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Dichiarazione di Umberto RANIERI


 

Iran. «Ora per l’Occidente il negoziato sarà più difficile» - INTERVISTA

  • (15 giugno 2009) - fonte: Il Mattino - Maria Paola Milanesio - inserita il 15 giugno 2009 da 31

    «L’apertura di credito ad Ahmadinejad non è stata un errore. Il verdetto elettorale iraniano, tuttavia, rischia di far saltare i più ambiziosi progetti del presidente americano Obama, che attraverso il dialogo e il negoziato puntava a scongiurare che la teocrazia di Teheran si dotasse della bomba atomica». La strada è più difficile ma non va abbandonata, dice Umberto Ranieri, dirigente del Pd e già sottosegretario agli Esteri.

    La riconferma del presidente iraniano non costringe a cambiare i piani?

    «Li complica. L’Occidente sperava nella vittoria di una personalità più moderata e non così oltranzista come Ahmadinejad, che nega l’Olocausto e inneggia alla distruzione di Israele. Ora la speranza sembra svanita».

    Era credibile che dalle urne potesse uscire un risultato diverso?

    «Sì, le possibilità dell’affermazione di una figura più moderata erano reali, non a caso oggi in Iran si grida ai brogli e alle manipolazioni. Per evitare che la protesta si estenda sono scese in campo le squadre speciali, gli uomini vestiti di nero in sella a potenti moto».

    Il moderato Mousavi chiede l’annullamento delle elezioni. Può accadere o è solo il tentativo di coinvolgere maggiormente l’Occidente?

    «È piuttosto un grido d’allarme, un grido disperato perché Ahmadinejad si è impadronito del potere con un colpo di mano. Ha proclamato una vittoria che è parsa subito sospetta: mentre i risultati venivano resi noti solo il giorno dopo, in questa occasione ben cinque milioni di schede sarebbero state scrutinate nell’arco di un’ora dall’apertura delle urne».

    A decidere dell’annullamento del voto può essere solo una autorità interna?

    «Escludo che ciò accada e ritengo molto difficile che la guida spirituale dell’Iran, Khamenei, possa accogliere la richiesta di verificare la legittimità della consultazione. Siamo di fronte a un regime teocratico e a un forte controllo da parte dei servizi segreti».

    Che cosa cambia in quell’area del pianeta?

    «La riconferma di Ahmadinejad, anche se dobbiamo tenere presente che nel sistema iraniano l’ultima parola spetta a Khamenei, rende più difficile percorrere la via del dialogo intrapresa da Obama e complica i rapporti con Egitto e Arabia Saudita. La corsa al nucleare, perseguita dal presidente iraniano, può spingere altri Paesi a dotarsi della bomba atomica».

    Ha vinto Israele, contrario a ogni negoziato con l’Iran?

    «Il governo israeliano ha considerato sempre con scetticismo il dialogo con Ahmadinejad, convinto che il suo non fosse un programma per un impiego civile del nucleare ma la copertura di ambiziosi progetti militari. E Israele ha sempre sostenuto che a essere in pericolo non è una sola nazione ma il mondo intero».

    L’affermazione di Ahmadinejad corrisponde al Paese reale, che ha mostrato una grande voglia di cambiamento?

    «È indubbio che il distacco tra la popolazione e il regime si accresce. È fondamentale che l’Occidente, a cominciare dall’Italia, dia un segno tangibile di solidarietà agli iraniani e ai giovani soprattutto, per evitare che si ripeta un’altra Tien-Ammen».

    Fonte: Il Mattino - Maria Paola Milanesio | vai alla pagina

    Argomenti: elezioni, politica estera, israele, nucleare, musulmani, Obama, iran, Ahmadinejad | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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