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«II 25 aprile è la festa della Liberazione, il nome non si tocca». «Adesso Berlusconi fermi la legge su Salò»
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(26 aprile 2009) - fonte: Il Mattino.it - Maria Paola Milanesio - inserita il 26 aprile 2009 da 31
Ora il Pd chiede un atto concreto. Dopo l’apprezzamento per il discorso pronunciato dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Onna, il segretario democratico Dario Franceschini invita il Cavaliere a far ritirare la proposta di legge che equipara repubblichini e partigiani.«Siano coerenti, questo è il passo da compiere fin dalle prossime ore», incalza il leader del Pd. Berlusconi, però, fin dalla mattinata aveva evitato di prendere direttamente posizione su quel provvedimento - nove articoli, primo firmatario il socialista Lucio Barani, relatore Edmondo Cirielli - che da giugno è in commissione Difesa a Montecitorio.
Nove articoli che prevedono l’istituzione dell’Ordine Tricolore e, di fatto, assegnano onorificenze e vitalizi a tutti coloro che combatterono tra il 1940 e il 1945, siano essi repubblichini, ex deportati o partigiani. Una proposta che crea sconcerto e sdegno nell’opposizione, perché - spiega Franceschini - «c’era chi era dalla parte giusta e chi combatteva per una causa drammaticamente sbagliata». «Un conto è il rispetto umano, un conto l’equiparazione. E lo dico io, con mio padre partigiano che ha sposato la figlia di un repubblichino», conclude.
Su questo punto non si può transigere, dice il Pd compatto. E perché non ci sia dubbio alcuno Massimo D’Alema sottolinea che «chi ha combattuto per Salò, lo ha fatto contro il nostro Paese e quindi non si può mettere sullo stesso piano la Resistenza e Salò».
«La pietà è per tutti, la riconoscenza solo per chi ci ha dato la libertà. Non si azzardino a proporre norme in contraddizione con questo semplice principio», incalza Pierluigi Bersani. Contro il muro eretto dal Pd si infrange anche l’ipotesi lanciata da Berlusconi di trasformare la Festa della Liberazione in Festa della libertà, in modo da «togliere a questa ricorrenza - dice il premier - il carattere di contrapposizione».
«Quel nome lo hanno deciso i nostri padri e non si tocca», è lo stop di Franceschini.
«Il 25 aprile è la Festa della Liberazione, come il 2 giugno è la Festa della Repubblica, come il 25 dicembre è la festa del Natale. Qualcuno pensa forse di cambiare nome alla festa del 2 giugno o del 25 dicembre? No. E perché si dovrebbe cambiare il nome alla festa del 25 aprile? Cos’altro si dovrebbe festeggiare se non la liberazione dal nazifascismo», è il ragionamento chiaro di Rosy Bindi.Anche il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini considera l’idea inaccettabile: «Il 25 aprile è la festa della Liberazione e tale deve rimanere. Non vedo il bisogno di revisionismi storici. Se proprio dobbiamo istituire la festa della Libertà allora si può fare il 18 aprile», perché in quella data - nell’anno 1948 - si svolsero le prime elezioni politiche democratiche. Casini, anche lui ieri presente a Onna, invita tutti all’unità, tanto più in un momento così tragico come quello vissuto dagli abruzzesi, colpiti dal terremoto.
Se Pd e Udc sottolineano la novità nelle parole di Berlusconi, sinistra e Idv rimarcano la loro preoccupazione di fronte a questo governo. «Un 25 aprile non fa primavera. Bisogna difendere la Costituzione che dopo anni è in pericolo. Non sono d’accordo sull’idea del ”volemose bene”». Per il governatore della Puglia Nichi Vendola «questa riconciliazione non ha senso, perché non si possono equiparare i partigiani chi stava con Salò; è un brutto revisionismo».
E dalla parte di chi combatte per la liberazione dai nazifascisti si schiera anche il ministro dell’Interno Roberto Maroni che ieri ha celebrato il 25 aprile a Varese, con un gruppo di allievi delle scuole elementari: «Bisogna preservare la memoria di quegli avvenimenti e della lotta contro nazisti e fascisti».
Fonte: Il Mattino.it - Maria Paola Milanesio | vai alla pagina » Segnala errori / abusi