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Dichiarazione di Francesco RUTELLI
«Non saremo subalterni al Pd» - INTERVISTA
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(04 novembre 2009) - fonte: Il Gazzettino - Giorgio Gasco - inserita il 04 novembre 2009 da 31
«Col nuovo centro tra me, Casini e Dellai, la democrazia dell’alternanza resta Le attuali coalizioni Pd e Pdl, schiave dei rispettivi estremismi, vanno cambiate»Con D'Alema i democratici continuano la biografia del Pds»
"La svolta" sembrava quella del Pd. Invece, nel sottotitolo del suo libro ("Lettera a un partito mai nato") si esplicita che il soggetto ipotizzato non esiste. E quindi di che svolta si doveva parlare? Ovviamente della sua, quella di Francesco Rutelli (ieri a Mestre ospite degli artigiani della Cgia) autore del "pamphlet" con il quale, salutando il Pd e affossandone le velleità riformiste, mette il punto sul suo nuovo approdo; un nuovo soggetto politico, un "nuovo conio" da costruire con l’Udc di Pier Ferdinando Casini «interlocutore essenziale».
Rutelli, «l’intesa con il centro è inevitabile, è sta frittata qui, un centrosinistra da prima Repubblica che è il vecchio disegno di D’Alema che non mi interessa». Parole di Cacciari. Condivide?
«L’offerta della politica va riorganizzata su basi tutte nuove. Fuori dagli schemi topografici del vecchio centro e tantomeno della sinistra. Cacciari è un bravo sindaco, un grande filosofo, un grandissimo amico. Non è un tessitore, visto il suo carattere... Le sue idee, però, sono sempre brillanti. E guai a chi me lo tocca».
Nel Pd comanda ancora D’Alema che insiste con lo stampo socialdemocratico del partito che poi si allea con un centro che però resta in posizione subalterna?
«Sì. D’Alema ha affermato la sua linea. Io mi ero affidato a Veltroni per far nascere un partito nuovo; ma, purtroppo, non ce l’ha fatta. Per questo non mi interessa un Pd che continua la biografia del Pds. Né un’alleanza subalterna. Non era subalterna la mia Margherita, figuriamoci se lo sarà la nuova creatura che prepariamo con Dellai, Tabacci, Lanzillotta».
Un nuovo conio Casini-Rutelli, ma per fare cosa? Non certo per morire democristiani.
«Quando ho parlato di “alleanze di nuovo conio”, era la stagione difficile del governo Prodi: non potevamo rinnovarci, senza che cadesse il governo, ma dovevamo far capire l’impossibilità di alleanze per il governo nazionale con le forze della sinistra massimalista. In fondo, se il Pd si ricongiungerà con parte di queste forze, e noi saremo in grado di creare un’aggregazione democratica, liberale, popolare, riformatrice, potremo avere un’alleanza di nuovo conio. Ma, attenzione, ci vuole più ambizione: i guai del Pdl, dove molti moderati non ne possono più, libereranno nuove energie».
Si è fatto tanto per cercare di arrivare al bipolarismo, e ora rimescolate le carte?
«La democrazia dell’alternanza non si tocca.Queste attuali coalizioni, sempre più spostate a destra e a sinistra, schiave di formazioni populiste o giustizialiste, vanno invece toccate, eccome».
Come nel 2004 ("Rutelli è nu bello guaglione") Prodi ha avuto un giudizio impietoso sulla sua "svolta" centrista. Sentenziando: "Anche con la scissione di Rutelli, non cambia nulla". Come dire: Francesco, tanto non ti porti via nessuno.
«Spesso subisco polemiche ingenerose. Certo: da quando Prodi ha annunciato l’abbandono della politica non passa giorno senza che faccia un’intervista politica... ma io preferisco evitare le polemiche».
Con lei alleato, Casini ipotizza il raddoppio dei consensi: 14% con quattro-cinque milioni di voti. Dato che l’Udc ha quasi l’8%, lei dovrebbe garantire il restante 6%. Dove pensa di trovarli?
«Non ho fretta. Oggi voglio misurarmi con chi condivide la nostra strategia. Ecco: punto su idee comuni e una buona organizzazione. I consensi verranno, al momento giusto, e saranno abbondanti».
In Veneto l’Udc insiste con l’ipotesi di liste civiche di appoggio a Galan nel caso il governatore uscente strappasse con il Pdl. Lei è disposto ad essere della partita?
«Se Galan si sganciasse dall’alleanza stritolante con la Lega, si tratterebbe di un fatto di grande rilievo. Non sono certo che accadrà. Ma se fosse, guai a lasciare senza risposta questa novità».
Durante la campagna per le primarie, Franceschini ha chiesto scusa al Veneto per il giudizio dato da lei sull’essere evasori fiscali dei veneti. Oggi vuole fare come Franceschini?
«È stata la mossa migliore della campagna di Franceschini, credo saggiamente ispirata da Massimo Calearo. Purtroppo, è stato un annuncio, come tanti episodi che poi sono rimasti abbandonati. Comunque, è assolutamente ridicolo che si richiami oggi una frase che avevo smentito addirittura dieci anni fa! Siccome l’economia in nero che ci deve preoccupare è quella della mafia e della camorra, non perdiamo tempo in chiacchiere. Invece, come ho scritto nel mio libro (“La Svolta. Lettera a un partito mai nato”), proprio su un nuovo rapporto con le partite Iva, il sistema delle piccole e medie imprese e del lavoro autonomo si giocano le risposte alla crisi e la possibilità di nuove alleanze nel Nordest».
Fonte: Il Gazzettino - Giorgio Gasco | vai alla pagina » Segnala errori / abusi