Ti trovi in Home  » Politici  » Margherita BONIVER  » «Per l'Italia un ruolo chiave nel Medio Oriente» - INTERVISTA

Chiudi blocco

Altre dichiarazioni nel periodo per gli stessi argomenti



Dichiarazione di Margherita BONIVER

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) 


 

«Per l'Italia un ruolo chiave nel Medio Oriente» - INTERVISTA

  • (03 giugno 2009) - fonte: Il Secolo d'Italia - Antonio Pannullo - inserita il 03 giugno 2009 da 31

    Quello di Barack Obama in Medio Oriente è un viaggio «importantissimo da molti punti di vista», spiega Margherita Boniver, presidente del Comitato parlamentare di controllo sull`attuazione dell`accordo di Schengen ed inviata speciale del ministero degli Esteri per le emergenze umanitarie. Non si tratta di una visita di cortesia diplomatica riò del solito atto di routine di inizio presidenza, ma di una missione dai fortissimi connotati politici che «ha lo scopo di rappresentare agli alleati sauditi ed egiziani il forte cambiamento nella strategia della politica estera americana».
    Ovviamente, tutto è incentrato sulla crisi permanente tra Israele e palestinesi, ma nel modo stesso in cui la nuova amministrazione ha affrontato il problema l`on. Boniver vede «un approccio diverso».

    Qual è il dato che personalmente l`ha più colpita?
    La novità spettacolare, a mio avviso, è la ripresa a tutto campo dei rapporti con la Siria, Paese chiave di volta e dal quale non si può prescindere, se davvero si vuole risolvere quella che da sempre è la madre di tutte le crisi internazionali.

    Tra Israele e Stati Uniti si sono raffreddati i rapporti. Questo non rappresenta un danno oggettivo per il dialogo sulla pace?
    Sì, negli ultimi colloqui tra Obama e Netanyahu, entrambe le parti si sono irritate: il neopremier israeliano, in carica da marzo, per le richieste americane di fermare gli insediamenti e per l`insistenza sulla politica dei «due popoli, due Stati», e il capo della Casa Bianca per le nette chiusure da parte di Tel Aviv, ribadite anche successivamente ai colloqui.
    Tenendo sempre presente che il compito, e le difficoltà, che gravano sull`amministrazione americana sono enormi, tuttavia ri tengo che la forza e l`ambizione di una presidenza appena insediata come quella di Obama possano fare la differenza rispetto al passato.

    Dunque è ottimista, c`è una possibilità di successo?
    Ci sono molti fattori di cui tener conto, su cui dovremmo riflettere al termine della missione. Moltissimo può fare l`asse con il Cairo, ormai consolidato, ed è mia ferma convinzione che se il presidente egiziano Hosni Moubarak metterà sulla bilancia delle trattative tutto il suo peso, si aprirebbero reali prospettive per una soluzione della crisi.
    Ma saremmo stupidi se ci nascondessimo i problemi che resistono.

    Si riferisce all`atteggiamento di Israele?
    Israele non ha certo chiuso le porte a Obama. Semplicemente vive una realtà difficile.
    Ci sono andata a marzo, dopo alcuni anni di assenza. Quella che mi ha colpito è l`adattarsi, quasi rassegnato, della popolazione a uno stato di terrore permanente, derivato da lunghi anni di terrorismo da parte dei terroristi fondamentalisti.
    Un`altra cosa che colpisce è la presenza di questi muri, ovunque, innalzati per proteggersi dagli attacchi degli estremisti palestinesi suicidi, che mietevano vittime soprattutto tra i civili. Fanno effetto a vedersi, però dobbiamo considerare anche che hanno abbattuto del 90 per cento i blitz esplosivi.

    Obama delinea anche una nuova politica verso l`Iran...
    Sì, ma quello dell`Iran è un discorso totalmente a parte. In questo ha ragione Israele che dice di non credere alle parole di Teheran sul nucleare e che il regime islamico abbia gettato ombre an che sull`Iraq.
    Quello persiano è un popolo stupendo, intelligente, dinamico, oppresso da una spaventosa dittatura clericale.
    Fino a che il popolo non riuscirà a liberarsene, pochi discorsi potranno essere affrontati con successo.
    Rimane il fatto che l`Iran è, o potrà essere, un protagonista importante di quello scenario.
    Però voglio ribadire che l`approccio dell`amministrazione Obama è innovativo, perché cerca di affrontare tutti i termini e i variegati aspetti della questione mediorientale, differenziando gli interventi e le operazioni diplomatiche, e non puntando solo su una carta.

    Un ultimo aspetto riguarda la posizione del nostro governo. Come si colloca l`Italia in questa complessa partita nel Vicino Oriente?
    L`Italia nella partita c`è già entrata, e nel modo migliore. Quella del governo Berlusconi è una posizione razionale e intelligente, costruita giorno dopo giorno. Siamo un partner privilegiato per Israele, che ci considera amici sinceri, e nel contempo siamo il Paese europeo che fornisce maggiori aiuti ai palestinesi moderati di Abu Mazen. Siamo inoltre un partner commerciale importantissimo per l`Egitto e abbiamo una rete di eccellenti relazioni diplomatiche ed economiche con tutti i Paesi del Medio Oriente, mai tralasciati da questo governo.

    Abbiamo anche un ruolo centrale in Libano...
    Certo, non dimentichiamo che l`Italia è a capo di Uniffi 2, la forza Onu in missione in Libano, comandata dal generale Graziano. E non c`è dubbio che questa forza ha pacificato e normalizzato la situazione nel Paese del Cedri, forse per la prima volta in modo definitivo dal 1975.
    Per questo l`Italia ha ulteriormente aumentato il proprio prestigio internazionale, e non c`è dubbio che quando sarà il momento tutte le parti in causa in Medio Oriente ascolteranno le nostre parole e le nostre proposte. Tra l`altro, in Libano ci saranno le elezioni proprio negli stessi giorni in cui noi italiani andremo alle urne...

    Fonte: Il Secolo d'Italia - Antonio Pannullo | vai alla pagina

    Argomenti: missioni internazionali, politica estera, medio oriente, iraq, palestina, israele, nucleare, libano, Obama, iran | aggiungi argomento | rimuovi argomento
    » Segnala errori / abusi
    Pubblica su: share on twitter

 
Esporta Esporta RSS Chiudi blocco

Commenti (0)


Per scrivere il tuo commento devi essere loggato