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Dichiarazione di Pier Paolo CENTO


 

«E' aria da mobilitazione. Le relazioni di potere tra i potenti del mondo non risolveranno i problemi né dell’economia né del clima. Sosteniamo la ripresa di una nuova stagione di mobilitazione dell’opinione pubblica e dei movimenti»

  • (27 settembre 2009) - fonte: Terranews.it - inserita il 27 settembre 2009 da 31

    Le conclusioni del vertice di Pittsburgh contengono una novità nel metodo e pessime decisioni nel merito. Cala il sipario sul G8 e il timone dell’economia mondiale viene trasferito al G20, dove ai tradizionali Paesi più ricchi si aggiungono nuove potenze e Paesi emergenti, allargando il tavolo delle responsabilità con un peso maggiore a Cina, Brasile e India. Cambiano i fattori ma il risultato è sempre pessimo: nessuna scelta concreta nella lotta alla povertà, nessun tetto fissato ma solo limiti generici ai bonus dei super manager del sistema bancario, nessuna strategia di consolidamento del controllo pubblico sull’economia ma anzi la messa in campo di una politica di fuoriuscita dalle misure anticrisi per affidarsi nuovamente a un mercato liberista e senza regole.

    Sul clima un vero e proprio stallo nonostante i buoni propositi alla conferenza dell’Onu e un sostanziale rinvio al summit di Copenaghen di dicembre. Fuori dal vertice del G20, intanto, le manifestazioni di protesta di un movimento che sta ridefinendo se stesso e le proprie strategie, di azione e di comunicazione, sono state represse a suon di manganellate e arresti. Ora gli occhi devono essere puntati su Copenaghen. Intanto l’Italia rimedia l’ennesima brutta figura: il commissario europeo Barroso respinge al mittente un nuovo tentativo di Berlusconi di ridiscutere i limiti di CO2 consentiti. Quella del governo è una scelta irresponsabile non solo dal punto di vista ambientale, ma economico.

    L’Italia sta accumulando un debito finanziario ambientale per la mancata applicazione dell’accordo di Kyoto che alla fine del 2012 ammonterà a una cifra che va dai 4,8 ai 12 miliardi di euro. Questa multa salata di cui le imprese, il sistema dei trasporti, portano la principale responsabilità non può essere scaricata sulla fiscalità generale dei cittadini. Anche per questo è utile che in Italia si torni a parlare di una sorta di Carbon tax, misura fiscale che colpisce chi inquina, e che nella Francia di Sarkozy sta diventando realtà concreta. Il rischio che l’Italia si presenti a Copenaghen come uno dei Paesi leader del fronte che vuole far saltare un accoro per il clima è concreto. E sarebbe grave non aprire su questi temi un ampio confronto politico nell’opinione pubblica e nel Parlamento.

    Noi siamo convinti che le relazioni di potere tra i potenti del mondo non risolveranno i problemi né dell’economia né del clima, per questo sosteniamo la ripresa di una nuova stagione di mobilitazione dell’opinione pubblica e dei movimenti.

    Il vertice di Copenaghen deve essere accompagnato da un vero e proprio assedio ecologista per un accordo serio sul clima. In Italia bisogna utilizzare i prossimi due mesi per costringere il governo a cambiare rotta. Si comincia il 17 ottobre con una grande manifestazione contro il razzismo ma non c’è dubbio che entro novembre bisognerà mettere in cantiere un grande appuntamento sul clima capace di coinvolgere l’opinione pubblica per preparare bene l’Italia all’appuntamento di Copenaghen.
    Fonte: Terranews.it | vai alla pagina

    Argomenti: Clima, Protocollo di Kyoto, ambiente, povertà, economia globale, G 20, emissioni CO2 | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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