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Dichiarazione di Renato BRUNETTA

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI)  -  Ministro  PA e innovazione (Partito: PdL) 


 

«Sindaco? Io ci sono ma voglio restare ministro» - INTERVISTA

  • (05 settembre 2009) - fonte: Il Gazzettino - Giuseppe Pietrobelli - inserita il 05 settembre 2009 da 861

    Gongola, il ministro Renato Brunetta, lo spauracchio degli assenteisti. Per tre buone ragioni. A Capalbio, il covo vacanziero del centrosinistra, gli hanno conferito un premio per il libro che ha scritto sulla modernizzazione del sistema-Italia.

    «In sala c’erano i radical-chic e potevo vedere i loro volti increduli, non capivano come potessi essere lì, vincente, a casa loro. Mi guardavano come un marziano, invece i marziani sono loro». Secondo motivo, il fatto che domani, sulla Machina a consegnare i premi ai regatanti vicenti della Storica in rappresentanza dello Stato e del governo, ci sarà lui, veneziano di Cannaregio, figlio di un ambulante. E lo farà assieme a Massimo Cacciari, il sindaco a cui vuole succedere. Terza ragione, i sondaggi, che lo incoronano ancora il più amato tra i ministri del governo Berlusconi: «Ma questi li renderò pubblici tra pochi giorni».

    Farà il sindaco di Venezia?

    «Io penso innanzitutto all’impegno con gli italiani, che mi hanno dato uno straordinario consenso e non vogliono essere delusi. Però Renato Brunetta, 59 anni, di Cannaregio, ha sempre amato e studiato la sua città. Vorrei che tornasse ad essere buona, intelligente, ricca, aperta, capace di produrre cultura e civiltà. E quindi non posso non essere interessato, lusingato, coinvolto dalla vita amministrativa della mia città, ancorché oggi io faccia un altro mestiere».

    Quindi?

    «Io ci sono. La politica è l’arte o la scienza delle cose possibili. Ma ci sono anche per l’impegno da ministro di tutta la legislatura».

    Cosa la preoccupa di più dello stato di Venezia?

    «Non è possibile che il degrado demografico, sociale, ambientale, o quello di Porto Marghera, sia considerato inarrestabile. L’unica cosa straordinaria che è stata fatta è il Mose, avversato dall’attuale amministrazione».

    Eppure Venezia sembra una cittadella inespugnabile.

    «Non c’è nessun fortino inespugnabile, nessuna struttura di potere è immutabile per il futuro. Basta avere buoni progetti, programmi, leader, una classe dirigente all’altezza e si vince. Per servire la città, non per sostituire un sistema di potere con un altro potere».

    La classe operaia, la Giudecca, i comunisti. Finirà anche tutto questo?

    «Si può capire la lunga tradizione figlia dell’industrializzazione, del Novecento, di Porto Marghera. Sono fatti positivi, ma hanno dato origine alla cultura dell’assistenzialismo costruito negli ultimi 30-40 anni. È chiaro che un cambiamento politico non può non basarsi su un cambiamento di base economica. Qui deve cominciare la mutazione».

    Lei dice che Porto Marghera è morto.

    «Porto Marghera deve cadere perché è morta la cattiva chimica, lo dico da vent’anni, ma qualcuno - anche amministratori e sindacalisti - lascia ipocritamente che continui questa agonia lunga, pericolosa e senza futuro. Dobbiamo chiudere con il ’900».

    Per aprire che cosa?

    «A Marghera abbiamo la più grande area europea, al centro di traffici e vie di collegamento, dove si può puntare sulla logistica, la tecnologia, i servizi, perfino i luoghi del tempo libero. Io parlo di un quadrifoglio, tanti altri progetti: la sublagunare, il Mose con la salvaguardia, il sistema viario della terza corsia, dell’Alta velocità, dei collegamenti ferroviari con l’aeroporto».

    Galan o la Lega in Veneto?

    «Galan ha governato bene, squadra vincente non si cambia. Lo sarà ancora. Il Pdl ha più voti della Lega, con loro c’è una competizione leale, ma con loro governiamo in Regione da tanti anni. Che problema c’è? Con la Lega possiamo vincere in Veneto, Lombardia, Piemonte, Liguria e, quasi quasi, anche in Emilia. In Friuli abbiamo già vinto».

    Eppure tanti leghisti crescono, in Veneto.

    «Mi invitano ai loro dibattiti e il loro cuore batte con me. Perché sanno che combatto la cattiva burocrazia, anche a Roma».

    Crescono anche le correnti nel Pdl.

    «No, abbiamo anime diverse. È una ricchezza. C’è il meticciato di Forza Italia dentro il Pdl, ci sono le anime cattoliche, liberali, sociali, c’è quella identitaria di Alleanza Nazionale».

    Non c’è un bisogno di sintesi?

    «Ma questo è il governo di Berlusconi, quello di Galan, il futuro governo di Venezia».

    Eppure la Lega marca le distinzioni: l’Unità d’Italia, la bandiera, il dialetto...

    «Ci mancherebbe! Ma al di là dei dibattiti agostani io dico che la migliore celebrazione dell’Italia è il piano per il Sud. Berlusconi, come ha salvato Napoli e L’Aquila, così salverà il Meridione».

    Cade Dino Boffo, Berlusconi è additato come il mandante.

    «In giro vedo tanta ipocrisia. Il gruppo editoriale L’Espresso vuol far cadere un governo eletto legittimamente e ci prova con tutti i mezzi leciti e meno leciti. Dopo quattro mesi il premier non manda i marines e non usa il burqua, ma fa una citazione civile a difesa della propria onorabilità. Dov’è il problema».

    Perché contesta le domande di Repubblica...

    «Domande camuffate. Sono insultanti, come se io chiedessi a una persona se è un pedofilo o un ladro. Di elenchi di querele se ne possono fare tanti, da Di Pietro a D’Alema (contro Forattini) a Berlinguer (contro Sciascia). Perchè solo Berlusconi fa scandalo? È accaduto anche a me...».

    Quando e quanto?

    «Mi hanno fatto una copertina sull’Espresso, salvo poi scoprire che le case le avevo comperate con un mutuo. Ma a loro chiedo molto, molto di più del milione di euro chiesto da Berlusconi. Si immagina Le Monde che chiede a Sarkozy se è vero che sua moglie Carlà...? Qui non è in gioco la libertà di stampa, ma la libertà di difendersi».

    E il caso-Boffo?

    «Lì c’è anche un problema di coerenza, visto che si assumono certe posizioni. Verrebbe da dire: da che pulpito vien la predica».

    C’è la crisi in Italia?

    «La crisi c’è stata, anche se il peggio è passato. Ma non abbiamo avuto crisi sociale, nessuno è stato lasciato solo a partire dai risparmiatori, nessun manager da noi è stato sequestrato. Inoltre, il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati è cresciuto. A L’Aquila Berlusconi sta per consegnare centinaia di case ai terremotati. A nessuno viene in mente che questo governo funziona?».

    Le manca un’opposizione forte?

    «Non sono ipocrita, non me ne importa granché. Che continuino con i loro kamasutra politici».

    A proposito di vecchi amori, è vero che Gianni De Michelis sarà capo di gabinetto del suo Ministero?

    «Assolutamente no. Gianni è un grande amico, mi ha insegnato tante cose. Ma è da tempo che ho imparato a fare da solo».

    Fonte: Il Gazzettino - Giuseppe Pietrobelli | vai alla pagina

    Argomenti: l'aquila, veneto, venezia, ministro P.A., Porto Marghera, Nord e Sud, Mose | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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