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Dichiarazione di Alessandra GUERRA


 

«Scelgo il Pd, la Lega ha tradito le riforme e preferito il potere» - INTERVISTA

  • (28 settembre 2009) - fonte: L'Unità - Federica Fantozzi - inserita il 28 settembre 2009 da 31

    Alessandra Guerra è l’ex pasionaria leghista che guidò il Friuli e la Conferenza delle Regioni a metà Anni ‘90, nel 2003 fu sconfitta da Riccardo Illy e cinque anni dopo traslocò nella sua coalizione. Nel luglio scorso ha preso la tessera del Pd. Adesso esce il suo «Guerra & Pace. Donne e politica tra violenza e speranza» (Bonanno) in cui “esorcizza” l’esperienza nel Carroccio. Lei descrive questi 15 anni come un incubo tra mobbing e stalking. Silenzio, disprezzo, «omicidio psicologico» da parte dei dirigenti. Le rinfacciarono una gravidanza troppo impegnativa, la accusarono di essere una quinta colonna forzista, le controllavano il cellulare «in modo sovietico».

    Come è potuto accadere?

    «È la mia esperienza di donna, raccontata come terapia psicologica. Il mondo della politica per noi non è facile, ma io avevo una passione familiare di matrice centrista e autonomista. E nella Lega agli inizi c’era tanta passione, persone competenti, una parte autentica e rivoluzionaria che voleva davvero le riforme. Un bel clima».

    Quando e perché è cambiato?

    «Nel ‘95, con l’uscita dal governo Berlusconi. Fi avviò la compravendita di parlamentari, la Lega aveva paura di perdere numeri. È cominciata una fase di arroccamento finita con il ritorno a Canossa. Ha influito anche la malattia di Bossi: lui aveva spregiudicatezza, ma anche umanità, era un padre per il partito, finché governava da solo lo teneva unito».

    Nel libro c’è un buon ricordo solo di Bossi e Berlusconi, che la candidò governatrice dopo che lei gli aveva ricordato la fiducia ben ripagata nella figlia Marina. I colonnellli come Maroni e Calderoli non escono bene. È il ritratto di due partiti che non sopravviveranno ai fondatori?

    «Di certo sono partiti diventati altro. Nonsono riusciti a reggere l’urto spaventoso del successo. Non so cosa sia successo,maio sono entrata nella Lega per fare le riforme e non le crociate contro l’umanità mondiale. Le logiche del potere hanno fagocitato tutto sostituendo alla sostanza la rappresentazione».

    Lei descrive un senso di smarrimento, impotenza, umiliazione che ha coinvolto la sfera familiare e da cui si è disintossicata dedicandosi a se stessa. Perché, allora, ha deciso di tornare a «correre con i lupi»?

    «La passione politica è più forte di tutto. Ha ricominciato a rodermi dentro. Sono tornata a parlare di riforme dal punto di vista universitario, tecnico. Come facciamo noi donne, disposta a ripartire da zero».

    Perché nel Pd?

    «Desideravo un’esperienza in un partito nazionale e non locale».

    Ma perché non l’Udc o la sinistra radicale o altro?

    «Con il Pd in Regione ho lavorato benissimo. Hanno conquistato credibilità ai miei occhi aprendo alle nostre proposte sulla lingua friulana e slovena. Abbiamo votato insieme sulle quote rosa. Ho visto dialogo confronto per arrivare a decisioni comuni. E dopo il mio vissuto mi serviva un partito con una storia di parità sulla questione femminile».

    Però, pur ammirando Anna finocchiaro capogruppo al Senato, la descrive «brava e sola, costretta a nascondersi dietro un’ombra maschile, è violenza anche questa». Non c’è scampo?

    «Anche lei come me è stata costretta a fare il maschio. Ma è una questione numerica: se il 90% dei politici sono uomini, la cultura dominante è la loro. Per questo sostengo le quote rosa: non c’è alternativa».

    Chi l’ha convinta ad aderire al Pd?

    «Nessuno. Ho scelto da sola. È l’unico partito che ha lavorato sul serio sulle riforme che per me restano cruciali».

    Quale mozione congressuale la convince di più?

    «Bersani. Intanto per un motivo personale: ho lavorato sia con i bersaniani in consiglio che con Pier Luigi stesso. È stato il mio predecessore alla presidenza della Conferenza unificata, 15 anni fa. Ci siamo rivisti in occasione delle sue lenzuolate e abbiamo avviato una bella collaborazione. Ma c’è anche un motivo politico: Pierluigi e i dalemiani hanno una posizione federalista e vogliono un modello tedesco».

    Torniamo alla drammatica campagna del 2003, quando fu sconfitta. Arrivarono i visitors: mani lunghe, scollature esibite, Viagra e «ossessioni sessuali». A chi si riferiva? Visto quello che è emerso in questi mesi, un virus allignava già nella politica?

    «A destra, dove non hanno fatto il ‘68, c’è un problema nel rapporto tra uomini e donne. C’è quasi paura di confrontarsi e così si cerca di metterle in imbarazzo, di farle sentire inferiori».

    Fonte: L'Unità - Federica Fantozzi | vai alla pagina

    Argomenti: Donne, lega, questione femminile, Regione Friuli V.G. | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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