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Dichiarazione di Umberto BOSSI
«Bravo Berlusconi, via la legge pro-Salò. Inutile fare norme sulla storia, io vengo da una famiglia di partigiani»
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(28 aprile 2009) - fonte: Il Gazzettino - Andrea Bianchi - inserita il 28 aprile 2009 da 861
È «inutile» legiferare sulla storia: Umberto Bossi approva la decisione del premier di far ritirare la proposta di legge che equiparava partigiani e repubblichini. Nel frattempo aumenta l’imbarazzo del Pd: a due giorni dal fatidico 25 aprile, la sfida al Cavaliere del segretario Franceschini si è trasformata in un boomerang. Il presidente-partigiano, con tanto di fazzoletto della «leggendaria» brigata Maiella, si è impadronito anche del 25 aprile e Franceschini è costretto ad alzare ancora l’asticella: «Berlusconi dica chiaramente che non proverà più a cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza».
Il leader della Lega accoglie dunque con favore la decisione di bloccare la contestatissima proposta di legge sull’«Ordine del tricolore» presentata dall’ex sindaco di Aulla Lucio Barani, famoso per aver eretto il primo monumento a Bettino Craxi, «Statista, esule e martire». Per Bossi, «è inutile fare disegni di legge sulla storia. Io - aggiunge - vengo da una famiglia partigiana, sia io che mia moglie. Il nonno di mia moglie salvò molti ragazzi a Varese, molti ebrei portati in Svizzera. Poi lo hanno portato nella cava dei morti, il 25 aprile va ricordato. La storia è storia, è inutile fare disegni di legge sulla storia. Se una cosa è importante viene ricordata indipendentemente dalla legge». Il Senatùr, pur masticando amaro, prende atto anche del mancato ripristino della norma che avrebbe consentito di trattenere gli immigrati clandestini per sei mesi nei Cie: «Cambiare la legge in tempi brevi non è possibile», afferma. «Non lo so, forse nella prossima legislatura. Sarà la gente a dare dei giudizi in cabina elettorale alla sinistra e all'Udc, a quelli che volevano i voti degli immigrati». Anzi, aggiunge, «raccomanderò alla gente in tutte le piazze di non votare chi vuole distruggerci». L’appello di Bossi a non votare Udc, annota il portavoce centrista Antonio De Poli, «non lascia spazio alle aperture provenienti dal Carroccio veneto di un possibile apparentamento con noi in alcune province».E si ferma, dunque, la proposta Barani di parificazione tra partigiani e repubblichini: «Ci mancherebbe altro - dice il primo firmatario - Berlusconi ha fatto bene a non permettere all'opposizione di strumentalizzarla, mi ha chiamato l'altra mattina e io, come Garibaldi, ho risposto "obbedisco"». Barani se la prende con i «massimalisti» che hanno strumentalizzato un testo «firmato anche da tre deputati del Pd, tra cui l’ex sindaco di Brescia Corsini». Pronta, però, la smentita degli interessati, Corsini, Narducci e il veronese Fogliardi: «A noi - spiegano in una nota - era arrivato inizialmente nelle caselle di Montecitorio un testo che non faceva alcun riferimento all’equiparazione ma che, in un secondo momento, è stato modificato senza che noi fossimo avvisati e sul quale, del tutto illegittimamente, le nostre firme sono rimaste. Abbiamo dunque ritirato il nostro consenso con una lettera inviata al presidente della Camera e lo abbiamo fatto prontamente, non aspettando febbraio».
Nel Pd si sta anche facendo il bilancio della sfida sul 25 aprile lanciata da Franceschini. E non è un bilancio positivo. Mentre i democratici mormorano, Silvana Mura (Idv) evidenzia «il saldo negativo» dell’operazione, ormai trasformata «in un boomerang» per chi l'ha promossa, «dal momento che ha consentito a Berlusconi, in cambio di una svoltina, di lanciare una proposta assolutamente inaccettabile come quella di modificare il nome dell'anniversario della liberazione. Una proposta - aggiunge - della quale non tutti hanno colto la portata dirompente e revisionista. Già questo basterebbe, se poi si aggiunge che la presenza alle celebrazioni del 25 aprile ha consentito al premier di rilanciare l'offensiva sulle riforme costituzionali che tutti ben conosciamo. La sensazione di aver assistito ad un clamoroso autogol che certamente poteva e doveva essere evitato è davvero fortissima». Franceschini è dunque costretto a rilanciare chiedendo che il premier «si impegni a non cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza». Una risposta a Franceschini arriva dal capogruppo della Lega Nord, Bricolo: «Questa è la settimana dell'approvazione definitiva del federalismo fiscale. Una riforma che cambierà il Paese e che abbiamo costruito dialogando con tutti, anche con l'opposizione».
Fonte: Il Gazzettino - Andrea Bianchi | vai alla pagina » Segnala errori / abusi