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Dichiarazione di Silvio BERLUSCONI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI)  -  Pres. del Consiglio   (Partito: PdL) 


 

"Le regole? Ci penseremo noi al G8"

  • (02 aprile 2009) - fonte: La Stampa - Augusto Minzolini - inserita il 02 aprile 2009 da 4110

    Mentre Silvio Berlusconi incontra il primo ministro giapponese, Taro Aso, in una delle salette del Claridges di una Londra attraversata da gruppi di contestatori contro il G20, nella hall dell`albergo il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, spiega da osservatore quello che c`è dietro al braccio di ferro che divide Londra, e più formalmente Washington, da Parigi e Berlino su quello che dovrebbero fare i governi dei grandi della terra per fronteggiare la crisi economica. «Forse a qualcuno potrà sembrare strano racconta - ma i governi di destra sono quelli che vogliono intervenire con maggior forza, stabilire regole ferree per evitare che si ripeta quanto è successo, mentre quelli di sinistra, specie gli inglesi, non toccherebbero nulla. Anche Tremonti è un convinto interventista».

    Sul fatto che il ministro dell`Economia italiano sia uno dei campioni della scuola che vuole a tutti i costi delle nuove regole efficaci non ci sono dubbi. Su questa posizione il nostro paese è schierato da tempo. Lo stesso Cavaliere qualche settimana fa in un incontro con il Presidente Napolitano aveva fatto questo ragionamento:
    «Soldi per intervenire non ne abbiamo tanti. Quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto. Quello, invece, su cui noi italiani possiamo lavorare con efficacia, sono le regole».
    Una tesi che ha tra i suoi ispiratori proprio Tremonti, il quale considera questo capitolo fondamentale per mettere in piedi una strategia efficace contro la crisi. Né il ministro dell`Economia si sorprende più di tanto dell`atteggiamento di Londra. Anzi.
    «I laburisti - osserva - sono succubi della cultura della City. Fa parte della cultura inglese. La preghiera della City, è del`700, si conclude con la richiesta a Dio di mantenere la "financial stability". Seguita dall`amen. A quell`epoca invece di pensare ai raccolti già pensavano a questo».

    Già, non potrebbe essere altrimenti: l`economia inglese è la finanza. Se Obama tenta di essere più autonomo, gli inglesi non possono. E quello che sta avvenendo al G20 è la fotografia di questa condizione: Brown preferisce spostare l`attenzione più sull`aumento di risorse al Fmi, sulle politiche di stimolo fiscale; svicola, invece, il tema delle regole e la questione dei paradisi fiscali. Loro ce l`hanno in casa. Esattamente il contrario del cancelliere Merkel e del presidente francese Sarkozy. Quest`ultimo ha addirittura minacciato di lasciare Londra se non sarà data una soluzione alla questione. La reazione ha anche una sua ratio mediatica:
    «I1 presidente francese - confida uno dei membri della delegazione italiana - ha bisogno di portare a casa un risultato che anche al bar capiscano:
    è più facile parlare alla gente della fine dei paradisi fiscali che non dei nuovi soldi a disposizione del Fmi».
    Un atteggiamento più che comprensivo se si pensa che in questo momento in Francia gli operai rapiscono padroni e manager.

    E l`Italia? Siamo vicini a francesi e tedeschi. In fondo anche noi ci siamo battuti per la creazione di blacklist che facciano la radiografia della condizione di ciascun paese: nella lista nera i paradisi fiscali senza controllo, isole Cayman e dintorni; in quella grigia paesi come la Svizzera, il Lussemburgo, l`Austria; in quella bianca le anime candide. Solo che in quella grigia finirebbero tanti paesi europei. E potrebbe essere un problema: qualcuno, come la Svizzera, potrebbe ricordare che si è attenuta agli standard europei. «La verità - racconta Tremonti - è che quando siamo arrivati all`intesa è l`Europa che si è avvicinata alla Svizzera, non il contrario».
    Per cui dal punto di vista dei contenuti non ci sono dubbi sulla nostra collocazione. E` probabile, però, che in questo vertice manterremo una posizione più defilata rispetto a tedeschi e francesi. Almeno in apparenza.
    Questa. almeno sembra essere l`intenzione del Cavaliere che ha una sua logica. Intanto se il G20 non porterà a casa un piano efficace,l`appun- tamento del G8 diventerà ancor più fondamentale. In secondo luogo, proprio per poter strappare di più a La Maddalena, proprio per poter svolgere il ruolo di mediatore al meglio, il Cavaliere ora non può raffreddare più di tanto i rapporti con gli inglesi.
    Ecco perché Berlusconi non si lascia andare alle dichiarazioni plateali di Sarkozy. «In questo vertice - si è limitato a dire - credo che qualche decisione sarà presa. Vi ricordo però che al G8 noi porteremo come nostra proposta il Global Standard e cioè una legislazione internazionale per il mondo della finanza e dell`economia. Quindi il G20 qualche cosa la comincerà a fare ma è al G8 che si pensa verrà redatto il nuovo codice».

    Il premier italiano, quindi, almeno in questa occasione non sembra intenzionato a partecipare più di tanto alle polemiche tra i grandi. Ha una posizione defilata come quella che ha Obama per altre ragioni: in fondo al Presidente Usa farebbe più che co- modo che Sarkozy e la Merkel gli regolassero i conti con Wall Street.
    Un atteggiamento che il premier italiano può permettersi. Non è sotto i sondaggi come il presidente francese: «Sono al 66,4%» è il dato con cui ha salutato il primo ministro giapponese. Tant`è che ieri ha voluto dimostrare di non essere per nulla interessato alla solita corsa tutta europea dell`incontro con Obama:
    «Non lo abbiamo chiesto perché non ci sono argomenti nuovi su cui intrattenerci».

    Fonte: La Stampa - Augusto Minzolini | vai alla pagina

    Argomenti: G8, europa, finanza, ministro Economia, Tremonti Giulio, FMI-Fondo Monetario Internazionale, Obama, francia, Sarkozy, economia globale, G 20 | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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