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Dichiarazione di Beppe PISANU

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: FI) 


 

«Napolitano non si discute. Berlusconi deve fare un gesto di riconciliazione generale» - INTERVISTA

  • (16 ottobre 2009) - fonte: L'Espresso - Marco Damilano - inserita il 16 ottobre 2009 da 31

    Giù le mani da Napolitano. Parola di Giuseppe Pisanu, presidente della commissione Antimafia, riserva di senso dello Stato nel Pdl, allergico ai falchi berlusconiani. "Berlusconi dovrebbe fare un gesto alto di riconciliazione generale: andare in Parlamento e riprendere il dialogo sulle riforme", consiglia l'ex ministro dell'Interno. Appello controcorrente, nella stagione più dura per i moderati del centrodestra. "È un tempo difficile per tutti. Il cortocircuito istituzionale è arrivato nel mezzo di una tempesta politica. Ora c'è il rischio che si rovesci sulla crisi economica e sociale provocando danni molto gravi".

    Lei è testimone privilegiato della fine della prima Repubblica. Ci fu un complotto dei giudici per eliminare i partiti? E uno nel '94 per far cadere Berlusconi? E oggi c'è un complotto contro il governo?

    "Il crollo della prima Repubblica fu determinato da sommovimenti profondi: la crisi delle ideologie, il declino dei partiti tradizionali, il decadimento dello spirito pubblico. Il giustizialismo arrivò nella fase finale e fece la sua parte. Nel '94 ci fu sicuramente una clamorosa iniziativa giudiziaria, poi finita nel nulla, che pugnalò alle spalle il presidente del Consiglio mentre presiedeva una conferenza internazionale. Oggi vedo il complotto delle circostanze avverse, ma non vedo la mano che lo guida. Anzi, penso che non ci sia".

    Napolitano è sotto il tiro dell'ala dura del Pdl: non è super partes, dicono. Condivide?

    "Il presidente Napolitano si è sempre saputo tenere al di sopra delle parti, tanto da meritarsi anche il riconoscimento di coloro che non lo avevano votato. Di questo vi è larga eco nella recente dichiarazione congiunta di Fini e Schifani".

    Anche la Consulta è sotto attacco. Cosa bisognerebbe fare per svelenire il clima?

    "Il punto più critico è la contrastata decisione della Corte sul lodo Alfano. Non contesto quella decisione, ma osservo che essa ci ha rimesso dinanzi al vuoto politico-istituzionale che si è creato in Italia dal 1993 con l'abolizione dell'immunità parlamentare. Qui è il primo problema e da qui bisogna partire".

    A guidare l'attacco, spesso, c'è il premier. Che consigli darebbe a Berlusconi?

    "Berlusconi non ha bisogno dei miei consigli. Comunque, al suo posto, avendo una maggioranza salda e senza alternative, io compirei un gesto alto di riconciliazione generale e sfiderei l'opposizione sui grandi problemi del Paese. Chi è forte deve essere magnanimo".

    Che tipo di gesto?

    "Il ritorno in Parlamento per riprendere il dialogo avviato con il discorso programmatico di inizio legislatura ".

    Ne è sicuro? Nel Pdl c'è chi ripete che le riforme vanno fatte da soli...

    "Non posso condividere. Lo scontro rende difficile l'ordinaria attività di governo, figuriamoci quella straordinaria di riforma".

    Sulla giustizia si parla di un pacchetto: separazione delle carriere tra giudici e Pm, nuove modalità di elezione della Consulta, prescrizioni più rapide. Sono misure urgenti?

    "Non conosco pacchetti preconfezionati. La prima riforma da fare, che può spianare la strada ad intese più ampie, è la reintroduzione della immunità parlamentare, magari nella formula oggi ammessa (e mai contestata) agli euro-deputati.
    Ricordiamoci che per 45 anni l'immunità è riuscita a salvaguardare il delicato equilibrio tra politica e giustizia stabilito dai padri costituenti. La seconda riforma è il federalismo costituzionale, senza il quale sarebbe impossibile mettere in funzione il federalismo fiscale".

    Si possono fare queste riforme senza il Pd?

    "Il Pd non può andare a uno scontro interminabile e distruttivo fino alla conclusione della legislatura. Peraltro, ha già dimostrato notevole attenzione sia ai problemi del federalismo che a quelli del rapporto tra politica e magistratura".

    Berlusconi ripete: sono l'unico eletto dal popolo. Bisogna adeguare la Costituzione e introdurre il presidenzialismo?

    "La legge elettorale prevede l'indicazione del leader del partito, non l'elezione diretta del premier. Questa indicazione ha certamente un forte valore politico che nessuno può disconoscere. Quanto a una eventuale riforma di tipo presidenziale, già la Bicamerale D'Alema l'aveva ipotizzata, nel contesto di una più organica revisione della forma di Stato e di governo".

    Lei è considerato uno degli esponenti del partito del buon senso, come lo chiama Casini. Esiste davvero?

    "Esistono i partiti rappresentati in Parlamento e, per fortuna, ci sono scorte di buon senso un po' dappertutto. Bisogna preservarle e metterle a frutto ovunque si trovino. Nel mio piccolo, ci provo ogni giorno".

    Con Fini (e D'Alema) vi ritrovate ad Asolo a parlare di immigrazione. Anche sul testamento biologico la pensate allo stesso modo. È la prova di una sintonia politica?

    "Sul fine vita la mia convinzione è che le scelte appartengono esclusivamente al malato, ai suoi parenti stretti, ai suoi medici ed eventualmente al suo assistente spirituale. Nessun altro può intromettersi nello spazio intimo del dolore, della cura e della morte. Lo riconosce di fatto l'articolo due della Costituzione, che stabilisce il primato della persona sullo Stato. In questa ottica, da cattolico, sono laicamente d'accordo con Fini".

    Sul Pdl Fini ha detto che è "come la temperatura di Bolzano, non pervenuto". Lei come giudica il suo partito? Il triumvirato che lo guida va superato?

    "In realtà, a parte la temperatura di Bolzano, Fini non ha fatto altro che ribadire le idee che aveva espresso tra gli applausi al congresso fondativo del Pdl. Il triumvirato è chiaramente una formula di transizione, in attesa che il partito si dia una cultura politica unificante e una forma democratica, procedendo dal basso verso l'alto. Non vedo una transizione breve...".

    Elezioni regionali: è necessaria l'alleanza con l'Udc? E la richiesta della Lega sulla presidenza del Veneto è accettabile per il Pdl?

    "Un'ampia alleanza con l'Udc è necessaria non solo per assicurarci la vittoria in alcune regioni, ma anche per ridare forza al voto cattolico del Pdl. In passato la vicinanza di questo partito ha incoraggiato il voto di tanti cattolici verso Forza Italia perché costituiva una sponda amica. Oggi la lontananza può contribuire a scoraggiarlo. Vale anche per il Veneto, dove, oltretutto, il Pdl è maggioranza e Galan ha ottenuto larghi consensi".

    Lei ha sostenuto che l'allargamento del Pdl va esteso a personalità come Montezemolo e Riccardi, oggi animatori del pensatoio Italia Futura: l'invito è ancora valido?

    "Non ho titolo per rivolgere un simile invito. Resto però dell'avviso che per diventare il partito dei moderati italiani il Pdl deve cercare energie nuove nel mondo cattolico e nella società civile".

    I movimenti centristi interessano l'Udc ma anche Rutelli. È credibile l'ennesimo tentativo di costruire il Grande Centro?

    "Fino a quando resterà in piedi la doppia possibilità della crescita in senso moderato del Pdl e dell'alleanza strategica con l'Udc, non vi saranno spazi praticabili per un'altra ipotesi moderata".

    Che esito si augura dalle primarie del Pd?

    "Prima vorrei vederci chiaro sulle prospettive del Pd a vocazione maggioritaria concepito da Veltroni. In questo momento, mentre il bipolarismo italiano invece di maturare inselvatichisce, vedo emergere l'idea di una riorganizzazione del nostro sistema, in modo tale che a un numero limitato di partiti corrisponda però una più esauriente rappresentanza del pluralismo politico italiano.
    Se prevale questa idea, vincerà Bersani. In questo caso toccherà a lui dare risposte convincenti agli italiani che attendono una sinistra moderna".

    Questo processo interessa anche il Pdl?

    "Se i partiti politici non riusciranno a soddisfare la domanda di pluralismo che c'è nel paese sarà la partecipazione democratica a pagarne il prezzo".

    Fonte: L'Espresso - Marco Damilano | vai alla pagina

    Argomenti: Berlusconi, alleanze, testamento biologico, veneto, presidente Napolitano, pluralismo, elezioni regionali 2010, lodo Alfano, primarie, crisi istituzionale | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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