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Dichiarazione di Ignazio Roberto Maria MARINO

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) 


 

«Stiamo svendendo il futuro» - INTERVISTA

  • (17 novembre 2009) - fonte: Il Fatto Quotidiano - Alessandro Ferrucci - inserita il 17 novembre 2009 da 31

    “La storia del piccolo Daniele Amanti è uno scempio e rappresenta bene dove va l’Italia”

    “Cosa ho pensato appena letto l’articolo su Daniele? Beh, che è uno scempio”. Tono basso, parole scandite, concetti duri.
    Ignazio Marino, una vita da luminare dei trapianti e ora, anche senatore del Pd, non è una persona portata all’eccesso: ma la vicenda del piccolo malato di distrofia l’ha colpito, molto. “Vede, alcuni pensano che i soldi per la ricerca siano riservati a persone bizzarre che giocano con delle provette. Insomma, fondi buttati. Poi, però...”

    Si fanno i conti con la realtà...

    “Esatto. Ed è emblematica proprio la vicenda apparsa domenica sul vostro giornale”.

    Cosa in particolare?

    “Vede, ora si parla di cellule staminali, di trapianti, o din tutta l’altra medicina definita moderna: queste tecniche nascono dalla ricerca. Quella che noi facciamo con grande difficoltà e in pochi casi”.

    Un esempio?

    “L’università di Pavia sta portando avanti un progetto dedicato a malattie simili a quella di Daniele. Lì hanno realizzato dello scoperte straordinarie iniettando delle staminali a cani affetti da distrofia: ebbene, da claudicanti, hanno ricominciato a camminare. Però, non hanno soldi per andare avanti”.

    E oltre a Pavia?

    “Altri esempi? Basta guardare all’Europa: nel 2000 abbiamo firmato un accordo con tutti gli altri paesi per portare i finanziamenti a ‘ricerca, innovazione e sviluppo’ al 3 per cento del Pil (prodotto interno lordo, ndr) entro il 2010. Sa cosa è successo?”

    È andata peggio?

    “Molto peggio: allora eravamo all’ 1,2 per cento; ora, con l’ultima finanziaria del governo Berlusconi, siamo passati allo 0,9 per cento: ultimi nel Continente insieme a Grecia e Portogallo”.

    Mentre gli altri paesi?

    “La Francia è al 2,2; la Germania al 2,5; Finlandia al 3,5 e Svezia al 4,2. Ah! Non dimentichiamo gli Stati Uniti: loro sono al 2,8. E la crisi c’è per tutti”.

    Per quanto riguarda i ricercatori, come siamo messi?

    “Le offro altri numeri: l’Italia ne ha circa 83 mila; la Francia è a 205 mila, la Germania a 280 mila, gli Usa quasi un milione e 400 mila”.

    Bene, allora tocchiamo l’argomento business: la ricerca porta guadagno, o è solo un costo?

    “Allora prendiamo la Finlandia, un paese grande quasi come il nostro, ma con una popolazione di circa 5 milioni di persone: lì hanno investito e, grazie a una serie di brevetti, sono riusciti a costruire la più grande azienda mondiale di telefonia cellulare. Le basta?”.

    Quindi, con solo 0,9 per cento di risorse impiegate, anche il prossimo futuro non sarà positivo...

    “No, per niente. Ogni cinque anni l’Europa lancia un bando per la ricerca, il ‘Programma quadro’, dove vengono stanziati 52 miliardi di euro, da assegnare a vari progetti di ricerca. In questi anni molti paesi hanno lavorato, investito, promosso studi e pubblicazioni per ottenere i soldi. La Francia, in particolare, ha lavorato molto bene sulle malattie neurogenerative, settore simile a quello che interessa Daniele. Noi, invece, siamo indietro quasi su tutto. E con le nostre menti più brillanti che preferiscono andare all’estero perché sanno di trovare paesi dove il valore viene privilegiato rispetto a logiche nepotistiche”.

    In sintesi, come giudica l’Italia?

    “Come una nazione che sta svendendo il suo futuro. Non c’è nessuna strategia. Vede, un individuo, dalle elementari fino all’università, costa allo Stato circa 500mila euro.
    E noi cosa facciamo? Nel momento in cui diventa produttivo lo lasciamo andare via, con paesi come gli Stati Uniti ben felici di accoglierli nel loro momento migliore. È come una squadra di calcio che cresce un calciatore dai pulcini fino alla prima squadra e al momento del debutto in ‘A’ lo offre, gratis, agli avversari. Le sembra normale?”.

    Proprio no..

    Fonte: Il Fatto Quotidiano - Alessandro Ferrucci | vai alla pagina

    Argomenti: usa, ricerca, università, europa, ricerca scientifica, clientelismo, merito, ricercatori, futuro | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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