Ti trovi in Home  » Politici  » Giorgio DE MATTEIS  » Gli errori della ricostruzione a L'Aquila: "ormai il gioco delle tre carte è finito..."

Dichiarazione di Giorgio DE MATTEIS

Alla data della dichiarazione: Vicepres. Consiglio Regione Abruzzo (Lista di elezione: Movaut Allsud) 


 

Gli errori della ricostruzione a L'Aquila: "ormai il gioco delle tre carte è finito..."

  • (13 settembre 2009) - fonte: il Capoluogo.com - Maria Cattini - inserita il 14 settembre 2009 da 6

    Presidente, a che punto siamo? Quali sono i problemi più urgenti?
    Le due priorità sono il problema Case, in generale, e la Zona Franca. Partiamo dalla mia prima dichiarazione che risale al 19 maggio. Qualcuno mi ha detto che non bisogna fare polemiche e io ribadisco che ho solo sollevato problemi reali e non fatto polemiche. Le case perché rappresentano un elemento fondamentale e le attività produttive che non riescono a ripartire. I problemi che ci sono oggi erano stati adeguatamente e anticipatamente sottolineati da tempo. Oggi ci troviamo di fronte ad un’emergenza nell’emergenza e a Bertolaso i problemi erano stati già segnalati, non si dica il contrario.


    Piano C.A.S.E. e casette di legno: perché prima no ed ora sì?
    Oggi vedo i numeri che girano e mi rendo conto che, guarda caso, io avevo dato allora esattamente gli stessi numeri che adesso stanno venendo fuori. Quando io ho detto per la prima volta “attenzione perché noi qui rischiamo di ritrovarci con dei numeri completamente fasulli”, nessuno mi ha ascoltato e oggi noi ci troviamo di fronte ad un grandissimo problema che è quello di non avere la disponibilità di case adeguate da qui a 10/15 giorni. La pantomima del 15 settembre con la consegna della prima casetta deve finire! Questo gioco al massacro che hanno fatto sulla pelle della gente a L’Aquila deve finire!. Le alternative c’erano ma non si sono prese in considerazione perché “qualcuno” aveva deciso per il progetto C.A.S.E. e così si doveva fare. L’alternativa c’era già da allora, quella delle case in legno che oggi, guarda un po’, si possono fare. Oggi la casa di legno si può fare, si può fare a Monticchio, si può fare a Bagno, si può fare a Onna; bene abbiamo la prova provata che si possono fare e, allora, perché non farle prima, limitandole magari ad alcune frazioni, cosicché oggi non ci troveremmo con un insediamento di favelas in ordine sparso? Anzi, ora dobbiamo sbrigarci perché non c’è tempo, e per mettere la gente dentro requisiamo gli alberghi, che sono già tutti pieni ovviamente, ma non è una cosa che si poteva fare già allora? Dicono che per la protezione civile le casette di legno sono l’ultima ratio, perché? Forse perché sono più convenienti? La verità è che hanno enfatizzato la parte finale del problema, cioè le casette, senza pensare che per arrivare ai 15mila delle casette bisognava prima aver sistemato i 55mila che non si sapeva dove dovessero andare cioè le A) le le C) e così via. Tutti i paesi del cratere intorno all’Aquila hanno case di legno per scelta della Protezione Civile. Lì è stato clamorosamente insufficiente il Sindaco perché lui doveva dire “non è che voi a casa mia, nella mia città dovete programmare quello che succederà nei prossimi 50 anni senza che nessuno possa dire niente.” Lui non doveva accettare le imposizioni.


    Lei ha da sempre criticato il progetto C.A.S.E. e ora lo scarso gradimento degli aquilani le dà ragione.
    Sulle C.A.S.E. avevamo detto che erano insufficienti e oggi è clamorosamente confermata questa cosa. Sono case definitive? Sì, diciamolo una buona volta. La temporaneità non esiste perché io sono convinto di un altro aspetto e spero di essere smentito negli anni, ma ho qualche dubbio. Siamo sicuri che questo non sia un metodo per dire “ragazzi adesso la casa ve l’abbiamo data, non abbiamo i soldi….vedremo per le case E)….la ricostruzione…” cioè un modo elegante per dire la casa ve l’abbiamo data scordatevi il resto! Ora qualcuno dice nell’emergenza non c’è stata la lucidità, ma se è vero che in quella situazione eravamo tutti terremotati, chi non lo era e doveva prendere delle decisioni e ha fatto scelte sulla nostra pelle i cui effetti negativi saranno duraturi nel tempo. Al di là della rapidità di esecuzione, per la quale diventeremo famosi nel mondo, tutto il resto è da bocciare. E' stato fatto senza valutazione su modelli di sviluppo, realizzazione nel contesto urbano, aggregazione sociale, e si creeranno periferie orribili che resteranno lì per decenni e con la possibilità di utilizzarle, come dice qualche ottimista dell’ultima ora, per gli studenti. Io mi ero permesso di dire a maggio scusate ma se gli studenti qui potranno entrarci tra 4/5 anni nel frattempo dove li mettiamo? Mi ero preoccupato di mettere insieme i Sindaci del circondario per dare risposte ai ragazzi. Tutti dicevano “nessuno verrà ad iscriversi a L’Aquila” e non è vero perché abbiamo moltiplicato le iscrizioni. Se avessimo utilizzato le seconde case A) e quante ne avremmo avute di soluzioni a questo problema per gli sfollati e per gli studenti: tantissime! E in questo anche Cialente ha la sua responsabilità, o si fa il sindaco o l’intervistato. Ora parla delle case su ruota: quante ce ne vogliono? Chi le trova? Dove si mettono e chi le urbanizza? Qualcuno ora deve pur dire, abbiamo sbagliato, perché dire abbiamo sbagliato è anche il momento per rendersi conto e per guardare avanti.


    Non trova ci sia un caos anche nel settore delle scuole?
    Il problema della scuola è chiaramente collegato a quello degli alloggi. Le scuole sono messe in un posto, le case in un altro, senza nessuna logica, senza nessuna capacità di programmazione, e non parliamo del problema della viabilità che tra 10 giorni diverrà insostenibile. A quelli che oggi hanno iscritto i figli a scuola, che sono moltissimi perché abbiamo perso solo una piccola percentuale degli iscritti, circa il 5 per cento (500 studenti), chi ci pensa a dare loro risposte? Io che, come cittadino aquilano ho diritto alla case, nel momento in cui io ho iscritto il figlio e la casa mi viene data a dicembre, nel frattempo dove vado? Come mi organizzo? Le istituzioni devono rispondere a queste domande. E non voglio neanche considerare la proposta di Bertolaso di portare i ragazzi dal Teramano a scuola tutte le mattine all’Aquila. Se lo deve scordare, nessuno metterà i propri figli in mano a chi sa chi.


    La Protezione Civile quindi si trova in difficoltà?
    In una trasmissione televisiva ho avuto modo di discutere piuttosto animatamente con la Protezione Civile che ha l’atteggiamento di "cavalleria nell’aria". Io ho detto “signori tornate con i piedi sulla terra perché il vostro lavoro è fornire assistenza e capacità operativa dell’emergenza ma non nella ricostruzione, perché quando uno mette in piedi un giocattolo come il progetto C.a.s.e. quella non si chiama emergenza, quella si chiama ricostruzione pesante perché quelle case non restano 2 mesi”. In primo luogo nessuno può dirci cosa dobbiamo fare, nessuno può imporci cosa fare e come farlo. Riconosciamo a Bertolaso e alla sua struttura la capacità di intervento nell’emergenza, che è poi il lavoro che deve fare la Protezione Civile e lo ha fatto egregiamente, ma poi hanno sconfinato notevolmente mettendo in piedi un meccanismo perverso che è quello che ha determinato scelte inaccettabili fuori ogni logica. Nessuno ha chiesto loro di occuparsi della ricostruzione e il Sindaco non si è imposto per metterli a freno. Hanno sfregiato un territorio, hanno fatto scelte inadeguate, hanno rovinato per sempre dal punto di vista urbanistico una città, hanno toppato sui numeri e adesso tentano di recuperare quando De Bernardinis dice “abbiamo sbagliato i numeri e siamo al terzo censimento”. Un censimento nascosto, visto che nessuno ne sapeva niente. Nascosto perché indicava che c’era qualcosa che non andava nella gestione dei numeri. Adesso improvvisamente escono fuori 6000 alloggi utilizzabili, le caserme che oggi diventano necessarie, quanto tempo fa sono state richieste? Io questa richiesta, per sfollati e studenti, l’ho fatta 15 giorni dopo il terremoto a Chiodi. Adesso si accorgono degli errori e stanno lavorando per metterle apposto. Gli alberghi? Gli alberghi come mai adesso vengono requisiti? E' normale che è stato detto a chi era nelle tende "non vi preoccupate tra settembre e ottobre tutti fuori dalle tende e dentro le case". Questo è vero? No. Perché adesso li prendono e li spostano nel circondario o nel teramano. L’errore compiuto è macroscopico e non ci prendano per fessi dicendo che stanno sistemando mille/duemila persone per il 15, dicendo “abbiamo fatto un grande lavoro”. Ma quale grande lavoro? Questa è una cosa che non ha risolto nessun problema o ne ha risolto una parte talmente minima che è tutto là. Ad oggi non si sa quanta gente è rientrata nelle case e quindi dove li mettiamo? Requisiamo gli alberghi, requisiamo le seconde case, si possono ristrutturare le seconde, le terze, le quarte e le quinte case. All’inizio sembrava che all’Aquila ci fossero solo speculatori edilizi….Ma vi siete mai chiesti perché ci sono queste case? Ci sono perché ci sono gli studenti, i militari, i pendolari, gente che utilizza un patrimonio edilizio che è maggiore rispetto alla residenzialità della città stessa. Quindi ci sono 90mila persone all’Aquila rispetto ai 65/70 abitanti, Chi sono gli altri? È evidente che era qualcosa di più, quindi a meno che non stessero sotto i ponti, stavano in una casa. Quando si diceva “date i soldi anche per ristrutturare le seconde case” non era una speculazione edilizia perché se io ristrutturo la seconda casa finalizzata giustamente all’affitto ottengo il risultato del recupero del patrimonio edilizio, lo finalizzo ad un’attività seria come l’affitto allo studente e faccio emergere il nero. Quindi non c’era negatività in queste richieste.


    Quindi parliamo di mancata chiarezza nell’informazione?
    Mi scusi, ma alla Protezione Civile dovrebbe chiedere: Avevate detto che sarebbero entrati tutti nelle case? Non è possibile. Avevate detto che ci sarebbero state le case a sufficienza per tutti? Non è vero. E non è vero perché hanno toppato loro, perché se avessero messo in piedi le condizioni per utilizzare le case A) e se le case e avessero avuto un ordinanza più chiara e snella, oggi saremmo un bel pezzo avanti. E la colpa di chi è ?Al momento non si sa quanta gente è nella propria casa, quanta è in affitto, quanta entrerà nelle case famose del progetto case, non si sa. Come si fa a dire che va tutto bene. E allora se non va tutto bene, sarebbe bene scendere dal piedistallo e smettere di avere atteggiamenti arroganti da colonizzatori. La Protezione Civile ha da sempre giocato sul fatto di non dare mai con chiarezza i numeri, ma ormai il gioco delle tre carte è finito, si può capire nelle fase più critica ma ora no!.


    Ma è colpa solo della Protezione Civile?
    Ci vuole molta calma e consapevolezza delle cose, si devono dare risposte chiare, vere e concrete sul piano della sistemazione perché questa è la seconda fase dell’emergenza. Dove si mette la gente adesso? Qualcuno oggi deve prendersi le sue responsabilità. Adesso chi ha la competenza per dare risposte faccia il proprio dovere: il Comune per alcune cose, la Protezione Civile per altre, la Regione per altre ancora. Ed è un passo importante quello che ha fatto l’altro giorno Chiodi dichiarando: “è la presa d’atto di una fase ormai superata e di una che deve iniziare immediatamente, perché il programma di ricostruzione, se non vogliamo fare la fine di altri nel passato, o inizia adesso o non inizierà mai più”. Allora chi la fa la programmazione? Per legge la fa il Comune d’intesa con la Regione, e allora questo discorso deve partire immediatamente.


    Passiamo alla Zona Franca, una sua battaglia…
    Leggendo i commenti del Capoluogo.it mi rendo conto che su alcuni argomenti c’è una grande confusione, ad esempio, sulla zona franca, la gente non si rende conto di ciò che è, di ciò che può essere, e a cosa serve. L’idea della zona franca è nata da subito perché io, questa cosa, l’avevo in mente da tempo e in Consiglio Regionale avevo già sollevato il problema della zona franca in relazione alla scelta fatta su Pescara. Ci sono dei motivi concreti se io continuo ad insistere sulla zona franca all’Aquila. La Pezzopane ha parlato della zona Franca nell’intera provincia, Chiodi dell’intero Abruzzo, io lo ridico per l’ennesima volta: non sono d’accordo se qualcuno mi dice prendiamo tutta la provincia o prendiamo i comuni del cratere. La zona franca si rivolge ad imprese medio-piccolo (max 50 dipendenti), ossia il target del sistema aquilano, e va in linea soprattutto con le mille attività produttive proprio del centro storico, andando ad agire sul problema della defiscalizzazione, sul problema degli oneri, ecc. Tutto il sistema fiscale con la zona franca viene gestito in modo tale che permette o di ricostruire nuove attività o di consolidare e ripartire con le vecchie attività. Allora il problema è solo politico. Se io lo faccio per il Comune dell’Aquila, per l’area del centro storico e per i due nuclei industriali la zona franca ha un senso, ma se la comincio a frammentare non ha più senso, perché si frammentano le risorse, si spalmano gli stessi soldi su un area troppo vasta. Ora Chiodi è arrivato a rendersi conto di questo e siamo passati dalla passati dalla Regione, alla Provincia, al Cratere. Secondo me il cratere è ancora un errore, è un area troppo grande. Io non mi sono inventato nulla: 30 mila abitanti è il numero che normalmente si utilizza come riferimento demografico e c’è un indice di disagio socioeconomico che si definisce attraverso una formula matematica che viene dai parametri come tasso di disoccupazione, e così via. Premesso che di zona franca si è parlato in relazione al terremoto, quando uno parla dell’intera provincia è demagogia, una sciocca demagogia. Il confronto con l’Europa lascia capire molto chiaramente che la nostra zona franca urbana, che si distingue dalla zona franca classica (di cui c’è un solo esempio in Italia, a Livigno, che non si indirizza alle attività produttive e quindi non è meglio, come pensano alcuni della zona franca urbana, ma diversa) ha una specificità di intervento molto chiara e molto precisa e si elabora attraverso parametri altrettanto rigidi e precisi. Ma bisogna definire e disegnare la zona franca urbana subito. Se io non faccio questo, frammento l’area, frammento la risorsa economica, non riparte nulla perché è una frammentazione che non produce alcun effetto concreto. Abbiamo la possibilità di avere la zona franca urbana anche in deroga alle cause che determinano la creazione di zona franca urbana che non prevedono il terremoto. Quindi, già l’Europa fa una deroga per noi, ma ci dice pure “attenzione, dovete individuare la zona franca urbana con i criteri con cui sono state individuate le altre, altrimenti non ci rientrate”. Quindi la zona franca non può essere per tutta la Provincia dell’Aquila, ma solo per la città dell’Aquila. E questo non lo dice Giorgio De Matteis perché è aquilano, ma questa lettera del 27 maggio che arriva da Bruxelles che recita “potranno essere oggetto della riunione del 4 giugno due cose, l’ 87 2 b, cioè le risorse comunitarie aggiuntive in relazione a catastrofi naturali, e l’istituzione della zona franca urbana per la città dell’Aquila”. Sono 3 mesi che mi batto per la zona franca urbana, i 45 mln di euro ci sono, anzi, se non ci sbrighiamo e non li impegniamo per la fine dell’anno, qualcuno potrebbe dirci, che volete? Non dobbiamo continuare a chiedere perché non ci sono Avezzano o Sulmona. Non ci sono perché per loro era già stata avanzata una richiesta che è stata bocciata. La zona franca era già stata chiesta per Pescara, L’Aquila, Chieti, Teramo, Montesilvano, Avezzano, Sulmona, Vasto e Roseto, ed andata a buon fine solo per quartiere Rancitelli di Pescara. Oggi si può riparlare dell’Aquila perché non siamo più nelle condizioni di allora, c’è stato un forte danno sul parametro disagio economico e possiamo rientrare in questi parametri che sono tassativi.


    E la battaglia sulle tasse?
    Non voglio pensare ci sia bisogno di una battaglia: sulle tasse esigiamo di essere trattati come gli altri. Non ci sono le condizioni per tornare alla normalità ora come ora, e la Lega può dire ciò che vuole. Io so come sta la gente qua e so che pagare le tasse dal 1 gennaio non è possibile perché se io fossi in una condizione tale di aver riavviato le attività e di avere un sistema economico che è ripartito in maniera sufficiente, potrei capire. Ma così non è . E poi… si producono ancora oggi ordinanze per i terremoti di 20/30 anni fa, l’ultima ordinanza per Umbria e Marche risale a qualche mese fa!. Visto che i terremoti del passato incidono ancora molto sulle tasse degli italiani non vedo perché per noi dovrebbe essere diverso.



    Fonte: il Capoluogo.com - Maria Cattini | vai alla pagina

    Argomenti: l'aquila, terremoto in Abruzzo, ricostruzione in Abruzzo | aggiungi argomento | rimuovi argomento
    » Segnala errori / abusi
    Pubblica su: share on twitter

 
Esporta Esporta RSS Chiudi blocco

Commenti (0)


Per scrivere il tuo commento devi essere loggato