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(26 agosto 2009) - fonte: Liberazione - Virginia Lori - inserita il 27 agosto 2009 da 31
«Invece delle ”frecce“ Berlusconi porti una delegazione che controlli il rispetto dei diritti»E’ una delle poche dirigenti dei democratici ad avere denunciato la gravità del viaggio di Berlusconi a Tripoli. Neanche una settimana dopo la tragedia dei 70 morti nelle acque fra la Sicilia e Malta. Lei è Marina Sereni, vice presidente del gruppo del piddì alla Camera. Ex responsabile esteri dei diesse, oggi - per i curiosi della geografia interna dei democratici - sostenitrice di Franceschini. Comunque sia, è stata una delle poche a prendere la parola con una denuncia puntuale. «Sbagli a dire così, però - interviene subito - Perché non è vero che siamo stati silenti su questi problemi. Per dirtene una, già a luglio abbiamo presentato un’interrogazione al ministro perché avevamo avuto notizie che i ”respingimenti” in mare, ordinati dai libici ed eseguiti con navi italiane, avvenivano senza alcun rispetto dei diritti previsti dalla nostra Costituzione. Che garantisce, come inviolabile, il diritto all’asilo. Interrogazione che però aspetta ancora una risposta».
Ma perché Sereni la tua denuncia non si spinge fino a chiedere la ”non presenza” italiana alle celebrazioni per il quarantennale del regime di Gheddafi?
Se mi concedi un po’ di spazio ti rispondo in maniera più articolata...
Naturalmente.
E allora ti dico che se fossi il governo anch’io rifletterei sull’opportunità di partecipare a quelle manifestazioni. Rifletterei sull’opportunità di inviare le ”frecce tricolori“. Valuterei l’opportunità politica, visto che tanti governi hanno deciso di disertare le manifestazioni, dopo le scene di giubilo con cui il governo di Tripoli ha accolto uno dei responsabili dell’attentato di Lockerbie. E rifletterei ancor di più sull’opportunità di partecipare a quelle cerimonie dopo la tragedia dei 70 morti...
”Rifletteresti sull’opportunità” di partecipare ma non chiedi il ritiro della delegazione italiana. Forse perché Berlusconi va a festeggiare la firma di un trattato che anche voi democratici avete approvato? E’ così?
No, non c’entra nulla. E guarda che quel trattato, ricordiamolo: preparato dai governi precedenti, è un’intesa importante. Che riconosce i torti e i drammi prodotti dal regime coloniale fascista. Quell’accordo è un fatto importante, ripeto. Il problema è che a quel testo hanno voluto aggiungere la parte che riguarda i respingimenti. In più, proprio in quel periodo, è stato approvata la normativa xenofoba che istituisce il reato di clandestinità. Il combinato disposto di questi due fattori ha prodotto una situazione difficile. Drammatica.
Eppure ancora poche ora fa, il ministro Frattini ha detto che va tutto bene, che l’intesa con Gheddafi fila liscia come l’olio.
Ed è proprio questo il punto. Vorremmo sapere come fa il ministro a dire che va tutto bene. Vorremmo sapere se c’è qualcosa di non scritto. Se magari, pur di poter propagandare un successo sulla limitazione degli sbarchi a Lampedusa, l’Italia non finisca per chiudere un occhio sui rispetto dei diritti umani. E purtroppo, la drammaticità della cronaca, si incarica di smentire il ministro: no, non va tutto bene.
E allora, a costo di sembrare noioso, vale la pena insistere: perché non proporre il boicottaggio della partecipazione italiana alla ”festa” di Tripoli?
Perché forse più che prendere le distanze dalle celebrazioni sarebbe importante capire che cosa va a fare la delegazione italiana. Su questo ha ragione Margherita Boniver: perché non si approfitta di quest’occasione per andare a mettere il naso nei campi allestiti in Libia? E io dico di più: perché invece di mandare le ”frecce tricolori”, il premier non si fa accompagnare da una delegazione di deputati che va a controllare che in quei campi siano rispettati i diritti umani? Perché, insomma, il governo non coglie anche questa opportunità per incalzare il governo libico? E attenzione: quella che faccio non è una richiesta peregrina. L’accordo assegna un ruolo al nostro paese. Vogliamo assolverlo o no?
Insomma: andiamoci ma con un altro spirito?
Se dobbiamo andarci, andiamoci. Ma a chiedere il rispetto delle regole internazionali e per quel che ci riguarda per chiedere il rispetto del nostro dettato Costituzionale. Che impone all’Italia l’obbligo di accoglienza per chi richiede l’asilo.
Un’ultima domanda. La stessa che abbiamo rivolto in questi giorni ai nostri interlocutori: non pensi che in ogni caso la sinistra davanti a queste drammatiche vicende sia stata un po’ troppo silente?
No, non ho questa impressione.
Ma in realtà tutto s’è limitato a qualche dichiarazione...
Sì, ma sono state dichiarazioni molto dure. Si può sempre fare di più, certo, ma per quanto riguarda il mio partito penso che davvero su questi temi, la difesa dei diritti, il rispetto della dignità e della vita, non abbiamo nulla da rimproverarci. E dico di più: penso che in diverse occasioni abbiamo avuto il coraggio di prendere posizioni che pure, lo sapevamo e lo sappiamo, sono impopolari. Ma sui principi non siamo disposti a transigere. Anche se magari nell’immediato ci rimetti politicamente.
Fonte: Liberazione - Virginia Lori | vai alla pagina » Segnala errori / abusi