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Dichiarazione di Ignazio LA RUSSA

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI)  -  Ministro  Difesa (Partito: PdL) 


 

Il ministro candidato. «Voglio 100mila preferenze

  • (25 maggio 2009) - fonte: Corriere della Sera - Gian Antonio Stella - inserita il 25 maggio 2009 da 4110

    «L`ho visto in sogno, mi ha dato i numeri al lotto e ho vinto 250 volte la posta. Peccato che avessi puntato solo mille lire. Capirete: non mi fidavo», raccontò un giorno un certo Alberto Mazza, che votava Ds. «Come temevo: dà i numeri», ammiccò subito Pinuccio Tatarella. Una decina di anni dopo, Ignazio La Russa li dà ancora. E gira come una trottola la circoscrizione dei Nordovest per conquistare una quota magica: «Centomila preferenze personali».
    Solo? Berlusconi punta a quaranta volte tanto: quattro milioni!
    «Ma no, ma no... Non si possono fare paragoni... Lui è il fondatore del partito, è il capo del governo, è il leader della coalizione, si presenta come capolista in tutte le circoscrizioni... Abbiamo obiettivi diversi. Il mio è quello di dimostrare che non va dispersa la capacità di essere presente sul territorio che era caratteristica di An.
    Centomila voti alle europee sono tantissimi. Tanto più se devo guadagnarmeli solo durante i weekend. Ho fatto i conti:
    in pratica faccio dodici giorni di campagna elettorale...» Provateci voi, dice, a spostarvi in un giorno in nove posti diversi, dalla Val d`Aosta alla campagna mantovana, dalle Langhe alla Franciacorta: «Siamo arrivati al punto che dopo una giornata stracarica di impegni, andiamo a chiudere all`una di notte in una birreria di Milano. Sa com`è, i voti dei giovani...».
    Roberto Formigoni si vanta di essere arrivato a ventidue comizi in un giorno?
    «Puoi farlo solo se giri per i quartieri di una stessa città. Ma soprattutto se giri per farti vedere, e non per ascoltare come faccio io. La campagna elettorale, per me, serve a questo. Conosci di più il Paese in due settimane di campagna elettorale che in due anni in Parlamento».
    E che Paese è? Un Paese che va a destra: «Sono convinto che andremo benissimo tutti, noi e anche la Lega. E non ci ruberemo i voti fra di noi. Andremo a prenderli dall`altra parte».

    Ogni tanto un vecchio camerata gli ricorda: «Ignazio, ti ricordi le campagne di una volta?». E lui, che si vanta d`aver tenuto il primo comizio («a Ragalna, sull`Etna: sostituii mio padre che aveva da fare») quando aveva solo 11 anni ridacchia: «Certe volte c`erano due missini, sette carabinieri e cinquanta rossi che volevano impedirci di parlare...».
    Aveva allora, raccontò una volta la sorella Emilia, un combattivo pastore tedesco di nome Schranz. Cane camerata e combattivo: «Alla lettera "c" rizzava le orecchie, al "com..." aveva già i denti digrignanti e prima che `Gnazio finisse la parola "compagni" aveva già preso ad abbaiare come un ossesso contro i nemici». Passato remoto.
    Nel passato prossimo, come avrebbe scritto Tiziana Abate sul Giorno, cambiò tutto. E morto il lupo squadrista, La Russa si regalò un enorme bobtail europeista e moderato di nome Flash. Il quale «alla parola "comunisti" scodinzolava incosciente, al nome D`Alema uggiolava. felice e a quello di Veltroni si accucciava addirittura sul parquet».
    Oggi, a compimento del progressivo e ineluttabile percorso, il ministro della Difesa affida la sua difesa a un batuffolo di pelo di razza maltese. Una femmina piccolo borghese assai aperta e pluralista che con un richiamo alla «giovinezza» (pardon: alla gioventù) ha chiamato Fiamma:
    «Abbaia solo quando sente Fiorello alla radio e lo scambia per me. Se anche avessi voluto addestrarla ad azzannare comunisti, sarei stato in difficoltà: ce ne sono ancora?». Dicono gli avversari che avrebbe potuto benissimo addestrare l`animale ad azzannare rumeni, marocchini, extracomunitari in genere.
    Ma che in realtà, ad affondare i denti nei polpacci dei «nemici», sempre per conquistare quei centomila voti, ci pensa da solo. Come la settimana scorsa, quando morse la rappresentante italiana dell`alto commissariato dell`Onu per i rifugiati, rea di avere criticato la scelta di respingere i barconi in Libia senza aver prima controllato se a bordo c`erano persone che avevano diritto all`asilo politico, dicendo che « l`Unhcr non conta un fico secco» e che Laura Boldrini, «nota per essere un esponente di Rifondazione comunista con il cognome di un noto capo partigiano» era «o disumana o criminale perché vuole eludere la legge e vuole che una volta in Italia scappino e si sparpaglino sul territorio».

    «La Russa è un fascista maleducato», ribatté Rifondazione. Parole alle quali Ignazio, un tempo, avrebbe risposto con un ghigno: «Fascista io? Grazie, mi adulate». Adesso no: «Mi spiace che ci siano stati problemi di tipo personale. Ho usato toni comiziali dei quali voglio assolutamente chiedere ammenda`». Sui respingimenti, però, non molla di un millimetro. Un po` perché è convinto che sia giusto così, un po` perché tra gli obiettivi che si è dato c`e quello di «recuperare i voti nostri che se ne sono andati in libera uscita alla Lega quando sull`indulto Forza Italia e una minoranza di An diedero l`impressione di non avere la necessaria fermezza. Adesso è tutto chiaro: la durezza è la stessa».
    Giura però che no, non vuole assolutamente fare concorrenza a Roberto Maroni: «Non c`è una gara a chi è più fermo tra me e lui. È lui che qualche volta cade nella trappola dei giornalisti che cercano di tirarlo in mezzo a qualche polemica...». Bobo come Veronica? «Non esageriamo... Però gli ho detto: Roberto, non ci cascare. Non ha senso che lui sia geloso se io mi interesso di sicurezza. È logico che io me ne occupi. I Carabinieri dipendono dalla Difesa... Col progetto "strade sicure" stiamo per aggiungere altri 1.250 soldati senza che costino (sennò Tremonti mi avrebbe piantato una grana) un solo centesimo in più...
    E non dovrei occuparmi di ordine pubblico?». Assicura che lui, gelosissimo della moglie Laura da vero «siculo fino al midollo», non ha «nessuna gelosia se qualcuno dice la sua sulla Difesa. Ci mancherebbe. Ma mi occuperei di ordine e sicurezza anche se non fossi ministro. Perché sono temi nostri».

    E il «nuovo» Gianfranco Fini, con quelle sortite civili apprezzate fuori dal partito ma forse meno dentro, porta voti o ne fa perdere? «Oggi no, non credo ci porti voti. Non penso ce ne faccia perdere, ma guadagnare no. Oggi. Ma domani...». In ogni caso, almeno su questo, non è più dall`ex leader di An che `Gnazio si lascia tracciare il solco...

    Fonte: Corriere della Sera - Gian Antonio Stella | vai alla pagina

    Argomenti: elezioni europee, campagna elettorale, ministro della Difesa, Fini Gianfranco, candidato | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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