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Dichiarazione di Enrico MELASECCHE GERMINI

Alla data della dichiarazione: Consigliere Regione Umbria (Lista di elezione: FI)  - Consigliere Regione Umbria (Gruppo: UDC)  - Consigliere Regione Umbria (Lista di elezione: FI)  - Consigliere  Consiglio Comunale Terni (TR) (Gruppo: UDC) 


 

Quel macigno sul futuro della Regione Umbria.

  • (04 ottobre 2009) - fonte: Il Messaggero - inserita il 05 ottobre 2009 da 3216

    Alcune constatazioni: in III commissione regionale è iniziata la discussione della proposta di legge di Rifondazione Comunista sul salario sociale, di per sé anche condivisibile per vari aspetti se non fosse che per finanziare la spesa proponga di tagliare gli incentivi alle imprese. La cosa è tutt’altro che casuale e viene giustificata con livore ideologico nei confronti di chi “finanzia gli alti stipendi dei manager”. Come dire: in tempi di crisi come questi, nel dubbio amletico fra l’avere l’uovo oggi o la gallina domani, la Regione dovrebbe mettere arrosto direttamente l’unica gallina che cova pulcini, spennandola e mangiandosela arrosto, con buona pace di chi verrà dopo di noi. Si vorrebbero azzerare le condizioni per incentivare investimenti e sviluppo anzichè creare posti di lavoro sani e nel privato.

    Secondo episodio: qualche anno fa mi sono battuto come un leone - ero Vice Presidente della Commissione Industria - per fare in modo che il Piano Energetico Regionale consentisse la realizzazione di una centrale, fuori dalla Conca Ternana, aperta ai venti, che fosse in grado di fornire energia a prezzi competitivi non solo all’AST - che si era fatta carico di pagare un progetto da realizzare a S Liberato, in zona industriale già vocata a tale destinazione - ma a tutta la chimica ed all’intero bacino industriale ternano-narnese, quale potente fattore di attrazione di nuovi investimenti. Il ‘niet’ di Rifondazione, obbligò la Giunta ad ipotizzare solo e soltanto una soluzione ridicola e di compromesso - sapendo tutti che mai e poi mai si sarebbe realizzata - cioè l’incremento di potenza delle due centraline da 50 e 100 MW esistenti.
    Un’ipotesi antieconomica che, già in partenza la Edison, proprietaria dei due impianti dichiarava irrealizzabile. In questi anni è spesso è accaduto che per furore ideologico i Piani della Regione si siano dimostrati vere e proprie montagne di carta destinati al fallimento. Si pensi al Piano Rifiuti di Monelli - all’epoca Rifondazione Comunista - che dal camino unico alla raccolta differenziata, non ha azzeccato una sola previsione. Nel frattempo, l’AST ha azzerato 350 posti di lavoro sul magnetico, oggi per abbattere i costi ne taglia altri 120, mentre le multinazionali della chimica hanno chiuso altri stabilimenti ed altre centinaia di lavoratori sono stati prepensionati o hanno dovuto riciclarsi alla ricerca spesso di occupazioni inesistenti, senza contare che la nuova centrale interna all’AST, appena autorizzata, aumenterà di certo gli effluvi di anidride carbonica, salvo altro, bruciando in un anno quantità enormi di metano in un sito già fortemente antropizzato ed industrializzato. Non parliamo poi dei danni causati in alcuni Comuni come Terni dal furore ideologico che ha impedito qualsiasi pur lieve forma di privatizzazione per cui Farmacie comunali ed ASM, hanno accumulato perdite milionarie che costringono oggi alla svendita degli ultimi pezzi del patrimonio disponibile.

    Terzo episodio: è di queste ore la polemica stantia di tipo giacobino che vede Rifondazione Comunista attaccare la Chiesa per giungere a bocciare la legge di iniziativa popolare sulla famiglia.
    Credo che gli episodi citati farebbero inorridire sia Bersani che Franceschini per la loro antistoricità e somiglino tanto alle polemiche assurde che, tutte interne all’estrema sinistra, hanno fatto cadere anzitempo il governo Prodi.

    Chiedo allora a chi fa politica, ma anche e soprattutto a chi ancora guarda alla politica con la speranza che affronti i problemi enormi della società umbra, sia quelli sociali che quelli economici, possiamo continuare in questo modo ancora per quanto tempo? Possiamo ancora baloccarci a fare gli extraparlamentari, inneggiare alle nazionalizzazioni forzate di Castro e di Chavez, ipotizzare per l’Umbria un futuro che la isoli dal resto del Paese e del mondo facendole perdere terreno e tempo prezioso?

    Tutti sanno che la crisi lascerà morti e feriti sul campo e che ancora, nonostante le iniezioni imposte di ottimismo, soprattutto dal punto di vista occupazionale, la situazione non sarà più come prima. Vogliamo allora rinnovare la nostra Regione, prima che sia troppo tardi, con idee nuove, con riforme istituzionali coraggiose, con un sano pragmatismo manageriale che tagli i tanti sprechi ed indirizzi le poche risorse disponibili verso la ripresa, oppure qualcuno pensa di consentire una sorda guerriglia che imbriglia tutto, spesso per mantenere privilegi e sacche di potere vero, non rendendosi conto che il novecento si è concluso e che il nuovo secolo necessita di un nuovo umanesimo e di un metodo diverso di governo?

    Fonte: Il Messaggero | vai alla pagina

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