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Dichiarazione di Antonio POLITO


 

Nel Truman show a che servono elezioni anticipate?

  • (06 ottobre 2009) - fonte: Il Riformista.it - inserita il 06 ottobre 2009 da 31

    Prevedendo il day after del Lodo Alfano, sabato avevamo scritto che i berlusconiani si preparavano a gridare al «colpo di stato» in caso di bocciatura. Non sapevamo che un altro Lodo, emerso di sabato dalle nebbie della giustizia civile vent'anni dopo i fatti, con timing perfetto, avrebbe anticipato di qualche ora la nostra previsione. Prima ancora della sentenza della Consulta sul Lodo Alfano, il Pdl già grida al golpe per la sentenza della magistratura sul Lodo Mondadori.

    In fin dei conti, è la storia infinita della Seconda Repubblica. Un lodo tira l'altro, e tutte e due tirano a fondo questa fragile democrazia bipolare. Si ha quasi la sensazione che dalla fine di Dc, Pci e Psi, in realtà stiamo tutti vivendo in un Truman show, dove pensiamo che si svolga una battaglia politica come in tutti i paesi europei, ma in verità si combatte una guerra di poteri extra-politici, anzi di patrimoni, di cui in qualche modo noi tutti siamo solo pupazzi, marionette utilizzate alla bisogna per mimare uno scontro politico.

    E non è un caso che nella foto finale della battaglia, tra la polvere che si alza, si staglino i due protagonisti di sempre, Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti, avvinghiati nell'ultimo corpo a corpo giudiziario.
    D'altra parte tutte le vicende processuali che inseguono Berlusconi, e che lo costringono a leggi ad personam e a lodi vari, e comunque lo impegnano notte e giorno nello scontro con la magistratura, vengono da quell'epoca, da prima che scendesse in politica, dai tempi in cui faceva l'imprenditore a modo suo - da «corresponsabile della corruzione» di giudici, secondo la sentenza del tribunale civile di Milano sul caso Mondadori - e non hanno a che fare con l'esercizio delle sue funzioni di premier, con la notevole eccezione della vicenda delle escort, dove invece è esattamente il suo standing istituzionale ad essere stato messo in discussione.

    Il risultato è un sistema politico paralizzato nell'agire, handicappato nell'alternanza e nel ricambio, ipnotico nel ripetere sempre lo stesso mantra all'opinione pubblica: stai con me o contro di me? Da molti anni in Italia i due schieramenti non fingono neanche più di confrontarsi sulle politiche che giovano al paese, ma si occupano solo di che cosa giova oppure danneggia Silvio Berlusconi. Basterebbe questo per augurarsi - così, senza malanimo - che i duellanti di sempre escano di scena e lascino la scena ad altri. A partire da Lui.

    Guardate la cronaca di questi giorni. La tragedia di Messina, quella sì vicenda squisitamente politica, frutto di incuria, di burocrazia, di strafottenza, di avidità, non provoca nemmeno un briciolo dell'indignazione collettiva che suscita la citazione per danni da parte di Berlusconi contro la Repubblica di De Benedetti, o il risarcimento dei danni ottenuto da De Benedetti contro Berlusconi per lo scippo della Mondadori. Per l'una cosa e per l'altra, si convocano manifestazioni: contro Berlusconi sabato, a difesa di Berlusconi in un prossimo futuro. Ma nessuno ha neanche lontanamente immaginato una manifestazione contro chi ha condannato a morte la gente di Messina. E sì che lì la politica c'entrerebbe eccome: ci sono responsabilità dei governi locali, della Regione, della protezione civile, soldi spostati da un comune all'altro, e un'alluvione uguale uguale due anni prima, ripetutasi in tragedia qualche giorno fa.

    Ma la politica italiana non si occupa più di politica. Si occupa solo di Berlusconi e di anti-Berlusconi. E forse ci sarà dato da vedere lo spettacolo di un raduno di massa organizzato contro una sentenza, un vero e proprio «unicum» nelle democrazie occidentali.

    Oggi tocca alla Consulta e si ricomincia. Non ha senso augurarsi che sia un 1, un 2 o un X, come spiega Anna Chimenti a pagina 15 di questo giornale. O, almeno, non ha senso per chi pensa ancora che la Corte sia la suprema giurisdizione in materia di costituzionalità, il giudice di ultima istanza cui la politica in definitiva si inchina, come si inchinò Al Gore in America quando la Corte Suprema diede la vittoria elettorale a Bush. Per quanto ci riguarda, è chiaro che forme di immunità sono leggittime e talvolta necessarie in ogni sistema democratico, nei confronti del potere legislativo e di quello esecutivo.
    Ma sostituire le guarentigie previste per i parlamentari - abbattute nel fuoco di Tangentopoli - con una immunità specifica per il presidente del Consiglio, richiedeva ovviamente una legge costituzionale. La destra non l'ha mai fatta sempre con l'argomento che non aveva tempo, perché incombeva quella sentenza o quell'altra su Berlusconi, ma dal Lodo Maccanico ad oggi di tempo ne avrebbe avuto a iosa, se solo avesse avuto il coraggio politico delle sue azioni.

    Ma su questo, la parola alla Corte costituzionale. Per parte nostra dichiariamo fin da ora che accetteremo senza fiatare ogni suo verdetto, qualsiasi esso sia. Piuttosto di fare il tifo, ha più senso interrogarsi su come la politica dovrebbe rispondere a quella sentenza. E quello che è certo è che - ancora una volta - la strada delle elezioni anticipate sarebbe l'ennesima trasposizione in politica di uno scontro che è extra-politico. Perché niente, dal punto di vista della volontà popolare, è cambiato dalle ultime elezioni ad oggi. La maggioranza è salda, è ampia, l'opposizione è sconfitta e debole, perché mai bisognerebbe richiedere agli elettori che cosa vogliono fare di questo paese se gli eletti non riescono a farlo nemmeno quando hanno le mani libere, come in questa legislatura?

    Certo, la sentenza Mondadori è un altro colpo all'immagine del capo del governo. Ma gli italiani non c'entrano nulla. Non sono loro ad essersi presi la Mondadori né ad averla persa. Non si vede perché debbano pagarla ora.

    Fonte: Il Riformista.it | vai alla pagina

    Argomenti: corte costituzionale, Lodo Maccanico, lodo Alfano, messina, lodo mondadori | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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