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«Io mi sono autodenunciato più volte per vilipendio contro il capo dello Stato ma, chissà perché, non mi processavano». - INTERVISTA
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(16 ottobre 2009) - fonte: Libero - Caterina Maniaci - inserita il 16 ottobre 2009 da 31
«Io mi sono autodenunciato più volte per vilipendio contro il capo dello Stato: l’ho fatto per Scalfaro, per Cossiga.
Ho lanciato denunce gravissime nei loro confronti. E l’ho fatto proprio per poter sostenere un processo nel quale avrei apertamente sostenuto le mie accuse. Ma a quei processi non sono mai arrivato».
Così Marco Pannella racconta la sua "esperienza" a proposito di vilipendio nei confronti di un presidente della Repubblica. E spiega perché in fondo, non depenalizzare questo reato può tornare utile.Insomma, il vilipendio è un reato da abolire o no?
«Non avevo, e non ho, obiezioni di fondo rispetto a una forma di tutela delle autorità istituzionali, non di quelle politiche. Prima nei confronti di Francesco Cossiga, poi contro Oscar Luigi Scalfaro avevo dichiarato cose gravissime, non avevo semplicemente alluso a qualcosa. Poiché nessuno procedeva, mi sono autodenunciato e non è successo nulla»
Perché l’ha voluto fare? Una delle sue mille battaglie?
«Ritenevo doveroso denunciare un presidente della Repubblica ai sensi della Costituzione e che, in questo modo, avrei potuto ottenere un giudizio obiettivo, proprio da parte della giustizia: sarebbe stato chiaro, durante l’eventuale processo, se avessi avuto io ragione nell’attribuire quel comportamento criminoso all’autorità istituzionale o se avessi avuto torto».
Avrebbe rischiato grosso, però...
«Si, avrei rischiato una condanna per vilipendio, appunto. Ma per la credibilità delle istituzioni il rischio sarebbe stato maggiore, se fosse risultato che le mie accuse avevano fondamento. Quindi non se n’è fatto nulla».
Non ci sono proprio eccezioni per un possibile abuso dell’accusa di vilipendio?
«In Francia il potere del capo dello Stato è anche politico, non solo istituzionale; dunque, il reato di vilipendio può considerarsi inutile, anzi dannoso. Dove il capo dello Stato - come in Italia - ha dei limiti fissati dalla Costituzione entro i quali, deve operare il reato è accettabile.
Ripeto, se un cittadino denuncia il tradimento, da parte del presidente, di questo mandato, a mio avviso il processo conseguente deve considerarsi un bene, per fare chiarezza e per salvaguardare le istituzioni dal pericolo di degenerazioni».E il suo giudizio su Napolitano?
«Se pensassi in coscienza che l’operato del presidente Napolitano fosse da contestare mi sarei, ancora una volta, autodenunciato. Credo di aver ampiamente dimostrato di averne il coraggio».
Fonte: Libero - Caterina Maniaci | vai alla pagina » Segnala errori / abusi