Ti trovi in Home  » Politici  » Silvio BERLUSCONI  » «Al Quirinale di sinistra farò vedere di che pasta son fatto»

Chiudi blocco

Altre dichiarazioni nel periodo per gli stessi argomenti



Dichiarazione di Silvio BERLUSCONI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI)  -  Pres. del Consiglio   (Partito: PdL) 


 

«Al Quirinale di sinistra farò vedere di che pasta son fatto»

  • (09 ottobre 2009) - fonte: l'Unità - Ninni Andriolo - inserita il 09 ottobre 2009 da 31

    Il Capo dello Stato «è stato eletto da una sinistra che non è più maggioranza del Paese...». Riduttivo spiegare l’escalation di affondi berlusconiani contro il Colle ricorrendo esclusivamente alle categorie della rabbia per la sentenza-schiaffo della Consulta. In realtà, otto mesi dopo la crociata anti-Quirinale sul caso Englaro, il premier ritenta la strada che punta al logoramento dell’immagine super partes di Giorgio Napolitano.

    Dietro gli attacchi, in sostanza, torna a scorgersi la tentazione di riforme costituzionali di marca presidenzialista adeguate alle mire - mai sopite - del capo del governo e all’obiettivo di accorciare il settennato dell’attuale inquilino del Colle.

    Solito fastidio per le prerogative delle altre istituzioni democratiche, mancanza di riguardo per ambiti e sfere di potere diversi dai suoi: questo nelle dichiarazioni successive alla bocciatura del Lodo Alfano. Gli attacchi alla Consulta o al Quirinale «di sinistra», servono a rivendicare - in sostanza - una legittimazione popolare che dovrebbe porre Berlusconi-premier al di sopra di ogni altra carica dello Stato. A maggior ragione se chi la ricopre proviene dalla «sinistra»: dalla «parte» minoritaria contrapposta alla «parte» maggioritaria che risponde al Cavaliere. Logica aberrante che non contempla ruoli di garanzia «super partes».

    Quasi un preavviso di sfratto quello indirizzato al Colle.
    Le parole di Berlusconi, così, fanno innalzare il termometro della crisi istituzionale. «È dimostrato che le sue radici e la sua storia sono di sinistra - insiste il premier dal Gr1 - Credo che anche l'ultimo atto di nomina di un giudice della Corte dimostri da che parte sta...».

    La reazione non è solo frutto dello scioglier le briglie dopo giorni di freno consigliati dalle “colombe”, da Letta e soci ai quali viene addossata, in parte, la responsabilità della «presa in giro» della Consulta e del Colle. Dietro il ritornello ripetuto da Berlusconi, e dai principali esponenti della maggioranza - «il governo non getta la spugna, si sente assolutamente necessario alla democrazia, alla libertà e al benessere del Paese» - c’è anche il disegno di mostrare i muscoli per celare lo schiaffo dell’Alta Corte.

    In pochi, oltre a Di Pietro, in realtà, hanno consigliato le dimissioni al Presidente del Consiglio. La richiesta più pressante al capo dell’esecutivo, semmai, è stata quella di governare sul serio e di interessarsi più ai problemi del Paese che non a quelli personali. La sentenza della Consulta rimette in ballo processi vecchi e apre il varco a procedimenti giudiziari futuribili. E questo crea al premier un chiaro danno d’immagine, anche sul piano internazionale. Ma, nel contempo, offre la palla dell’ultima sfida che Berlusconi coglie al balzo, contrapponendo la politica e le istituzioni al popolo sovrano che lo ha eletto.

    Poco chiaro se l’appello si tradurrà in manifestazioni di piazza (Berlusconi si mostra perplesso), o nelle regionali-referendum, o in elezioni anticipate. Al voto di primavera, in ogni caso, si dovrà andare rivedendo le norme sulla par condicio tv. Gli strumenti possono contemplare lungo il percorso anche una riproposizione del Lodo bocciato dalla Consulta, una stretta sulla giustizia ecc. L’obiettivo, in ogni caso, è riscrivere gli assetti repubblicani a misura del presidente del Consiglio.

    Per cercare di raggiungerlo Berlusconi ha bisogno di blindare una maggioranza - che può non seguirlo fino in fondo in tutti i reparti - agitando il fantasma del complotto.
    «Farò vedere di che pasta sono fatto», ha minacciato ieri, e in pochi hanno pensato che parlasse soltanto dei «processi farsa» che lo lascerebbero «tranquillo e che non teme, o dell’autodifesa che farà «in tv», o «nelle aule dei tribunali» per «ridicolizzare chi lo accusa.

    «Per fortuna che Silvio c'è - incalza il Cavaliere - Altrimenti il Paese sarebbe nelle mani della sinistra...». E con l’alibi di scongiurare questa iattura il premier si mostra pronto a tutto.

    Fonte: l'Unità - Ninni Andriolo | vai alla pagina

    Argomenti: corte costituzionale, Presidente della Repubblica, lodo Alfano, crisi istituzionale | aggiungi argomento | rimuovi argomento
    » Segnala errori / abusi
    Pubblica su: share on twitter

 
Esporta Esporta RSS Chiudi blocco

Commenti (0)


Per scrivere il tuo commento devi essere loggato