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Dichiarazione di Davide ZOGGIA

Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Provincia Venezia (Partito: DS) 


 

«La mia Provincia senza politicanti» - INTERVISTA

  • (24 maggio 2009) - fonte: Il Gazzettino.it - Tiziano Graziottin - inserita il 24 maggio 2009 da 31

    Che convinzione si è fatto guidando la Provincia?
    «Si è rafforzata la consapevolezza sulla necessità di avere competenze esclusive. Non credo a un ente che può fare "tutto", anche perchè i fondi sono relativi. Non è più il tempo di occuparsi di tante cose in maniera spezzettata senza poi averne la responsabilità fino in fondo. Meglio onori e oneri, anche per evitare lo scaricabarile dei furbi. Penso a un settore importante come l’agricoltura: ormai l’80% delle politiche agricole viene fatto a Bruxelles, ma poi c’è il ricostituito ministero, ci sono gli assessori sui vari livelli (Regione, Provincia, spesso Comune), c’è Veneto Agricoltura. Non esiste che ci siano sei competenze con il risultato che poi ognuno dà la colpa a qualcun altro».
    E in questo contesto che può fare la Provincia?
    «Deve essere un ente di coordinamento, più tecnico che politico. Sarebbe un fallimento se tornasse a essere un piccolo parlamentino dove tutti i partiti portano all’interno i vecchi armamentari, con discussioni sterili senza nessun pragmatismo. Il livello della Provincia deve essere prettamente amministrativo».
    La questione della chimica: va salvaguardata la presenza del settore a Venezia o si deve voltare pagina?
    «Innanzitutto sono sorpreso che la mia controparte politica non abbia un’idea di cosa si deve fare della chimica, nei dibattiti (che ultimamente evita, peraltro) continua ad annunciare che lo dirà dopo le elezioni... L’innovazione si può farla anche a Porto Marghera, dove ci sono aree libere estremamente interessanti, ma il tutto senza "sfrattare" la chimica, anzi valorizzando gli interventi che sono stati fatti in questi anni su impianti che sono stati migliorati e ammodernati. La parziale riconversione di Porto Marghera non è in conflitto col fatto che possa restare la chimica che avevamo disegnato con gli accordi del 2006.»
    Lei parla di incentivi economici per le aziende che assumono, ma li ha i fondi per fare questa operazione? Non è che rischiate di distribuire spiccioli?
    «Torniamo a quello che si diceva prima: io non credo a un ente che fa tutto, bisogna andare per competenze e per priorità. E i fondi - che effettivamente non sono molti - devono essere destinati dove noi pensiamo sia più importante: il salvataggio dei posti di lavoro per me è una priorità e su questo fronte andranno investite risorse importanti. E poi c’è il ruolo fondamentale di coordinamento che può avere la Provincia, coinvolgendo altri soggetti come le banche».
    Lei dice che sosterrà le imprese che hanno deciso di investire in nuove tecnologie ed energie alternative, e va bene. Ma poi nel suo programma scrive anche che vuole consolidare le attività manifatturiere tradizionali. Non rischia di essere solo un libro di buone intenzioni?
    «Nel 2005 siamo tornati a essere la prima provincia del Veneto per Pil. E’ successo perchè abbiamo tenuto insieme tutto: grande industria, piccola e media impresa, turismo. Questo mix è la forza del nostro territorio, che è diverso da altre realtà italiane e venete. Il Linificio di Fossalta, l’Aprilia e via dicendo sono fondamentali per la tenuta economica del nostro territorio e noi stiamo facendo una battaglia per difenderle. Le Pmi, per dire, non sono importanti solo a Treviso o a Padova, ma anche nel veneziano, e dalla sfida per la presidenza vedo che vogliono essere adeguatamente rappresentate».
    Non ritiene che sul turismo ci vorrebbe un po’ più di coordinamento?
    «E’ un lavoro complesso e difficile ma ci sono stati dei miglioramenti. A noi tocca l’accoglienza, a Regione e consorzi la promozione: non si va più in ordine sparso come prima (penso a cosa succedeva alla Bit), siamo sulla strada giusta. Ognuno deve fare quello che è previsto, il coordinamento tocca alla Regione e lo sta facendo bene»
    L’infrastruttura che manca alla provincia di Venezia?
    «La Romea, senza dubbio. E’ una strada pericolosa e che anche dal punto di vista commerciale sente il peso degli anni. Sulla bretella verso Chioggia c’è una condivisione generale, questo consentirà di far uscire definitivamente la città dall’isolamento. Poi siamo convinti che in termini infrastrutturali il nostro territorio abbia già dato (penso al Passante, che serve tutto il Nordest), quindi riteniamo che la Romea debba puntare verso il sistema delle tangenziali di Padova e poi da lì andare al collegamento con Roncoduro attraverso una bretella».
    C’è un problema sicurezza in provincia di Venezia?
    «Noi abbiamo prodotto fatti, risultati, con investimenti importanti: 16 milioni di euro sulle cittadelle della sicurezza. Abbiamo scelto la linea del pragmatismo. Un esempio? A Marghera abbiamo recuperato un edificio che volevamo alienare e lì abbiamo realizzato la caserma dei carabinieri. A Jesolo dopo l’estate partirà il nuovo commissariato: la Provincia ha fatto il progetto e stanziato 800mila euro, due milioni li metterà il Comune, mentre la Regione ne metterà uno e mezzo. Abbiamo fatto un’opera di coordinamento, senza guardare al colore politico dei vari soggetti, ma solo puntando a fare».
    Ok, ma c’è un’emergenza legata alla sicurezza o no?
    «C’è una situazione che rispecchia quella del paese e che bisogna seriamente affrontare, senza proclami. Noi lavoriamo insieme alle forze dell’ordine perchè siamo per un controllo del territorio capillare ma "classico", che non sia frutto di invenzioni sporadiche e risposte estemporanee, col rischio di dover controllare quelli che vanno in giro a fare le ronde...Il Governo sbraita sulla sicurezza e poi lascia la Polizia senza soldi, noi almeno cerchiamo di fare la nostra parte.»
    Se rieletto lei guiderebbe, come negli ultimi cinque anni, una coalizione eterogenea, deflagrata a livello nazionale. Non crede che questo diventi un limite per la sua capacità di incidere, di portare a buon fine le sue scelte?
    «No, lo abbiamo già dimostrato. In questi anni abbiamo evidenziato coesione e capacità di decidere. Penso al 1998, quando decidemmo sul termovalorizzatore a Fusina, senza il quale avremmo i rifiuti per le strade, anche a San Donà. Penso anche a come abbiamo affrontato un nodo delicato come il Passante. Il nostro modello prima che ai partiti guarda ai problemi reali, questa è la nostra forza».
    Un autorevole esponente del Pd, Massimo Calearo, è tra i supporter di una lista che considera "inutile" la provincia. Che effetto le fa?
    «Una presa di posizione che crea solo confusione, se si vuole abolire le Province se ne discute in Parlamento, dove sta anche Calearo. Poi io credo che un organo di governo di area vasta comunque serva, possiamo ragionare se elettivo o meno. Peraltro sento anche Berlusconi e Brunetta dire che le Province sono inutili, ma hanno telefonato alla Lega?».
    Se Maroni chiamasse e le dicesse: «Bisogna fare un centro di identificazione ed espulsione in provincia di Venezia»?
    «Ci si siede al tavolo e se ne discute, ma credo ci siano soluzioni migliori. Comunque Maroni chiama solo la Zaccariotto per dirle che manderà 53 vigili del fuoco a Venezia...Dimenticando che il presidente della Provincia in carica sono io, da un ministro mi aspetterei un atteggiamento più istituzionale, non piccole furbizie elettorali».
    Alla Zaccariotto che dice?
    «Che il territorio in questi cinque anni è cambiato, la crisi ha disegnato uno scenario completamente diverso. Col nuovismo fine a se stesso di chi vuol cambiare tutto solo per lanciare uno slogan, e senza dire come, non si va da nessuna parte».

    Fonte: Il Gazzettino.it - Tiziano Graziottin | vai alla pagina
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