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Dichiarazione di Franco Frattini

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI)  -  Ministro  Affari Esteri (Partito: PdL) 


 

«In Afghanistan la pace non c’è. I nostri soldati si devono difendere» - INTERVISTA

  • (11 agosto 2009) - fonte: Corriere della Sera - Maurizio Caprara - inserita il 11 agosto 2009 da 31

    Buccaneer? Niente riscatti, la parola di un pirata non vale la mia.

    Il ministro degli Esteri: dovremmo interpretare il rifiuto alla guerra dell’articolo 11 includendo le azioni, anche in armi, che mirano a pacificare.

    «Togliamo il velo dell’ipocri­sia. Ragioniamo su un mondo che 35, 40 an­ni fa, o 61 anni fa quando è entrata in vigore la nostra Costituzione, non era neanche im­maginabile », dice Franco Frattini. Il mini­stro degli Esteri, in questa intervista, ricono­sce che per alcuni dei posti nei quali l’Italia manda soldati «parlare di una situazione di pace è come nascondersi dietro a un dito».

    L’aumento degli attacchi ai militari italia­ni in Afghanistan sta producendo la caduta di remore consolidate, almeno nel linguag­gio. Da quando sono laggiù, conferma Fratti­ni dopo La Russa, le pattuglie italiane «subi­scono delle perdite, ma i talebani ne subisco­no di più». Dunque Frattini è favorevole a varare, come ha proposto ieri sul Corriere il suo collega della Difesa Ignazio La Russa, un codice militare specifico per le missioni internazionali dei soldati italiani, adesso sotto­posti al codice militare di pace e non a quel­lo di guerra.
    Secondo l’uomo del Popolo del­la Libertà che Silvio Berlusconi ha voluto al­la Farnesina, il nuovo ordinamento potreb­be essere introdotto senza toccare l’articolo 11 della Costituzione che rifiuta la guerra co­me mezzo di soluzione delle controversie internazionali. D’estate, di fatto, si è aperto un dibattito su una delle questioni più delicate: le norme sulla guerra e la pace.
    Il ministro della Difesa sostiene che il codice militare di pace in Afghanistan non basta più.

    Il ministro degli Esteri che ne dice?

    «Concordo. Credo sia sbagliato adattare alla partecipazione di un contingente come quello italiano le regole del codice militare di pace, perché ci possiamo trovare in condi­zioni in cui questa pace non deve essere sol­tanto mantenuta, ma portata perché pace non c’è».

    Non è un dettaglio.

    «Qui non si tratta di esercitazioni, bensì di azioni nelle quali davanti a noi ci sono ter­roristi, talebani, insorti ai quali la pace la dobbiamo imporre perché non c’è ancora. La imponiamo con la legittimazione della Nato, dell’Onu, ma parlare di una situazione di pace è come nascondersi dietro a un di­to ».

    Allora perché non il codice militare di guerra?

    «Non lo ripristinerei perché queste mis­sioni hanno come obiettivo la pace anche se al momento non è la realtà».

    Secondo lei in che cosa dovrebbe differi­re il codice per le missioni internazionali dal codice militare di pace?

    «Introdurrebbe il concetto della pace co­me obiettivo. Oggi la Costituzione con l’articolo 11 rifiuta la guerra. Dovremmo interpre­tare quel rifiuto alla guerra includendo anche le azioni propedeutiche al creare la pace».

    Che poi sarebbero azioni in armi.

    «Dovremmo prevedere un codice sulle azioni e missioni che servono a creare la pa­ce, ma non necessariamente si fanno soltan­to con azioni civili. Anche con vere azioni militari.
    Come i bombardamenti dei canno­ni montati sui Tornado o gli atti a cui i no­stri vanno incontro quando, attaccati da ter­roristi, si devono difendere.
    Sparano. Non sono azioni di pace, però la preparano».

    Lei dice che l’articolo 11 va interpretato, non toccato. Ma come si fa a introdurre il nuovo codice senza una legge costituziona­le?

    «L’articolo 11 possiamo interpretarlo, quindi né cambiarlo né integrarlo. C’è chi aggiungerebbe un capoverso ad hoc per di­sciplinare costituzionalmente queste missio­ni.
    Se c’è accordo sulla sostanza, il livello giuridico lo troviamo: legge costituzionale, legge ad hoc ...
    Ciò che conta è far entrare il concetto: se una missione autorizzata dal­l’Onu prepara la pace o ne crea le condizio­ni, come in Afghanistan, non necessariamente è una in cui non si combatte».

    E senza un avallo nella Costituzione non può essere un po’ come un condono edilizio, una sanatoria?

    «L’articolo 11 fu scritto quando si usciva dalla tragedia della guerra, è ovvio che sia stato molto semplice e chiaro. Nessuno nel ’45 aveva in mente le attuali missioni di pa­ce. Il mondo delle missioni in Libano e in Afghanistan non è quello dei nostri padri co­stituenti ».

    La Russa, sul codice, ritiene «possibilis­sima » un’intesa in Parlamento con l’opposizione. Lei?

    «Credo si debba cercare, non so se si tro­verà. Ma abbiamo impegni con Nato e Onu ai quali siamo legatissimi».

    I precedenti non mancano. No?

    «Quando l’allora capo del governo Massi­mo D’Alema fu accusato di aver mandato i cacciabombardieri sul Kosovo prima delle regole dell’Onu noi lo sostenemmo.
    C’era un obbligo Nato».

    Ministro, sulla Somalia lei dichiara che per il rilascio della nave Buccaneer l’Italia non ha pagato riscatti. Uno dei sequestra­tori ha detto alla Reuters: è stato pagato, 4 milioni di dollari.

    «Con tutto il rispetto per la stampa estera che riprende queste voci, spero che nessuno al mondo voglia paragonare la parola di un pirata criminale a quella di un membro del governo italiano».

    Vero è che sarebbe strana la rivendica­zione di pagamento da parte di uno Stato e che di queste cose se ne occupano i servi­zi segreti, per loro natura addetti ad azio­ni inconfessabili.

    «Certo, ma in molti casi le rivendicazioni di pagamento ci sono state. Ad esempio dagli armatori. Noi invece lì abbiamo mandato due fregate».

    E quale sarebbe la chiave del rilascio?

    «Che ci siamo impegnati a fornire al go­verno somalo strumenti per affrontare alla radice il problema pirateria: programmi di cooperazione, mezzi per la polizia, istruire­mo somali a Genova su come pattugliare in mare. Abbiamo offerto al governo un contri­buto a risolvere il problema, non trattato con i pirati» .

    Fonte: Corriere della Sera - Maurizio Caprara | vai alla pagina

    Argomenti: Afghanistan, missioni internazionali, politica estera, servizi segreti, libano, Costituzione, Nato | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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