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Dichiarazione di Giorgio NAPOLITANO

Alla data della dichiarazione: Pres. della Repubblica


 

Quarant'anni dopo. «Giuseppe Pinelli fu vittima due volte». Su Battisti e Petrella «attenzione e rigore»

  • (09 maggio 2009) - fonte: Corriere.it - inserita il 09 maggio 2009 da 31

    Quaranta anni dopo, stretta di mano tra le vedove di Pinelli e Calabresi
    E su Battisti e Petrella chiedo «attenzione e rigore»

    È il «giorno della memoria» in tutta Italia in ricordo delle vittime del terrorismo. Ma quest'anno le celebrazioni hanno un valore particolare. Alla vigilia c'erano premesse e volontà, auspicate dal presidemte della Repubblica Giorgio Napolitano, di chiudere con la stagione di odio e rancore. E in questo clima al Quirinale si sono incontrate per la prima volta dopo quarant'anni Licia Rognini, vedova di Giuseppe Pinelli e Gemma Capra, vedova del commissario Calabresi.

    LA STRETTA DI MANO - «Finalmente, dopo 40 anni, possiamo stringerci la mano e guardarci negli occhi. Finalmente due famiglie si ritrovano». Gemma Capra, vedova del commissario Calabresi, si china sorridente verso Licia Rognini, vedova di Giuseppe Pinelli, seduta in seconda fila, nel salone dei Corazzieri, al Quirinale, pochi istanti prima che inizino le celebrazioni del «Giorno della memoria» per ricordare le vittime del terrorismo. Licia Pinelli non si alza, vista anche l'avanzata età, ma ricambia il sorriso e risponde: «Fingiamo che non siano passati tutti questi anni». È stata una giornata «intesa e ricca di emozioni» - riferisce all'Ansa la signora Calabresi, accompagnata dal figlio Mario al Quirinale -. Terminata la cerimonia le due donne sono state ricevute dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Poi, prima di salutarsi e dopo aver «parlato di figli e nipoti», una promessa reciproca: «Ci rivedremo presto. La signora Pinelli - fa sapere Gemma Capra Calabresi - mi ha invitata a casa sua».

    NAPOLITANO: PINELLI VITTIMA DUE VOLTE - Il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, nel suo discorso ha accomunato «nel rispetto e nell'omaggio i familiari di tutte le vittime di una stagione di odio e di violenza, rispetto e omaggio» e ha rivolto un particolare ricordo alla «figura di un innocente, Giuseppe Pinelli, che fu vittima due volte, prima di pesantissimi infondati sospetti e poi di un'improvvisa, assurda fine». Poi ha precisato: «Qui non si vuole rimettere in questione un processo, qui si compie un gesto politico e istituzionale, si rompe il silenzio su una ferita, non separabile da quella dei 17 che persero la vita a Piazza Fontana, e su un nome, di cui va riaffermata e onorata la linearità, sottraendola alla rimozione e all'oblio». «Grazie- dice con voce commossa il Capo dello Stato- signora Pinelli per aver accettato, lei e le sue figlie, di essere oggi con noi».

    VALUTAZIONE STORICA - «Non si possono gettare indiscriminati e ingiusti sospetti sull'operato di quanti indagarono e in particolare sull'operato della magistratura» anche se i processi per nei gravi fatti di terrorismo «rimasero spesso non determinate le cause sul piano dei profili di responsabilità individuali e non solo», ha detto Napolitano. Su questo aspetto ha invitato tutti a soffermarsi sulla valutazione storica. «È parte dolorosa della storia italiana delle seconda metà del '900 - ha detto - anche quanto è rimasto incompiuto nel cammino della verità e delle giustizia. Il nostro Stato democratico porta su di se questo peso».

    BATTISTI E PETRELLA - Poi rivendica «attenzione e rigore» il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nelle azioni che ha promosso di recente per assicurare alla giustizia italiana il terrorista Cesare Battisti che ha ottenuto una formula vicina all’asilo politico in Brasile, paese che non ha concesso l’estradizione verso l’Italia. Napolitano pur senza citare espressamente i loro nomi, ricorda i casi di Cesare Battisti in Brasile e Marina Petrella in Francia. «Attenzione e rigore ho dovuto mostrare in tempi recenti nell’esercizio delle mie funzioni - spiega il presidente - nei rapporti con i capi di Stato della Francia e del Brasile per trattamenti incomprensibilmente indulgenti riservati a terroristi condannati per fatti di sangue e da lungo tempo sottrattisi alla giustizia italiana».

    Fonte: Corriere.it | vai alla pagina

    Argomenti: terrorismo, magistratura, presidente Napolitano, responsabilità politica | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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Commenti (1)

  • Inserito il 10 maggio 2009 da 31
    In questo articolo c'è tutta la cronaca dell'incontro tra le due vedove, e si parla di una memoria dopo quarant'anni. Ai molti che non sanno cosa successe, qualche ragguaglio "storico" se, come dice il Presidente Napolitano, non si vuole che la vicenda cada nell'oblio. Il 12 dicembre 1969, alle ore 16:37, a Milano, all'interno della Sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura esplose una bomba che uccise 17 persone, vittime innocenti. Le indagini dell'allora commissario Calabresi puntarono sui circoli anarchici milanesi. Tra il 12 e il 16 dicembre furono fermati due anarchici milanesi:Pietro Valpreda e Giuseppe Pinelli che, per cause tutt'ora mai chiarite, perlomeno pubblicamente, il 15 dicembre "cadde incidentalmente" dalla finestra del quarto piano della Questura di Milano. L'allora sostituto procuratore Cesare D'Ambrosio, a chiusura dell'inchiesta attribuì le cause della morte ad un "malore attivo" e quindi Pinelli cadde da solo. Questa tesi non fu mai accettata dagli ambienti dell'allora sinistra extraparlamentare che imputarono a Calabresi la morte di Pinelli. Il 17 maggio 1972 Calabresi fu ucciso e dai vari processi che ne seguirono vi fu l'imputazione contro Lotta Continua. Adriano Sofri per questo fu in seguito condannato in via definitiva con l'accusa di essere (leader della formazione di sinistra) il mandante. Ma nel dicembre 1969, non vi fu solo la bomba di Piazza Fontana. In meno di un'ora, tra Milano e Roma, vennero messe cinque bombe. A Roma vi furono 17 feriti. Iniziò quella che poi fu definita "La strategia della tensione" che da allora, tra segreti e complotti ancora per la maggior parte oscuri. Varie furono le "piste": dai servizi segreti deviati, a deviazioni politiche - vedi P2 e Gladio - a responsabilità di matrice eversiva dell'estrema destra o dell'estrema sinistra. Resta ancora molto da chiarire, ma il numero degli attentati e delle vittime fu impressionante. La strage del treno Italicus o della stazione di Bologna ne sono i tristi esempi più eclatanti. Nella cupa strategia della tensione che sfociò negli "anni di piombo" rientra anche il sequestro e l'uccisione di Aldo Moro, allora presidente della Democrazia Cristiana da parte delle Brigate Rosse. E per la strage di Bologna del 2 agosto 1980, (85 morti e 200 feriti) i terroristi della destra eversiva, Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, (su questo proclamatisi sempre innocenti) stanno scontando l'ergastolo. Dopo quarant'anni Napolitano ha voluto risanare, almeno in parte, le ferite di un'Italia che conobbe tempi molto sanguinosi e violenti. Il mio augurio è che la Nazione ricordi ed abbia imparato che la violenza può generare solo altra violenza.

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