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Dichiarazione di Giocondo TALAMONTI

Alla data della dichiarazione: Consigliere  Consiglio Comunale Terni (TR) (Gruppo: Misto) 


 

Guardiamo tutti...

  • (18 agosto 2009) - fonte: Blog Personale - inserita il 03 settembre 2009 da 3605

    Se qualcuno mi avesse detto che un giorno avrei dovuto esprimermi in termini elogiativi nei confronti di Lotito e della Lazio, da convinto romanista, non ci avrei mai creduto. Ma l’obiettività, che pure non è il pregio più evidente dello sport, impone il sacrificio. La vittoria dei biancocelesti sull’Inter nella Supercoppa, oltre a creare un certo fastidio e un tipico prurito nell’esercito romanista è servita a dare speranza al calcio povero o, per dir meglio, a contestare l’idea che a vincere debbano sempre essere le squadre dei presidenti miliardari. Un altro calcio è, dunque, possibile. A sgambettare per i campi non saranno più giocatori legati a contratti stratosferici, misurati sulla base di miliardi di vecchie lire/mese. Avranno dignità di gioco calciatori morti di fame, peones della pelota, sfigati appartenenti a una lista lunghissima di operai del calcio in mutande che corrono su e giù per i terreni di gioco per quattro soldi, extracomunitari e comunitari depressi, invidiosi della sorte toccata ai loro colleghi, disgraziati con la bava alla bocca per meritarsi uno stipendio da fame che il loro presidente ha fissato a non più di 500 mila/euro all’anno. Come si fa a vivere con l’incubo di non arrivare a fine anno? Si fa, si fa. E quelli che sbattono i piedi perché credono di averceli meglio di altri, pretendendo aumenti di stipendio o trasferimenti vantaggiosi verso altre squadre, rischiano di essere esclusi dai campionati, di sedersi in panchina a vedere come gli altri si divertono e come godono della prodigalità del capo. Aver vinto la Supercoppa, grazie anche ad una buona dose di culo, promuove ad esempio nazionale e internazionale il “metodo Lotito”, vecchio, se volete, quanto il mondo e che trova riscontri in detti popolari quali: “o magni ‘sta minestra o sarti daaa finestra”, “’na foresta, leone o gazzella devi sempre core”, “ a regà, c’ho li buffi, ‘n ve posso pagà”, “ a Lazio è ‘n credo, mica na squadra”, e così via. Fatto sta che a Moratti je ce prude, come ai romanisti, ma tant’è. Lui ha messo a riposo gente come Pandev, Ledesma, Canizo, De Silvestri, gente convinta di meritare di più. A questi, le partite dei compagni le fa vedere in televisione: “ guardate come si guadagna la pagnotta”, sembra voglia suggerire. Guardiamo tutti.

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