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Dichiarazione di Beatrice DRAGHETTI

Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Provincia Bologna (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE))  - Pres. Giunta Provincia Bologna


 

Il discorso di Draghetti pronunciato il 7 maggio al Palacongressi

  • (08 maggio 2009) - fonte: www.beatricedraghetti.org - inserita il 13 maggio 2009 da 21

    Questa sera è ritagliata tra tutte le altre sere, in cui siamo in giro per la campagna elettorale. E non solo le sere. Grazie per questa compagnia eccezionale di persone che siete voi, abituati a non risparmiarvi mai, in mille modi, e che credete che questo dedicarsi sia assolutamente normale, perché cresciuti nella convinzione che non si può essere avari di energie e di tempo, quando sono in gioco questioni decisive per il bene di una città e di un Paese. Grazie.

    Poiché stiamo facendo una strada insieme per andare e arrivare dalla stessa parte, vorrei condividere - appena un accenno - un’impressione che non riguarda tanto i numeri, quanto piuttosto un sentire, un atteggiamento che mi sembra necessario non sottovalutare.
    Mi sembra che qualcosa in giro ci sia di appannato, minore slancio, una voglia di reazione più compressa, scelte dichiarate di voler lasciar perdere, p.e. non andando a votare.
    Tutto questo reclama assolutamente un impegno di ri-animazione.
    Ci diciamo, e ne siamo convinti, che dobbiamo vincere, che la vittoria dalle nostre parti ha un significato e una valenza particolari.
    Sono sempre più convinta che vincere è poco, e soprattutto poco sicuro per il futuro, se interpretiamo la vittoria solo in termini di numeri.
    Berlusconi, e non da adesso, non ha vinto solo nelle urne, ha vinto nella testa della gente, anzi prima lì poi nelle urne: un certo modo di pensare, un fenomeno culturale è diventato un fenomeno politico, che non mi sembra per ora troppo in pericolo.
    Io sono preoccupata per una sonnolenza e un’acquiescenza diffuse, ma anche per un’insofferenza o semplicemente un disagio di tanti che però non si concretizza in progetto e reazione, ma rimane nelle parole e si esprime magari in un rigetto di ciò che è politica, partiti e vita pubblica. Questi, e non lo dico io, sono soprattutto nel nostro campo. Noi dobbiamo recuperare una capacità di stare all’erta e di reagire.

    Se si passa il tempo non all’erta, ora o nel futuro immediato, ma si sta altrove, non vedendo ciò che si deve vedere, è molto difficile resistere all’assedio di chi vuole manipolare e controllare la società.
    Ormai i loro mezzi li abbiamo scoperti: ripetizione di frasi fatte, che si vuole vengano accettate come vere; eliminazione di fatti, che si vuole vengano ignorati (l’hanno fatta sparire così la crisi economica); la provocazione di passioni che poi si usano per governare (paura, sospetti…). Il tutto annegato in un oceano di fatuità e di distrazioni, rispetto alle quali solo una testa sveglia riesce a conservare la libertà personale e la democrazia delle istituzioni.
    Noi vinceremo veramente se riusciremo a tenere insieme i numeri e l’investimento culturale nella condivisione dei valori della Costituzione e di una coerente svolta e tenuta morale. E’ necessario per chi assume responsabilità, è necessario per tornare ad essere attraenti, perché convincenti.
    Mi è rimasto nelle orecchie un brevissimo intervento di un cittadino presente a una serata elettorale. Alzandosi, ha detto solo così “Bisogna essere differenti”. Non ha aggiunto altro. Io non saprei dire meglio questa necessità di sparigliare le carte che vengono distribuite adesso nel nostro Paese, perché possiamo ricominciare a respirare aria fresca e vedere cose nuove.

    Per incoraggiarci, mi fa piacere rifarmi ad alcuni avvenimenti degli ultimi giorni – spazialmente più o meno vicini a noi - fatti che mi sembrano finestre aperte interessanti, da cui affacciarsi per irrobustire la forza della nostra progettualità e le possibilità di azioni efficaci per il cambiamento.

    Il primo. E’ per fortuna passato il tempo della negazione dell’evidenza della crisi economica ed è cominciato quello della ricerca della via d’uscita, che non potrà essere una riproposizione pura e semplice di equilibri economici e sociali che appartengono a un passato, superato anche se vicino.
    La vicenda della Fiat-Chrysler ci mette di fronte ad una volontà innovativa del governo americano circa le modalità del sostegno pubblico a un’impresa in difficoltà e i motivi della scelta della società torinese; le imprese sono unite ora nell’impegno per l’auto del futuro. L’industria del futuro se la giocherà sul piano della qualificazione ambientale. La leadership sarà di chi saprà concretizzare un nuovo e più avanzato livello di equilibrio tra consumo di risorse e compatibilità ambientale. L’hanno capito in America, l’hanno capito in molti Paesi europei. In un confronto televisivo col suo sfidante, il futuro Presidente Barack Obama alla domanda su come prevenire nuove guerre in Medio Oriente rispose più o meno così: scegliendo e investendo su nuove fonti energetiche alternative, e rinnovabili.

    Secondo. Ho apprezzato la reazione forte di alcuni nostri eurodeputati, per la scarsa attenzione dei partiti e dei media alla scommessa dell’Europa e al loro lavoro, giustamente irritati dall’incapacità diffusa di distinguere tra chi è “bravo” e chi è “mediatico” e dalla valutazione da serie B della politica europea rispetto a quella nazionale.
    Giusto 5 anni fa 8 Paesi, un tempo parte della galassia comunista, entravano nella UE, assieme a Cipro e a Malta: da 15 a 25 membri in un colpo solo. Una svolta in termini geografici, demografici, ma anche economici e sociali in cui alle criticità si intrecciano risultati molto positivi.
    Abbiamo davanti una legislatura in cui occorre recuperare il tempo perduto da parte delle Istituzioni, ma soprattutto dalla politica e dalla società nei confronti dell’Europa. Siamo la generazione che deve assumersi la responsabilità della riorganizzazione della governance europea e mondiale, che supera nazionalismi e provincialismi, in un quadro multilaterale che proprio la crisi economico-finanziaria rilancia come elemento indispensabile.

    Infine, il Brasile. Una questione forse poco nota ma di grande significato, sostenuta da una lunga campagna chiamata “Una vacca per ogni indio”, è arrivata alla positiva conclusione, dopo oltre 20 anni, in seguito a una decisione del Supremo Tribunale Federale. Circa 18.000 indios dello Stato brasiliano del Roraima sono tornati in possesso di un territorio di circa 1.700.000 ettari, occupato nei decenni da latifondisti senza scrupoli, che dopo averli depredati li asservivano . Un mix perverso che vedeva uniti latifondisti, autorità locali, polizia ed esercito ha contestato per anni l’affermazione dei diritti degli indios. La ritirata ora è in corso e la battaglia può considerarsi vinta.
    Non più di 6/7 anni vendevamo in piazza le bandiere della pace e le appendevamo alle nostre finestre: non è che i diritti umani sono rispettati ovunque solo perché il terzo Mondo ci emoziona meno.
    Sono possibili dunque cose diverse e nuove e se ci dedichiamo a queste e se queste cose succedono credo che riusciremo contemporaneamente anche a mettere mano con contenuti molto seri a un’altra urgenza, che non può sfuggire a nessuno; la questione giovanile nelle diverse facce della sua manifestazione: la formazione, il lavoro, il rapporto con gli adulti, l’uso del tempo, l’investimento in progetti e futuro.
    Mi colpisce spesso l’infelicità di molti giovani, silenziosi, chiusi, senza apparenti desideri. E come era ricordato in un recente fondo su un quotidiano nazionale “non ci può essere desiderio dove non c’è speranza”, speranza che per essere appagante deve riguardare obiettivi alti e raggiungibili con capacità, energie, investimenti condivisi.

    Allora vinciamo con i numeri, con le percentuali, ma anche con un’evidente e rinnovata scelta di scommettere sui tempi lunghi della ricostruzione culturale e morale, perché non possiamo tollerare che i nostri figli e le nostre figlie diciottenni vivano aspettando un mondo che non c’è, ma che brilla, ingannevolmente, nelle luci della TV.
    E’ tempo di grandi opportunità per chi ha pensieri e progetti alti.
    Un’ultima cosa. Già si avvertono fremiti e sussurri in ordine al Congresso autunnale del PD. Sappiamo in quanto aderenti, o dirigenti o amministratori di avere (o di dover avere o di voler avere) una qualche responsabilità nell’andamento e nell’esito del congresso. A chi nel partito, ai vari livelli, ne ha di più di responsabilità, una richiesta: vista la qualità e la portata dei problemi da risolvere, vicino e lontano,e le prospettive a cui dedicarsi seriamente, risparmiamoci qualsiasi altro spettacolo… sarebbe insopportabile e soprattutto non riusciremmo ad uscirne differenti.

    Fonte: www.beatricedraghetti.org | vai alla pagina

    Argomenti: elezioni amministrative 2009, provincia di Bologna | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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