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Dichiarazione di Renato BRUNETTA
Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro PA e innovazione (Partito: PdL)
Il Ministro Brunetta racconta la sua rivoluzione
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(18 maggio 2009) - fonte: Il Sole24Ore.com - Maria Barilà - inserita il 22 maggio 2009 da 2528
Un'operazione trasparenza sul primo anno di Brunetta come Ministro per la Pubblica amministrazione e l'innovazione. Possiamo intenderlo così il suo ultimo libro "Rivoluzione in corso"?
Sì. Ho ritenuto utile scrivere un libro che fosse un resoconto della navigazione iniziata con la formazione del Governo e con l'incarico affidatomi. Questo diario di bordo può servire ai cittadini per sentire direttamente da me cosa sto facendo, per far loro conoscere cosa succede nelle stanze del Governo, come si costruisce un piano di intervento e quanto sia difficile portarlo avanti tra le insidie della cattiva politica e del cattivo sindacato che prosperano sulla protezione corporativistica e sul clientelismo. È un dovere per un Ministro rendere trasparente il proprio lavoro. Informare i cittadini significa renderli consapevoli e possibilmente metterli in condizione di poter collaborare per aiutarmi a fare meglio.
Perché questo titolo "Rivoluzione in corso"?
Penso che questo Governo stia facendo una rivoluzione, interpretando i sentimenti della collettività, del Paese che ha bisogno di riforme importanti. In particolare, dietro la mia rivoluzione c'è un messaggio positivo che vorrei fosse percepito: cambiare si può ed è giusto e utile farlo! Mi rivolgo tanto ai dipendenti pubblici a cui, come ho detto più volte, voglio restituire orgoglio per la funzione svolta, quanto al sistema produttivo che non deve più subire una pubblica amministrazione senza controlli d'efficienza e di qualità. Tutto questo è molto difficile, ma ho tanta determinazione. Come scrivo nel mio libro "nessun interesse è così forte come quello di chi vuole conservare e nessuno così debole come quello di chi vuole innovare. Il primo alimenta mercati già esistenti e ricchi, pronti ad essere grati, il secondo si rivolge a soggetti nuovi, non ancora dotati di forza contrattuale". La mia rivoluzione è prima di tutto un metodo contro le sabbie mobili della conservazione e del corporativismo, contro chi vuole difendere a tutti i costi un ruolo, una porzione di potere per perseguire un interesse personale o di pochi, sacrificando con indifferenza l'interesse pubblico e quello della collettività.
Molti i temi trattati nel suo libro che dimostrano che la rivoluzione è ad angolo giro, su fronti nevralgici. Cosa ci dice della sua prima azione impetuosa chiamata operazione trasparenza?
L'apparato amministrativo funziona con risorse finanziarie prelevate dalle tasche dei cittadini. Non può essere un oggetto misterioso. Ho pubblicato tutti i dati sulle retribuzioni e consulenze che riguardano il mio ministero. Questo per dare l'esempio di come un'amministrazione debba essere una casa di vetro. Ho proseguito con la pubblicazione delle consulenze. Come spiego nel mio libro il primo risultato è stato quello di far capire che nell'amministrazione non può più esserci chi agisce con incuria, tranquillo di non essere visto, di non dover dare conto. Un primo effetto di tutto ciò è un risparmio. Chi sa di poter essere scoperto è dissuaso dal fare un uso improprio del denaro pubblico. Poi ho messo in rete tutti i dati relativi a distacchi, aspettative e permessi per attività sindacali e cariche pubbliche elettive. Lo sappiamo tutti che il sindacato rappresenta prevalentemente pensionati e gente pagata dallo Stato. Sono molti i dipendenti pubblici che, pur pesando sulle casse dello Stato, anziché essere al loro posto prestano servizio presso il sindacato. È importante che la collettività abbia consapevolezza di questo, per poterne valutare i costi e comprendere quanto mai sia necessario che il sindacato eserciti in maniera corretta la propria funzione, che reputo essenziale. Racconto poi alla collettività di come una legge che incide sul trattamento retributivo in caso di assenze per malattia, ad eccezione di alcune patologie gravi, abbia fatto diminuire i falsi malati che hanno così trovato un buon motivo per redimersi. Pubblico i dati delle amministrazioni per dare evidenza di come si sta combattendo il fenomeno dell'assenteismo, ridottosi del 45%, e non mi stanco di dirlo. L'operazione trasparenza è una rivoluzione che serve per far conoscere. Nel contempo obbliga la pubblica amministrazione a migliorare perché i dipendenti sanno che il loro lavoro verrà reso noto a tutti. Su questo fronte si muove anche la riforma delineata dalla delega legislativa che ho ottenuto in Parlamento per riformare la pubblica amministrazione. Lavoro facendo tesoro dell'esperienza dei miei predecessori e consapevole che è un grave errore credere che per fare una riforma basti pubblicare le leggi nella Gazzetta Ufficiale. Nel passaggio dalle parole ai fatti, prendo anche esempio dalla delivery unit di Tony Blair, che si fonda sul miglioramento concreto del servizio pubblico, attraverso strumenti di misurazione consegnati ai cittadini inglesi.
Ministro, nel suo libro afferma che è riduttivo ritenere che la sua legge 15 sia solo una legge antifannulloni. Ci dice qualcosa della filosofia che la ispira?
Non è facile sintetizzare in poche battute la portata rivoluzionaria di questa legge. Mi piace citare le parole dell'onorevole Baldelli, che durante i lavori parlamentari l'ha definita una "riforma istituzionale". Il fine della delega è ottimizzare la produttività del lavoro pubblico, rendendo più moderna l'organizzazione. È prevista la convergenza degli assetti regolativi del lavoro pubblico con quelli del lavoro privato, con particolare riferimento al sistema delle relazioni sindacali; il miglioramento dell'efficienza e dell'efficacia delle procedure della contrattazione collettiva; l'introduzione di sistemi interni ed esterni di valutazione del personale e delle strutture amministrative, finalizzati ad assicurare l'offerta di servizi conformi agli standard internazionali di qualità; la valorizzazione del merito e il conseguente riconoscimento di meccanismi premiali; la definizione di un sistema più rigoroso di responsabilità dei dipendenti pubblici; l'introduzione di strumenti che assicurino una più efficace organizzazione delle procedure concorsuali su base territoriale. Queste cose le chiarisco nel mio libro prendendo anche a riferimento il paradigma di Hirchman, sociologo ed economista tedesco-americano, che ci spiega come i meccanismi di exit (libertà di abbandonare un servizio offerto da un'azienda per andare a comprarlo da un'altra) e voice (possibilità di poter protestare ed interloquire con chi eroga un servizio) possano essere applicati nella pubblica amministrazione, unitamente al principio della total disclosure. Ritorna la trasparenza totale come presupposto per consentire la valutazione attraverso la pubblicazione dei dati in rete.
A proposito di valutazione, in "Rivoluzione in corso" affronta il tema della necessità di sistemi di customer satisfaction per dare centralità al cittadino-utente. Come pensa di intervenire?
Sto lavorando affinché la collettività possa esprimere un giudizio sulla qualità del servizio pubblico. Le possibilità sono tante. Si va dai sondaggi d'opinione a sistemi meno strutturati e più immediati quali l'uso dell'emoticon, la possibilità cioè per i cittadini di esprimere direttamente, tramite un touch screen, il livello di soddisfazione del servizio erogato.
Il libro spiega anche la sua rivoluzione in materia di contratto di lavoro e tutela degli interessi dei lavoratori. Vuole dirci qualcosa?
Il contratto di lavoro del pubblico impiego è da sempre una faccenda complicata. Il salario dei dipendenti pubblici è stato trattato come una variabile indipendente dall'andamento dell'organizzazione "azienda pubblica" ed è dipeso solo dalla capacità di ampliamento della spesa pubblica. Questo non è un sistema virtuoso. Un'altra grave criticità è che i contratti di pubblico impiego vengono rinnovati con tanto ritardo che subito dopo sono già scaduti, con conseguente indebolimento della capacità di contrattazione da parte del datore di lavoro. È bastato utilizzare in maniera strategica alcuni spazi consentiti dalla legislazione vigente per dare un'impostazione nuova al sistema. Ho chiuso tutti i contratti del biennio 2006-2007 e quasi tutti quelli del 2008-2009. Ho reso operativa l'indennità contrattuale malgrado l'opposizione dei sindacati che preferiscono evitarne il pagamento per non indebolire il loro ruolo e per attribuire responsabilità inesistenti ai governanti. Ho lavorato per riformare il modello contrattuale. Il 30 aprile ultimo è stata sottoscritta l'intesa per l'applicazione ai comparti contrattuali del settore pubblico dell'Accordo quadro sulla riforma degli assetti contrattuali siglato a Palazzo Chigi lo scorso 22 gennaio. Un altro tassello importante in armonia con i criteri generali della legge delega n. 15 e quella di recente approvazione sul federalismo. Nel nuovo modello è fondamentale, infatti, il ruolo della valutazione, della trasparenza e della premialità che devono trovare espressione nella contrattazione di secondo livello, di amministrazione o alternativamente territoriale. Anche questa sarà una rivoluzione perché, mentre a parole tutti si dichiarano favorevoli a premiare i meritevoli, poi nella pratica si rifiutano di farlo e vorrebbero continuare a distribuire la retribuzione accessoria a pioggia a discapito dei migliori. In questo c'è anche una scarsa sensibilità da parte della classe dirigente a cui dedico particolare attenzione nei miei interventi di riforma per valorizzarne i poteri ma anche le responsabilità.
Lei ha promosso recentemente un monitoraggio che ha consentito di fare finalmente chiarezza sull'effettivo numero di contratti atipici nella pubblica amministrazione, riaffermando il principio costituzionale dell'esclusivo accesso tramite concorso nel pubblico impiego.
Quello dei c.d. "precari" nella PA è stato un argomento fortemente strumentalizzato per attaccare questo Governo. L'unico mio intervento che potrebbe incidere sulla normativa dei c.d. "precari" voluta dalla precedente maggioranza non è ancora legge (atto Senato 1167). Quindi ad oggi non ho fatto altro che garantire la piena applicazione delle leggi finanziarie 2007 e 2008 del Governo Prodi e della circolare interpretativa del 18 aprile 2008 del Ministro Nicolais. Si dà il caso che nella stessa circolare c'è scritto che le procedure possono trovare applicazione fino al 31 dicembre 2009. Il mio intento di anticipare di sei mesi il termine già previsto è stato fortemente ostacolato e al momento non è legge essendo ancora in discussione in Parlamento. Intanto ho avviato il monitoraggio per conoscere l'entità del fenomeno. I dati sono resi pubblici sul sito del mio Ministero e da essi emerge chiaramente che le modalità di assunzione sono per la maggior parte lontane dal dettato costituzionale. Il personale con contratto di lavoro flessibile in possesso dei requisiti previsti dalla normativa vigente per la regolarizzazione è pari a 15.282 unità, mentre per la Regione Sicilia è pari a 17.986 unità. Emerge, altresì, che la platea dei c.d. "precari" non è così ampia come si vuol far credere e che le amministrazioni non sempre sono interessate ad assumere questi lavoratori a tempo indeterminato. A parte queste situazioni di fatto, la politica buona spesso richiede scelte più difficili di quella cattiva. Io credo sia nostro dovere tornare al dettato costituzionale e riaprire la via retta dei concorsi, della selezione, della qualità. I migliori sapranno comunque farsi strada
Un'altra rivoluzione a costo zero è quella di Reti amiche. Come ha avuto questa idea?
Ho voluto trovare un'alternativa al Moloch della burocrazia. Mi sono detto: e se provassimo a tirar fuori lo Stato dagli uffici pubblici? Da tempo i tabaccai, usando la rete telematica, riscuotono denaro pubblico. Si può utilizzare la loro rete per avvicinare lo Stato al cittadino. Per ora l'intervento è partito come progetto pilota su alcune aree territoriali per fornire alcuni servizi: al momento il maggior fornitore di contenuti è l'Inps. Ma il futuro è quello di ampliare tanto i punti, quanto i servizi. Nasce, così, un sistema di confronto tra la fornitura di un servizio a cura di un operatore pubblico e quella di un soggetto privato. Si determina un meccanismo competitivo volto a stimolare la pubblica amministrazione ad erogare servizi a livelli standard non inferiori a quelli del privato. È una rivoluzione dalle grandi potenzialità che consentirà di destinare i lavoratori pubblici allo svolgimento di compiti che non possono essere gestiti da soggetti terzi e di investire diversamente sul loro know how.
Sempre in una logica di ottimizzazione delle risorse, è interessante la parte del libro che descrive come la pubblica amministrazione possa favorire la ripresa economica del Paese. Quali sono i punti essenziali?
Il settore pubblico rappresenta, in termini di valore aggiunto e di unità di lavoro, il 15% dell'economia italiana, a fronte di un 20% rappresentato dall'industria. Aumentarne la produttività è fondamentale, tenendo conto di 3 questioni. La prima è che l'aumento di produttività, ovvero della quantità di beni e servizi, affinché non sia fittizio, deve avvenire a parità di spesa; la seconda è che i servizi della pubblica amministrazione rappresentano non solo prestazioni finali, ma anche imput intermedi che dovrebbero essere misurati in termini di contributo ai settori produttivi; la terza è che, poiché molte imprese scelgono di collocarsi in paesi dove la qualità e l'efficienza delle amministrazioni pubbliche è più elevata, per misurare la produttività reale occorre capire come la perdita di competitività si riflette sull'intero sistema produttivo. Evidenzio questo per sottolineare che la mia attenzione ed il mio impegno non possono che essere massimi, perché come tutto il Governo mi sento imprenditore responsabile di questo comparto produttivo che tanto deve e può fare per l'economia italiana. Non si deve sottovalutare l'ammontare di risparmi diretti ed indiretti che possono derivare ai cittadini se serviti da un'amministrazione rapida, efficiente e meno costosa. Ed io sto lavorando proprio per questo, pur sapendo che le cose che mi prefiggo non sono facili da realizzare. Ma farò di tutto per spuntarla nell'interesse del Paese e degli italiani seri ed onesti, piuttosto che furbi.
Maria Barilà è dirigente del dipartimento della Funzione pubblica
l'intervista è stata pubblicata su Guida al Pubblico impiego n. 5 - maggio 2009; per saperne di più: www.pubblicoimpiego.ilsole24ore.com
Fonte: Il Sole24Ore.com - Maria Barilà | vai alla pagina » Segnala errori / abusi
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Inserito il 22 maggio 2009 da 31
Hey Renato. Le hai contate le persone a Venezia venute alla presentazione del libro? Ti conosco. Ti sarà venuto da piangere quando hai visto che il ministro Brunetta, nel centro storico della 'sua' città, non era riuscito ad avere neanche 30 presenze. Andavi più sul sicuro se il libro lo presentavi in una classe alle scuole medie. (Gelmini permettendo).
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