Ti trovi in Home  » Politici  » Ignazio LA RUSSA  » Ammazzato Stefano Cucchi. «Occorre un’inchiesta anche sul comportamento dell’Arma».

Chiudi blocco

Altre dichiarazioni nel periodo per gli stessi argomenti



Dichiarazione di Ignazio LA RUSSA

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI)  -  Ministro  Difesa (Partito: PdL) 


 

Ammazzato Stefano Cucchi. «Occorre un’inchiesta anche sul comportamento dell’Arma».

  • (30 ottobre 2009) - fonte: Il Manifesto - inserita il 30 ottobre 2009 da 31

    Magrissimo, segni rossi sulle spalle, una costola fuori posto, un volto che fa impressione. Non soltanto per il rigor mortis, ma per quei segni inequivocabili di violenza.

    Le immagini del corpo di Stefano Cucchi non lasciano dubbi sui traumi che ha dovuto subire. Per mano di chi, quando e come è ancora tutto da capire. Ieri i famigliari del ragazzo, morto il 22 ottobre nella struttura penitenziaria dell’ospedale Sandro Pertini, hanno deciso di rendere pubbliche le foto scattate dalle pompe funebri. Non ne hanno altre, d’altronde.

    Al momento dell’autopsia al consulente della famiglia non è stato consentito di scattare fotografie. «Una decisione sofferta quella di mostrare queste foto, che è arrivata alla fine di una lunga riflessione», ha detto Luigi Manconi, presidente dell’associazione «A buon diritto», che ieri ha organizzato una conferenza stampa sul caso al senato, ottenendo l’appoggio e la presenza di diversi parlamentari di tutti gli schieramenti politici.
    «Alla fine hanno acconsentito - ha continuato Manconi - Perché sono una rappresentazione efficace di quanto accaduto».

    Accanto a lui ci sono i genitori di Stefano e la sorella Ilaria. Il loro dolore traspare dagli sguardi, dalle parole che raccontano un incubo. Un incubo italiano, in cui è incappata una famiglia come tante. C’è anche il legale della famiglia, Fabio Anselmo, lo stesso che ha seguito il caso di Federico Aldrovandi, il ragazzo morto a Ferrara per mano di quattro poliziotti.

    Quello di Stefano è un caso simile. Il ragazzo, aveva solo 31 anni, è stato fermato la notte tra il 15 e il 16 ottobre nella periferia est di Roma. Addosso gli hanno trovato 20 grammi di hashish. E’ finito in una cella di sicurezza dei carabinieri, e già il giorno seguente nell’aula giudiziaria dove si è svolta la convalida dell’arresto il padre lo ha visto con il viso pesto.
    Anche per questo Manconi ha chiesto espressamente che sulla vicenda intervenga anche il ministro della Difesa La Russa:
    «Occorre un’inchiesta anche sul comportamento dell’Arma».

    Ma la famiglia Cucchi e i legali sono molto cauti al momento: «Non accusiamo nessuno - ha detto Fabio Anselmo - ma osserviamo alcune cose. A partire dal fatto che a Stefano è stato negato il diritto più elementare: poter vedere i propri famigliari mentre stava morendo».
    E’ questo uno dei punti su cui la famiglia Cucchi non si dà pace. «Vorrei che capiste il lato umano di questa vicenda - ha detto Ilaria - mio fratello è stato fatto morire lentamente e in solitudine.
    Ci hanno detto che aveva chiesto una Bibbia, perché sapeva che stava morendo».
    Una volta tanto l’arco costituzionale è unito nel chiedere verità e giustizia sul caso. «È in gioco lo Stato, faremo tutto il possibile», ha detto Flavia Perina, direttora del Secolo d’Italia e deputata Pdl. Interviene anche Renato Farina (il famoso «agente Betulla», ora in parlamento) che ha parlato delle pessime condizioni del reparto penitenziario del Pertini, in cui recentemente ha svolto un’ispezione.

    Stessa richiesta di chiarezza da parte dei Radicali, del Pd, degli esponenti di Rifondazione, dell’assessore al bilancio della Regione Lazio Luigi Nieri di Sinistra e Libertà.

    L’onorevole Perduca ha ipotizzato la possibilità di un’indagine da parte della Commissione parlamentare sui diritti umani. «Non si faccia passare troppo tempo, come è stato fatto in altri casi. In circostanze come queste la celerità delle indagini è fondamentale», ha detto Patrizio Gonnella, dell’associazione Antigone. La procura è al lavoro per cercare di fare luce sulle cause della morte. Il titolare dell’inchiesta, il pm Vincenzo Barba, avrebbe già ascoltato alcune persone informate dei fatti. Mentre ieri il capo dell'Amministrazione penitenziaria Franco Ionta ha annunciato l'apertura di un’inchiesta amministrativa.

    «Speriamo di poter collaborare con la Procura - ha detto l’avvocato Anselmo - non vorremmo avere notizie solo dai giornali. Mentre ai responsabili istituzionali chiediamo di risparmiare alla famiglia il valzer delle giustificazioni frettolose».
    Il riferimento è quanto detto in un question time dal Guardasigilli Alfano, e cioè che secondo i referti medici Stefano avrebbe giustificato le costole rotte con una caduta dalle scale. Ma quando è uscito di casa quel giovedì sera il ragazzo stava benissimo.

    «L’ho consegnato sano allo Stato - ha detto Rita Cucchi - me lo hanno riconsegnato cadavere. Voglio verità».

    Fonte: Il Manifesto | vai alla pagina

    Argomenti: violenza, inchieste, carcere, diritti umani, Carabinieri, detenuti | aggiungi argomento | rimuovi argomento
    » Segnala errori / abusi
    Pubblica su: share on twitter

 
Esporta Esporta RSS Chiudi blocco

Commenti (0)


Per scrivere il tuo commento devi essere loggato