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«L’errore di Dario? Mai preso le distanze da Veltroni» - INTERVISTA
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(30 giugno 2009) - fonte: Il Mattino - Teresa Bartoli - inserita il 30 giugno 2009 da 31
«I programmi sono in arrivo. Sono anche intuibili. E ci si schiera per contribuire ad elaborarli. No, il congresso non parte male»: parola di Rosy Bindi, sostenitrice di Pierluigi Bersani.Cosa ha «intuito» in Bersani? Non sarebbe stato più naturale vederla schierata a fianco di Franceschini? «Perché mai avrei dovuto appoggiare Franceschini?
Perché abbiamo la stessa storia? Allora non avrei messo tanto impegno per fare il partito plurale: non è che mi mancasse Franceschini a casa mia...
Perché è stato il vice di Veltroni al quale mi sono opposta e dal quale lui non si è mai distinto? Perché l’ho appoggiato come segretario di garanzia? L’ho fatto condizionando il mio sì al fatto che il suo fosse un impegno fino al congresso e non il trampolino di lancio per la candidatura. Perché è stato il primo a chiedere l’elezione diretta del segretario del Pd quando c’era ancora il governo Prodi? Perché da vice di Rutelli, alla Margherita, ci fece passare davanti ad un plotone di esecuzione per votare no alla lista Uniti nell’Ulivo?».E abbiamo sistemato Franceschini...
«No, ce n’è ancora. Perché è in politica da prima di me?».
Può bastare... Cosa l’ha convinta della candidatura di Bersani?
«Il motivo principale per il quale scommetto su Bersani è che lo ritengo la persona più giusta per portare la sinistra dentro l’Ulivo. Dobbiamo far diventare partito l’idea dell’Ulivo, unendo tutte le culture democratiche e riformiste. Anche la sinistra, persino con le sue opacità e pesantezze. Altrimenti, sarebbe come pensare di fare l’Europa senza la Germania. Non è possibile».
E ancora?
«Bersani è, per me, la persona più giusta per costruire un nuovo centrosinistra e un partito percepito come alternativa di governo. Significa fare opposizione a Berlusconi ma proporre anche un progetto di società e un programma di governo ”altro” rispetto a quello della destra».
Lei dice sostenere per contribuire al programma. Cosa chiede e propone a Bersani
«Intanto che la questione meridionale sia al centro del programma. E chiedo un Pd che sia questione morale, lavoro, superamento delle diseguaglianze. Non c’è bisogno di dire poi che rivendico a pieno titolo il protagonismo della cultura cattolico-democratica dentro il Pd: io con Bersani non ci vado a fare nè la cristiano-sociale, nè soltanto l’alternativa sociale alle condizioni tecnocratiche di Letta».
Si teme una riedizione del duello Veltroni-D’Alema per interposta persona. Veltroni se ne è sfilato, si aspetta altrettanto da D’Alema?
«Veltroni si è sfilato, anche se per le reazioni alla sua entrata a gamba tesa nella vicenda congressuale: l’annuncio della manifestazione per rilanciare il Lingotto che, per altro, non mi sembra sconvocata. E se lui non farà battaglia congressuale, i veltroniani sono tutti lì. Quanto a D’Alema, io sono testimone dell’autonomia della scelta di Bersani a candidarsi. Non vedo perché dovrebbe rifiutare il sostegno di D’Alema o di altri. Certo, ci sono idee e fatti di D’Alema che non condivido. Sta a lui come a ciascuno di noi rispettare l’autonomia del candidato».
Nessuna delle due candidature ha convinto i giovani del Lingotto che cercano un terzo uomo. In cosa hanno mancato?
«Questa domanda se la dovrebbe porre soprattutto Franceschini che si è candidato spiegando di voler fare il partito con quelli del Lingotto. Che Bersani non dia per scontato l’appoggio di quella platea mi pare evidente, anche se non potrà fare a meno di adoperarsi a convincerla. Ma se emerge una terza candidatura, ed è per vincere, il problema non è del Lingotto: evidentemente, ci sono anche altri sostenitori potenziali non convinti dei due candidati. Mi sembra più probabile sia Chiamparino piuttosto che Marino. Anche se è un po’ difficile che, chi si è candidato a guidare il ”partito del nord”, possa aspirare alla guida di un partito nazionale in un Paese che ha una questione meridionale così forte».
Per come sta maturando quella del terzo uomo, è possibile che si tenti di arrivare ancora una volta ad un candidato unico?
«Questa sì che sarebbe davvero la riedizione del vecchio. Questo partito ha bisogno di una sana e leale competizione. Se non la fa sulle idee e sulla classe dirigente, continuerà a farla attraverso questa straordinaria capacità di farci del male dimostrata sino ad oggi».
Fonte: Il Mattino - Teresa Bartoli | vai alla pagina » Segnala errori / abusi