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Dichiarazione di Linda LANZILLOTTA

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) 


 

«Mi sono dimessa dal Pd e vado con Rutelli» - INTERVISTA

  • (11 novembre 2009) - fonte: Corriere della Sera - Trocino Alessandro - inserita il 11 novembre 2009 da 31

    Anche Linda Lanzillotta, già ministro ombra del Pd, lascia il partito e aderisce all'iniziativa di Francesco Rutelli.

    Quando ha deciso?

    «Oggi (ieri, ndr) ho presentato le mie dimissioni. E stata una scelta sofferta, maturata negli ultimi mesi».

    Perché se ne va?

    «Perché è fallito un progetto al quale ho molto creduto: il rinnovamento della cultura politica, la modernizzazione del Paese. Il Pd non è riuscito a fondere le culture tradizionali con quelle innovative».

    Dove è cominciata la crisi?

    «Quando Veltroni ha gettato la spugna Bersani è stato il punto d'approdo della crisi, che credo irreversibile».

    Durante le primarie, tutti i candidati hanno promesso di continuare l'opera, sia pure in modo diverso.

    «Non c'era un quadro di riferimento condiviso. Le primarie erano un punto di svolta in cui si decideva se continuare il progetto originario o riesumare le vecchie identità, più rassicuranti ma inadeguate. Si è scelta la seconda strada».

    Non è ingeneroso giudicare Bersani senza averlo visto all'opera?

    «La sua relazione mi ha confermato nelle mie idee. Veltroni è stato preso in giro per il ma anche, che però esprimeva la volontà di rappresentare la complessità della società. Bersani ha evocato un'idea del lavoro che non tiene conto della mutazione della società. Non c'è stato neanche un riferimento ai cambiamenti climatici, che sono un ripensamento profondo delle forme di produzione. E poi critico la sua idea di partito».

    Non le piace il partito solido?

    «Si pretende che ci sia solo una relazione fisica tra il partito e la base: ma oggi contano anche le relazioni immateriali. Io ho stima di Bersani, ma il suo insediamento è la chiusura di un cerchio. Anche per questo non capisco, con alternative così nette, la gestione unitaria».

    E ora?

    «Credo che sia necessario continuare a dare voce a quell'amalgama sociale che viene ignorato. C'è un tessuto sociale, che è poi quello originario della base della Lega - che questo governo sta abbandonando - fatto di partite Iva e di nuovi lavoratori che non hanno rappresentanza».

    Teme un ritorno a sinistra del Pd?

    «Il Pd ha già rimosso le componenti della cultura liberale e ambientalista. E' approdato nel gruppo socialista in Europa e ha mantenuto un collateralismo con il sindacato. Se non vuole essere destinato alla marginalità, ha bisogno che qualcuno rappresenti l'altro pezzo della cultura riformista. Noi restiamo nell'area del centrosinistra ma miriamo ad assorbire parti dell'elettorato del centrodestra».

    Quali sono i punti da affrontare subito?

    «Il lavoro femminile, sul quale non ho sentito l'attenzione di Bersani. E poi una forza d'opposizione deve incalzare sugli ammortizzatori sociali ma anche sul rilancio delle riforme, come la riduzione della spesa pubblica e delle tasse, maggiore efficienza nei servizi pubblici, separazione della politica dalla gestione della sanità».

    Altri lasceranno il Pd?

    «Credo proprio di sì. Sento un disagio diffuso».

    Fonte: Corriere della Sera - Trocino Alessandro | vai alla pagina

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