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«Il Pd non imiti il premier, eviti di lottizzare la Rai» - INTERVISTA
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(10 agosto 2009) - fonte: La Stampa - Antonella Rampino - inserita il 11 agosto 2009 da 31
«Per essere credibili bisogna restare fuori dalla spartizione»Berlusconi confonde servizio pubblico con tv di Stato. Il servizio pubblico non può essere un mezzo di propaganda del governo, chiunque sia al governo».
Proprio per questo Ignazio Marino, senatore e candidato alla segreteria del Pd, chiede a Franceschini e Bersani un passo indietro nella lottizzazione della Rai, e di fare della libertà d’informazione un tema centrale del congresso, «una manifestazione da sola non basta».Senatore lei chiede al Pd di non lottizzare la Rai. Le pare possibile in questo momento, dopo l’attacco di Berlusconi al Tg3?
«L’informazione è cruciale in una democrazia, i diritti sono oltre ogni criterio di opportunità. Il Pd deve avere questo coraggio».
Il coraggio che non ha mai avuto, se Veltroni deposita oggi un disegno di legge sul conflitto d’interessi, tema mai risolto dal centrosinistra quando era maggioranza.
«Il centrosinistra non l’ha affrontato negli anni in cui era al governo, quando sia Franceschini che Bersani ricoprivano ruoli di rilievo, ed è importante che oggi Franceschini riconosca l’errore.
Bene sarebbe guardare non solo al conflitto d’interessi di 10 anni ma anche a quello del futuro: in Italia può accadere ad Internet e alla banda larga quello che accade oggi in Rai. Perché la non ancora legge Alfano sulle intercettazioni mette ai blog le regole che riguardano l’informazione, e perché il digitale terrestre già dal 2012 libererà frequenze che passeranno probabilmente alla banda larga.
Non si diffonderà democrazia, ma ulteriori bavagli. E l’unica strada per essere efficaci e credibili è proprio fare un passo indietro in Rai».Ci spieghi perché.
«In questo Paese controllare i media è diventato sinonimo di successo politico.
Il capo del governo è il primo editore del Paese, e il controllo sull’informazione per la destra è una strategia. Mi ricordo gli anni della guerra in Iraq quando, attraverso la Fox, Bush orientava la pubblica opinione.
Io stavo all’università di Jefferson e lì vicino, nel Delaware, c’era una base militare nella quale mettevano tutte le bare dei soldati caduti, quelle bare che in tv non si erano mai viste. Finché una donna soldato di quella base non le fotografò, e quelle foto non dilagarono su Internet. Fino a quel momento i morti americani in Iraq non esistevano, perché nessuno poteva vederne le bare. Ecco cosa può accadere quando si manipolano i media, ed ecco perché il servizio pubblico non può essere al servizio del governo, chiunque sia al governo.
Berlusconi ha paura della libertà e degli effetti della propria politica. Come Bush con i soldati morti, ha paura degli 8 milioni di italiani in povertà, della caduta di 6 punti di Pil, dei disoccupati.
Credo sia strategico che il tema dell’informazione sia centrale nel congresso del Pd, perché è centrale per la democrazia italiana».E invece il Pd aspetta l’esito del congresso, aspetta la conta interna per le nomine al Tg3 e ala terza rete Rai...
«E invece dobbiamo avere la forza di non stare al gioco solo per poter nominare i direttori dei tg, di dire con chiarezza che l’obiettivo è la democrazia nell’informazione.
Per la Rai vanno cambiate le regole. Deve tornare ad essere un’azienda regolata dal codice civile, con un amministratore delegato e un cda nominato da una fondazione, com’è per la Bbc in Inghilterra».Cosa pensa del dibattito interno al Pdl? Il partito del Sud?
«Hanno tolto i fondi al Sud per poter finanziare il taglio dell’Ici, e un milione di cittadini del Mezzogiorno ogni anno va a farsi curare negli ospedali del Nord.
Secondo lei quei cittadini dallo Stato si aspettano il Ponte sullo Stretto?».L’attacco alla RU486 nasconde un attacco alla legge sull’aborto?
«La politica non dovrebbe entrare nel rapporto tra medico e paziente.
Di fronte a una donna che arriva alla drammatica decisione dell’aborto, e che ha avuto magari precedenti complicanze da anestesia generale, un medico non deve spiegare che esistono alternative non chirurgiche?
E questa è cosa che compete al Parlamento, o a quella donna e al suo medico?».
Fonte: La Stampa - Antonella Rampino | vai alla pagina » Segnala errori / abusi