia riconosciuto da tutti il ruolo di cordinatore e promotore degli interventi, pubblici e privati che siano». A parere dell’assessore provinciale, Ezio Da Villa «l’idea di commissario per le bonifiche è solo «una boutade», quel che serve è «una programmazione pubblica, condivisa inevitabilmente con Eni, che consenta di superare l’inutile burocrazia, sbloccare risorse e obbligare i soggetti restii a intervenire».
«Lo dico da anni - osserva a sua volta il sindaco Massimo Cacciari - che ci sono troppe leggi e competenze, mentre mancano poteri effettivi a chi, come noi enti locali, vorrebbe intervenire. Se si fa qualcosa, ecco che arrivano i veti del ministero dell’Ambiente e scattano ricorsi. L’unica via d’uscita da questa situazione è l’individuazione di un soggetto o di un organismo dotato di poteri effettivi, in grado di decidere e di attuare quanto stabilito».
Certo, ammette Cacciari, a Porto Marghera esistono così tante competenze istituzionali e soggetti proprietari di questa o quell’area, che è difficile, per non dire impossibile, ipotizzare la creazione di un «commissario straordinario» sull’esempio di quelli creati per il Passante per lo Scavo dei canali portuali o per prevenire gli allagamenti a Mestre e Marghera. «Dobbiamo inventare un sistema d’intervento, qualunque sia, che, comunque abbia dei poteri commissariali capaci di bypassare le forche caudine di leggi e procedure - conclude Cacciari, confessando di essere stanco di ripetere le stesse cose che poi non si realizzano -. Io sono pronto a sedermi in qualsiasi tavolo purché si arrivi, una buona volta a decidere. Se il presidente Galan è d’accordo, lo convochi lui questo tavolo, sennò se lo faccio io, come ho già fatto, mi accusano di protagonismo e poi boicottano ogni iniziativa».
Fonte: La Nuova di Venezia e Mestre - Gianni Favarato | vai alla pagina » Segnala errori / abusi