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Dichiarazione di Nichi VENDOLA

Alla data della dichiarazione: Pres. Giunta Regione Puglia (Partito: CEN-SIN(LS.CIVICHE))  - Consigliere Regione Puglia (Gruppo: SeL) 


 

No alla privatizzazione dell' acqua. «Sarà guerra contro i pescecani del mercato. E alla fine risparmierò» - INTERVISTA

  • (06 novembre 2009) - fonte: l'Unità - Bianca Di Giovanni - inserita il 06 novembre 2009 da 31

    Con un legge regionale trasformeremo l'Acquedotto Pugliese in un ente di diritto pubblico.

    Un «quadro di verità» sul servizio idrico, con dati e numeri precisi, e una linea politica cristallina: avanti tutta sulla gestione pubblica. Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, parte da questi due pilastri per dichiarare una guerra senza quartiere all’ultimo decreto del governo, che di fatto privatizza l’acqua. La giunta di Bari ha già votato una delibera che sancisce l’avvio della ripubblicizzazione dell’Acquedotto pugliese, definendo l’acqua «bene comune e un diritto umano universale». Seguirà a ruota una legge regionale che sancisca la trasformazione dell’Acquedotto da Spa ad ente di diritto pubblico. Scelta radicale. Con internalizzazioni (non esternalizzazioni) di personale e in prospettiva anche la gestione dell’acqua minerale. Ciliegina finale: il piano prevede che alla fine la Regione dovrà spendere meno.

    Come azionista unico dell’Acquedotto, lei sarebbe fortemente indiziato di voler ricostituire un carrozzone.

    «In Italia si parla di queste cose senza mai entrare nel merito. Vogliamo dire chiaramente cos’è l’Acquedotto pugliese? È il più grande acquedotto d’Europa e forse del mondo, con 20mila chilometri di rete contro le 8mila degli acquedotti lombardi. Ha già cantierizzato lavori per mezzo miliardo e ha in vista investimenti per un miliardo.
    Stiamo parlando di una struttura complessa. La nostra gestione ha già raggiunto obiettivi invidiabili.
    Chiedo. Perché il privato dovrebbe garantirmi quello che mi garantisce oggi l’Acquedotto, con i suoi laboratori d’analisi o con la gestione della rete fognaria?»

    Gli amatori del mercato potrebbero rispondere che il mondo va in quella direzione.

    «Falso: nessuno va in quella direzione. Il vero problema è che in Italia nessuno lo dice. A Parigi si sta ristatalizzando, in America nessuna gestione dell’acqua è privata. Avevano provato ad Atlanta, sono tornati indietro.
    Vogliamo anche dire che l’esperienza di Arezzo, dove sono arrivati i francesi, è stata fallimentare? Vogliamo davvero fare un bilancio serio, aprire un dibattito, fare un’informazione non ideologica e basata su elementi certi?».

    C’è chi dice che l’acqua pugliese è troppo cara.

    «Cara? Per una regione che non ha la materia prima, non mi pare proprio. Si vuole fare il paragone con la Lombardia, la Regione più ricca di acque del Paese? La Puglia è definita «terra sitibonda», assetata: non mi sembra che siano realtà comparabili.Quanto alla tariffa, se si considerano i singoli Ato (ambiti territoriali ottimali), la nostra tariffa non è affatto alta».

    E le famigerate perdite? Si dice che vada persa la metà dell’acqua trasportata.

    «Anche questo, più che un dato, è una metafora. In realtà in quel numero si sommano due tipi di perdite: quelle fisiche e quelle amministrative. L’Acquedotto perde il 20-25% di entrate per via dei contatori antidiluviani. Stiamo già cambiando 250mila contatori. L’altra ragione sono i morosi: ma la loro stagione sta finendo.Quanto alle perdite fisiche, dopo 20 anni di dibattito con il telecontrollo siamo riusciti a recuperare il 7% delle perdite su seimila chilometri di reti. Si è passati dal 35% di due anni fa al 28%, migliorando del 20% la quota di acqua persa».

    Ma i cittadini si accorgono del miglioramento?

    «Eccome. Negli ultimi due anni non è né piovuto abbastanza, né nevicato: gli invasi erano vuoti. Eppure non ci sono stati più fenomeni di siccità del passato. Non ci sono più state le emergenze.Ma i miglioramenti sono a tutto campo: abbiamo ammodernato la depurazione, internalizzando il servizio e per di più risparmiando 5 milioni di euro l’anno».

    Cosa teme davvero dopo il provvedimento del governo?

    «Due cose: gli apologeti del mercato e i pescecani. I primi non sanno di cosa parliamo: chi comprasse l’acquedotto pugliese non avrebbe concorrenti sul territorio. Di che mercato stiamo parlando?»

    E i pescecani?

    «In questo Paese dove tutti dimenticano i fatti, capita che un bel giorno un giovane analista di un’agenzia di rating cominci a declassare una società. Così magari le banche cominciano a tirare la corda. Ma la storia è andata diversamente: sono le agenzie di rating ad essere uscite malconce dalla crisi globale».

    Avete creato un comitato per la difesa dell’acqua pubblica

    «È un fatto di democrazia. Invece il governo procede senza nessuna discussione».

    _______________________

    445euro.
    È il prezzo dell’acqua ad Agrigento, la città più cara d’Italia e dove molti giorni alla settimana non arriva nelle case.

    363 euro.
    Arezzo è la seconda città in assoluto con il costo più alto. È stato il primo comune ad essere privatizzato.

    352euro.
    La toscana Prato è la terza città in questa speciale classifica. Anche lei in mano a privati.

    352euro.
    Anche Pistoia come Prato è tra i comuni più cari in Italia. La Toscana è quasi tutta in mano ad Acea.

    106euro.
    È invece il prezzo che paga in media un abitante della città di Milano. Il comune dove l’acqua costa meno e dove il servizio è gestito da una società per azioni a completo capitale pubblico: la Cap.

    Chi lo ha detto che la gestione del privato è migliore?

    Fonte: l'Unità - Bianca Di Giovanni | vai alla pagina

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