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Dichiarazione di Stefano SAGLIA
«Class action? Il Governo cercherà di impedire l`entrata in vigore delle norme targate Prodi»
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(19 giugno 2009) - fonte: Il Sole 24 Ore - Alessandro Galimberti - Marco Rogari - inserita il 19 giugno 2009 da 31
Con la dilazione verrà evitata l`entrata in funzione delle regole varate dal governo Prodi e mai divenute operativeUn nuovo rinvio per la class action. E' quello che si profila per effetto dell`allungamento dei tempi di approvazione del "collegato" alla manovra sul nucleare, il cosiddetto Ddl Sviluppo.
Il Governo sarebbe pronto a rendere operativo l`ulteriore slittamento facendo leva sul decreto milleproroghe che dovrebbe essere varato la prossima settimana dal Consiglio dei ministri.
Una soluzione che consentirebbe all`esecutivo di evitare il decollo il 10 luglio della class action congegnata dal governo Prodi, e che avrebbe dovuto debuttare giusto un anno fa, ma in una versione molto diversa da quella che sta prendendo forma in Parlamento.
E non solo per la mancata retroattività, che di fatto escluderebbe oggi dall`ambito dell`azione collettiva i crac Cirio e Parmalat, e pure il default della vecchia Alitalia, ma anche per la definizione dei tribunali competenti (in sedi regionali) e per la titolarità dell`azione, che riguarderebbe il singolo rappresentante della "classe", oltre alla tipologia delle obbligazioni da far valere in giudizio.E' il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia ad affermare che il governo «cercherà di impedire» l`entrata in vigore delle norme targate Prodi anche se il nuovo meccanismo sull`azione collettiva inserito nel Ddl sviluppo non dovesse ottenere il via libera definitivo del Parlamento entro la fine di giugno. E che il disco verde del Parlamento al "collegato" possa arrivare dopo la fine di questo mese è ormai considerato un dato quasi certo.
II Ddl sviluppo, che ha ottenuto ieri l`ok in sede referente della commissione Attività produttive della Camera, sarà approvato la prossima settimana o, al più tardi, all`inizio di quella successiva da Montecitorio con diverse modifiche, e dovrà quindi tornare al Senato per il sigillo definitivo. Il via libera è dunque destinato ad arrivare dopo il 1° luglio.
E non sono escluse ulteriori sorprese. Anche se la commissione Attività produttive ha approvato i 14 emendamenti presentati dal governo, restano da sciogliere in Aula diversi nodi: dal trasporto locale (ferrovie) alla Robín tax e aí fondi per l`editoria.
In quest`ultimo caso, nonostante le perplessità del ministero dell`Economia, non è escluso che resti tutto com`è, senza pertanto l`introduzione di alcuna modifica.
Sul provvedimento, poi, continua ad aleggiare il fantasma di possibili vizi di copertura.
Anche perché dal Servizio Bilancio della Camera sono arrivate nuove richieste di chiarimento al Governo.In particolare, i tecnici di Montecitorio chiedono all`esecutivo di chiarire la portata dell`intervento sui contributi all`editoria rilevando che occorrono indicazioni sia sulla stima del costo dello proroga (70 milioni) sia sulla copertura, individuata aumentando di un punto l`aliquota della Robin tax, l`addizionale sull`Ires per le imprese petrolifere.
Il servizio bilancio della Camera chiede lumi al Governo anche sugli oneri di altre misure contenute nel provvedimento, come gli interventi per le reti d'impresa, l'estensione del potere di vigilanza dell'Autorità dell'energia sulla traslazione della Robin tax sui prezzi e l'allargamento delle agevolazioni per il Gpl.
Fonte: Il Sole 24 Ore - Alessandro Galimberti - Marco Rogari | vai alla pagina » Segnala errori / abusi